È stato un Venerdì Santo di raccoglimento e partecipazione quello vissuto ieri sera a Terranuova Bracciolini, dove è tornata la solenne Processione di Gesù Morto. Un evento che affonda le sue radici in una tradizione secolare: era già documentata nel 1797 come manifestazione collaudata, e ha attraversato i secoli mantenendo intatto il suo significato spirituale e civile.
Organizzata dalla Parrocchia di Santa Maria Bambina, con la produzione esecutiva dell’associazione Dritto e Rovescio e il sostegno del Comune di Terranuova, la processione ha visto la partecipazione di oltre 300 figuranti e centinaia di volontari impegnati nella realizzazione di un percorso scenico e spirituale che ha coinvolto l’intera comunità, trasformando le strade del paese in un grande teatro di meditazione e memoria.
L’edizione di quest’anno si è articolata in cinque stazioni, ognuna delle quali ha rappresentato un momento cruciale della Passione di Gesù. Le scene, curate nel dettaglio, non sono state pensate come semplici ricostruzioni teatrali, ma come vere e proprie meditazioni in movimento, capaci di trasportare il pubblico dentro la narrazione evangelica.
La prima stazione, l’Ultima Cena, si è svolta nel cuore del centro storico, tra Piazza San Francesco e l’Oratorio di San Benedetto. Qui Gesù ha riunito i suoi discepoli per l’ultimo pasto insieme, in un clima di intimità e presagio. La tavola apparecchiata, i gesti solenni della benedizione del pane e del vino, le parole di commiato e l’annuncio del tradimento hanno aperto il cammino con intensità emotiva e profondità simbolica.
Da lì, la processione ha proseguito verso Piazza Canevaro, passando dall’Oratorio di San Benedetto. In questa seconda stazione, si è rappresentato l’episodio del Getsemani, il giardino degli ulivi dove Gesù si ritira in preghiera e prova l’angoscia dell’abbandono. Accasciato sulla roccia, nella notte rischiarata dalle fiaccole, Gesù chiede al Padre di allontanare da lui il calice della sofferenza, mentre intorno a lui i discepoli dormono. L’arresto da parte delle guardie romane segna l’inizio del suo martirio.
La terza scena ha avuto luogo in Piazza Liberazione e ha messo in scena il processo davanti al Sinedrio, il tribunale ebraico. Un momento carico di tensione, in cui le autorità religiose dell’epoca, tra urla, accuse e false testimonianze, condannano Gesù come bestemmiatore. Le vesti dei sacerdoti, le torce accese, il tono solenne dei dialoghi hanno reso la scena particolarmente drammatica e partecipata. La folla ha seguito in silenzio, visibilmente coinvolta, quasi a voler prendere parte al giudizio.
Successivamente, la processione si è spostata in Piazza della Repubblica, dove si è tenuta la quarta stazione: Gesù davanti a Pilato. Il governatore romano, interpretato da Riondino, si è mostrato combattuto tra la volontà di liberare Gesù e la pressione del popolo, che chiedeva la crocifissione. La scena si è svolta davanti a una scenografia sobria ma efficace, con Pilato che, dopo aver ascoltato le accuse e le difese, si lava le mani, lasciando che la condanna venga compiuta.
L’ultima tappa è stata la più intensa e commovente: la Crocifissione, rappresentata nel piazzale del cimitero. Gesù, circondato dai soldati e accompagnato dalle donne in lacrime e da Maria, è stato inchiodato alla croce insieme ai due ladroni. Le luci si sono abbassate, il silenzio è calato sul pubblico, e solo le voci narranti e i canti hanno accompagnato questo momento. Una scena carica di pathos, che ha chiuso la processione lasciando un segno profondo nel cuore dei presenti.
A guidare la regia della manifestazione è stato ancora una volta Riccardo Vannelli, che ha scelto di puntare su una rappresentazione essenziale, basata più sulla spiritualità che sull’effetto spettacolare. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola è stata studiata per restituire il senso più autentico della Passione, coinvolgendo lo spettatore in un’esperienza non solo visiva, ma interiore.
Mesi di preparazione, prove, studio dei costumi e delle scenografie, hanno reso possibile un evento di grande impatto, che ha saputo coniugare fede, storia e cultura. La partecipazione della cittadinanza ha dato ulteriore valore all’iniziativa, facendo della processione non solo una rievocazione religiosa, ma anche un momento collettivo di riflessione, identità e comunità.
In tantissimi hanno seguito il percorso per le vie del paese, lasciandosi guidare dal ritmo lento della processione e dall’intensità delle scene. Anche quest’anno, Terranuova Bracciolini ha saputo rinnovare una tradizione antica con un linguaggio moderno, capace di parlare a tutti, credenti e non, e di rimettere al centro il senso profondo del Venerdì Santo: la memoria del sacrificio, la speranza nella rinascita, il valore della compassione.
Un plauso va a tutti coloro che hanno reso possibile questa edizione della Processione di Gesù Morto: agli organizzatori, ai figuranti, ai volontari e a tutti coloro che, in silenzio, hanno contribuito a creare un’atmosfera intensa, toccante e profondamente umana.