Domenica 29 e lunedì 30 ottobre i cittadini dei due comuni dovranno decidere sulla proposta di fusione tra le due amministrazioni. ValdarnoPost ha interpellato i rappresentanti del Comitato per il No per illustrare le proprie motivazioni
Domenica 29 e lunedì 30 ottobre i cittadini dei comuni di Pergine e Laterina saranno chiamati alle urne per decidere sulla fusione tra le due amministrazioni. Il referendum consultivo interesserà anche altri 11 comuni toscani. Si tratta di un percorso avviato da mesi, prima attraverso funzioni e servizi associati. In caso di esito positivo della consultazione referendaria, il nuovo comune unico di Laterina Pergine Valdarno sarà istituito dal 1° gennaio 2018.
ValdarnoPost ha interpellato i rappresentanti del Comitato per il No alla fusione per illustrare le proprie motivazioni:
Il Comitato:
"A Pergine Valdarno è stato costituito oltre un mese fa il Comitato per il No al progetto di fusione con il comune di Laterina. Esso è costituito da cittadini, giovani e meno giovani che ostengono le ragioni della difesa dell'istituzione comunale. Questa è la ragione fondamentale e fondante del comitato. Vogliamo difendere il nostro comune. E parlare di partecipazione vera coi cittadini.
Il Comitato è espressione della comunità di tutto il comune e non aderisce ad alcun partito o movimento partitico. Addirittura alcuni giovani si sono avvicinati ad esso in modo spontaneo dopo i primi incontri pubblici. I coordinatori designati sono il sig. Borri Daniele che ha avuto esperienza amministrativa e l'ingegnere Jacopo Tassini, persone disponibili a tutelare il territorio e la sua storia e, soprattutto, persone perbene. Il comitato formalmente è costituito da più di 100 persone, cittadini, uomini e donne che vogliono esprimere liberamente la propria idea sull'importanza dell'istituzione comunale e il proprio territorio.
Il Comitato sostiene le ragioni del No al progetto di fusione dei comuni di Pergine Valdarno e Laterina. Il No intende proporre una lettura diversa della vicenda referendaria.
L'indizione del referendum, il progetto di fusione non sono stati partecipati nonostante le continue richieste all'amministrazione. La partecipazione non è semplici assemblee organizzate dopo aver stabilito la data del referendum. Questa è un'idea strana e distorta di democrazia. La partecipazione è mancata del tutto perché occorreva chiedere alla comunità quale fosse l'idea per lo sviluppo del nostro territorio".
Le ragioni del 'no':
"La fusione, in generale, non rappresenta un'idea buona per il nostro territorio. Le fusioni devono nascere dal basso, su richiesta dei cittadini e non di un gruppo minuscolo di essi. Sono state raccolte meno di 100 firme su 6650 per attivare il percorso, peraltro tra le perplessità di entrambe le amministrazioni. I cittadini hanno, invece, subito raccolto più di 350 firme di tutte le frazioni per chiedere di discutere con calma qualsiasi progetto, qualsiasi idea. Davanti a quest'ambiguità non possiamo se non pensare che la fusione sia un progetto calato dall'alto sulla testa dei cittadini che, ignari delle vere motivazioni del progetto, sono chiamati a decidere per la soppressione del loro comune e un salto nel buio. Questo è oggi la scelta che ci troviamo a fare.
Inoltre tutto questo in pochi mesi: solo tre! Come si fa a decidere di sopprimere anni di storia comunale e l'unica istituzione diretta che il cittadino ha, in tre mesi? Perché tanta fretta? Quale scopo si intende perseguire? Ecco queste sono domande a cui non si riesce a dare una risposta se non quella che la fusione sembra corrispondere a un progetto personale e di pochi di gestire le istituzioni come proprietà personale. La forzatura sui tempi, le continue indecisioni delle amministrazioni comunali, la continua richiesta di far decidere alle comunità se intraprendere un progetto così alternativo portano da sole a dover decidere per il NO. Tutto ciò ancora più avvalorato dal fatto che le amministrazioni non avevano nei programmi elettorali questo progetto. E proprio per questo dovevano essere caute, precise e prudenti. Niente di questo si è visto e ormai è tardi per rimediare.
La seconda motivazione è che a questo progetto manca completamente un progetto complessivo di fondo. Cosa devono fare questi due territori insieme? Qual è l'idea di sviluppo che c'è dietro? Cosa assicuran o alla tùture generazioni? Su questo argomento la completa assenza di progetto lascia sconcertati. L'idea che lo Stato riconosca un po' di finanziamenti ai comuni è del tutto inefficiente e sbagliata. Il comune non si vende per quattro spiccioli. Peraltro essi non sono neanche sicuri visto che la legge dice: "fino a disponibilità di cassa'. Inoltre i finanziamenti regionali sono legati al numero delle fusioni future e ce ne sono altre sette in attesa; quindi i soldi promessi non possono essere quelli. La matematica è un dato di fatto. Ma nessun prezzo è idoneo per svendere l'unica istituzione che nel nostro paese veramente mette in contatto i cittadini e le istituzioni. Nessun prezzo può essere giusto per la storia e le nostre frazioni.
La fusione non rappresenta il futuro delle prossime generazioni perché non è sottraendo democrazia e rappresentatività che si affronta il futuro. Con la fusione, le frazioni perdono rappresentatività, perdono la possibilità di eleggere i propri consiglieri nel consiglio comunale e diventano tutte periferia. Questo è inaccettabile. È un'idea sbagliata. Oggi le frazioni, tutte, nessuna esclusa, eleggono i propri consiglieri. Con la fusione si rischia concretamente che alcune non abbiano i loro consiglieri. E anche quelle più grandi certamente vedranno ridotte la loro rappresentanza. Ma a favore di cosa? Nessun altro discorso sembra convincente più di questo.
Ancora: i finanziamenti che arrivano non sono sufficienti a gestire l'enorme territorio che si andrà a dover gestire e non sono sicuri. Già l'abbiamo detto. Essi rappresentano solo una mancia che lo Stato e la Regione riconoscono ai cittadini per convincerli maliziosamente a sopprimere il proprio comune. Certo, la collaborazione con altre amministrazioni ci deve essere ma l'istituzione comunale deve restare. È stato un grave errore chiudere l'Unione dei Tre Colli, del resto mai chiarita in pubblico veramente.
Il referendum ha dietro anche questi significato. Il no è per un'idea comunitaria delle istituzioni, che sono espressione delle comunità e dei cittadini e a cui devono continuamente rendere conto. Le istituzioni non sono di proprietà dei partiti. Né di piccoli gruppi.
La terza motivazione è che questo referendum così congegnato divide il paese. Il No, quindi, unisce la frazioni sotto la stessa idea di democrazia, fondata sul comune, sullo stare insieme tra le frazioni nel giusto equilibrio. Il sì divide le comunità perché chiude le frazioni nel loro interesse spicciolo allettati dall'illusione dei finanziamenti. Il No, invece, propone un'idea di comune che, restando certamente aperto alla collaborazione con altri enti, salvaguarda il valore del proprio territorio che è il vero interesse dei cittadini. Manteniamo viva l'istituzione più vicina ai cittadini.
Allora cosa resta in tutta questa confusione? La voglia di democrazia, la voglia di non sopprimere il nostro comune, la voglia di dire che i comuni piccoli devono poter vivere, la voglia di dare il proprio messaggio alle amministrazioni: occupatevi dei territori e non delle vostre carriere partitiche! La voglia di riprendersi la libertà di decidere sul proprio futuro; il NO lascia aperto ogni strada. Il sì le chiude così definitivamente. La fusione è un rischio, ora. E, in generale, va nella direzione sbagliata.
Incontrando i cittadini, qual è la loro opinione?
In generale c'è la sensazione che le persone siano molto indecise e che le informazioni non siano state date correttamente. Abbiamo riscontrato che alcune persone non hanno neanche compreso che il referendum è su un tema cruciale per la loro vita individuale e familiare. Anche questo nel poco tempo concesso (decisione della data ad agosto) è una circostanza voluta maliziosamente.
Per cui il comitato chiede di votare No perché la fusione è un progetto non deciso dai cittadini e non è il futuro dei nostri giovani:
- NO perché il comune è dei cittadini;
- NO perché i cittadi.ni perdono la possibilità di eleggere i proprio consiglieri in consiglio comunale;
- NO perché dietro non c'è un progetto complessivo di svi luppo, ma l'idee e le ambizioni di pochi;
- No perché così si mantiene unito il comune;
- NO perché i finanziamenti non sono sicuri. Dopo i primi anni che si fa?