Interrogazione dei consiglieri regionali PD della provincia di Arezzo sulla compatibilità delle scelte urbanistiche del Comune con i principi della legge urbanistica regionale relativi al consumo di nuovo suolo
Sul progetto di impianto di trattamento dei rifiuti liquidi e fanghi a Levanella arriva un'interrogazione in Regione dei consiglieri Pd Simone Tartaro e Lucia De Robertis. Al centro dell’iniziativa dei due esponenti della provincia di Arezzo, la compatibilità della necessaria variante al regolamento urbanistico con i principi guida della disciplina regionale in materia di governo del territorio.
“A prescindere dal procedimento tecnico di valutazione di impatto ambientale – spiegano i due consiglieri – il Comune di Montevarchi deve necessariamente procedere ad una variante al regolamento urbanistico per consentire la localizzazione dell’impianto in questione, visto che nell’area in disponibilità del proponente non sono edificabili i volumi necessari”.
Aggiunge Tartaro: “L’area in questione ha una destinazione per opere di urbanizzazione secondaria, fra le quali lo stesso ufficio tecnico del Comune ha escluso possa rientrare l’impianto proposto da Bio Hera. È dunque del Comune di Montevarchi la totale responsabilità di consentirne lì l’insediamento, perché, pur avendo strumenti urbanistici datati e avendo solo a fine 2019 avviato il procedimento per aggiornarli, deve approvare una specifica variante al regolamento urbanistico, reperendo i volumi necessari attraverso la perequazione urbanistica”.
“Perequazione – ricorda De Robertis – che la legge urbanistica toscana riconosce come finalizzata al perseguimento di obiettivi di interesse generale definiti dagli strumenti della pianificazione territoriale, e che opera mediante l'equa distribuzione delle facoltà in considerazione delle limitazioni all'edificabilità derivanti dagli strumenti medesimi. Dunque interesse generale e limiti di edificabilità sono i parametri su cui il Comune deve misurare la richiesta, non sottraendosi, peraltro, a spiega perché consente consumo di nuovo quando proprio la legge urbanistica regionale opera per la sua salvaguardia , con il recupero ed il riuso di aree e volumi dismessi, soprattutto produttivi”
“Pur comprendendo il privato nella ricerca della soluzione meno onerosa finanziariamente – aggiunge Tartaro – vorremmo sapere se il Comune ha operato per indirizzarlo verso soluzioni di riutilizzo di volumi urbanistici già edificabili o edificati, visto anche che proprio il Comune terrebbe, visto quanto scritto dal Bio Hera nelle relazioni prodotti nel procedimento di assoggettabilità alla VIA, particolarmente al progetto”.
“Le sorti del progetto contestato – concludono i due consiglieri regionali Dem – sono nelle mani dell’Amministrazione Chiassai, che non può più far finta di niente. Dal nostro punto di vista, e per questo abbiamo presentato l’interrogazione, così come sta maturando il progetto non è in sintonia con l’idea di sviluppo urbanistico del territorio che ci siamo dati con la legge regionale 65 del 2014. Non può far finta di niente, come non può sottrarsi alle sue responsabilità”.