16, Novembre, 2024

Vicenda Mochi, lettera aperta di Antonio Perferi

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Perferi interviene in qualità di ex insegnante della scuola di Levane

Sulla vicenda del trasferimento di due scuole di Laterina Pergine dall'Isituto comprensivo Mochi di Levane a quello di Bucine interviene anche Antonio Perferi in qualità di ex insegnante dell scuola.

"Qualche tempo fa, passando da Terranuova Bracciolini, ho avuto modo di visitare il meraviglioso polo scolastico unico e il relativo Istituto Comprensivo. Che cambiamento rispetto alla vecchia scuola media “Giovanni XXIII” dove ho lavorato dagli anni ’70 fino agli inizi degli anni ’90. Qualche amministratore di quel tempo in maniera lungimirante, contro i luoghi comuni e i facili populismi, ebbe il coraggio di razionalizzare la sua rete scolastica fatta di piccole scuole sparse sul territorio, rendendo possibile quello che oggi è forse il più efficace polo scolastico della provincia".

"Cronaca di questi giorni. Lenzuola stese alle finestre, echi di assemblee più urlate che dibattute, linciaggi morali ed improperi verso questo o quello, tesi di complotti, congiure giudaico massoniche, disegni diabolici di questo o di quel politico di turno. Uno striscione recitava: “I Bambini non si toccano”. Rifletto, e parto dalle legittime aspettative di un sindaco. Oggi Laterina e Pergine sono un solo comune scolasticamente frammentato tra il comprensivo F.Mochi di Levane ( Laterina e Ponticino) e il comprensivo di Bucine ( Pergine e Montalto). Il desiderio di dare alla nuova comunità un elemento fondante per una consapevole e condivisa appartenenza non può che nascere dalla scuola, magari in un unico plesso nuovo, moderno, in posizione baricentrica, capace di generare economie sicuramente destinabili al miglioramento dei servizi scolastici e culturali".

Perferi continua: "Qui nasce il problema: i numeri di Laterina e Pergine non consentono di formare un singolo Istituto comprensivo, da qui, all’interno di un processo di razionalizzazione, la necessità di far confluire i servizi scolastici di questo comune o con l’Istituto Mochi di Levane o con l’Istituto di Bucine. La prima ipotesi porterebbe alla morte sicura dell’istituto comprensivo bucinese, la seconda invece ad oggi non sortirebbe nessun effetto negativo se non il ridimensionamento dell’Istituto Mochi, che conserverebbe ugualmente i numeri per la propria autonomia. Vero, in futuro potrebbe generarsi per mancanza di alunni una criticità per la scuola levanese, risolvibile semplicemente riparametrando qualche piccola realtà dai due Istituti comprensivi Magiotti e Petrarca di Montevarchi ( istituti entrambi appartenenti allo stesso comune). Sia chiaro, è accertato che nessuna scuola sarebbe chiusa, che nessun posto di lavoro sarebbe minimamente messo in discussione e che nessun Istituto Comprensivo sarebbe chiuso. Perseguendo invece la 'logica del lenzuolo' il comprensivo di Bucine chiuderebbe e si impedirebbe la razionalizzazione della rete scolastica del comune di Laterina e Pergine".

"Negli anni ’90 sono stato uno di quelli che ha contribuito alla costituzione dell’Istituto Mochi, lì ho trascorso il periodo più bello della mia modesta carriera da insegnante, lì ho lasciato amici, persone competenti, validi insegnanti. Nutro ancora forti legami affettivi e sentimentali verso di loro, verso la comunità levanese e verso le centinaia di ragazzi che ho avuto la fortuna di avere come alunni. Penso di avere le carte in regola per esprimere un giudizio in un momento di profondo disagio. Siamo davvero sicuri che il tifo cieco e smodato, la passerella di politici arrembanti e l’attivismo curativo di numerose casalinghe di Voghera in cerca di notorietà siano rivolti al bene dei ragazzi e della scuola stessa? Qualcuno, molto più autorevole di me, scriveva a proposito degli untori e della peste a Milano: 'Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune' ”.

"Sarebbe auspicabile un po’ di buon senso, un po’ di razionalità, quantomeno la disponibilità intellettuale ad affrontare il problema scevri da faziosità. Non si costruiscono le fortune politiche e personali sulla pelle della gente, attraverso slogan, urla e disinformazione. La scuola è una cosa seria. PS: Chiaro che in tutto questo caotico mormorio risulti molto più assordante il silenzio dei dirigenti scolastici provinciali".

 

 

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