Figlia di Timo Bortolotti, Donatella, in arte Dodi, è stata a lungo nel corso della sua carriera l’unica donna in mezzo a tanti artisti uomini. E le sue sono le uniche opere di un’artista femminile esposte al Museo civico del Cassero per la Scultura di Montevarchi
Sono figure di persone, animali, volti e autoritratti: quasi tutti in ceramica e terracotta, alcuni in bronzo. Nel complesso, ben 67 opere donate nel 2008 al comune di Montevarchi e destinate al Cassero per la Scultura: una parte importante di queste è esposta oggi all'interno del museo civico montevarchino.
Le opere di Dodi Bortolotti, nome d'arte di Donatella Bortolotti, figlia di Timo, anche lui scultore affermato e esposto al Cassero, sono le uniche firmate da una donna all'interno del patrimonio del museo. Una donna artista, che ancora oggi vive in Toscana, in Valdarno, scelto da anni come sua residenza.
Autoritratto con Gianni
La sua storia artistica e la sua carriera sono state segnate non solo dall'influenza del padre Timo, ma anche dalla collaborazione con gruppi di artisti con cui ha condiviso gli anni della sua formazione. Ogni volta, unica donna in mezzo a tanti uomini, Dodi ha saputo trarre ispirazione e reinterpretare ogni volta gli spunti artistici del mondo che la circondava.
"Nei primi anni Cinquanta a Milano – si legge nella sua presentazione curata dal direttore del Cassero, Alfonso Panzetta – Dodi Bortolotti è attiva alla fornace della storica Galleria La Colonna. Diretta da Renata Usiglio, La Colonna, è una delle gallerie di primissimo piano nel panorama culturale del capoluogo lombardo […] centro vitale e vivace in cui un gruppo di artisti aveva modo di ritrovarsi su un terreno comune di ricerca". Vi operano una quindicina di artisti, essenzialmente pittori, con Dodi come unica scultrice: Renato Birolli, Remo Brindisi, Corrado Cagli, Renato Guttuso, Giuseppe Migneco, Attilio Rossi, Aligi Sassu, Giuseppe Zigaina.
"Dodi […] giunge ad esporre alla Decima Triennale di Milano nel 1954. Autrice di terrecotte dipinte e maiolicate eseguite con la difficilissima tecnica del “colombino”, ma anche di alcuni bronzi, espone a Milano alla galleria Gianferrari nel 1974, nel 1980 viene allestita un’antologica a San Giovanni Valdarno con presentazione di Mario De Micheli, mentre un’ampia retrospettiva è presentata a Montevarchi nel 2000".