La Primaria di Pergine ha aderito alla sperimentazione con le insegnanti Elisabetta Biondi e Maria Vittoria Casini che ha permesso di avere in dotazione il dispositivo per realizzare oggetti in tre dimensioni. Neri: “Orgogliosi di poter dar seguito ad un progetto così avanzato nella nostra piccola realtà”
Una stampante 3D è in dotazione alla scuola Primaria di Pergine grazie alle insegnanti Elisabetta Biondi e Maria Vittoria Casini che hanno aderito al progetto "Maker@Scuola" ed in particolare alla sperimentazione “Primaria 3D”, promossa dall’Indire che si propone di introdurre nelle prime classi della Primaria, l’uso di questo dispositivo.
La stampante realizza oggetti in tre dimensioni partendo da un progetto realizzato attraverso il software 'Tinkercad', utilizzando vari strumenti didattici: Lim, tablet o comuputer dotati di mouse e presenti nel laboratorio di informatica del plesso. Rispetto ad altre attività manipolative tridimensionali come il Lego e il Pongo, con cui è possibile modificare in corsa la realizzazione dell’oggetto che si ha in mente, la stampante 3D richiede un’attenzione particolare già dalla progettazione.
Il piano didattico è costituito da una storia fantastica, “Le pietre degli elfi”, suddivisa in cinque “puntate”: ognuna termina con un “problema” che deve essere risolto per poter andare avanti. La soluzione prevede la costruzione di una chiave finale che apre il forziere degli elfi e la progettazione della chiave avverrà appunto con il programma di disegno 'Tinkercad' e la successiva realizzazione con la stampante 3D.
"Con delibera di Giunta abbiamo accolto immediatamente la richiesta di acquisto della stampante 3D da parte dell’Istituto Comprensivo" – ha commentato la prima cittadina Simona Neri – "Siamo davvero orgogliosi di poter dar seguito ad un progetto così avanzato nella nostra piccola realtà. Si tratta di vera innovazione, perché alla tecnologia viene affiancata una riflessione più profonda che coinvolge la didattica e il rapporto fra spazi, tempi dell’apprendimento e dell’insegnamento. È un modo per coniugare le modalità di lavoro dei nostri piccoli “artigiani 2.0” e gli stessi schemi di apprendimento. Da parte nostra rappresenta un grande incoraggiamento ad una didattica innovativa in cui gli alunni divengono protagonisti del proprio apprendimento.”