Dopo indagini lunghe e laboriose la guardia di finanza del comando provinciale di Arezzo e della compagnia di San Giovanni hanno denunciato due imprenditori nel settore socio assistenziale e elevato una multa di oltre 2 milioni di euro. Loretto Ricci, funzione pubblica della Cgil, interviene: “Siamo convinti che il comparto socio-assistenziale sia un mare con pesci sani e seri come molte cooperative, ma anche fatto di soggetti senza scrupoli che si nascondono per convenienza dietro la forma della cooperativa o dell’associazione di volontariato”
Lo scorso 20 agosto la guardia di finanza del comando provinciale di Arezzo e della compagnia di San Giovanni rese noti gli esiti di lunghe e laboriose indagini nel settore socio assistenziale per anziani e disabili: nelle due aziende, con sede ad Arezzo e in Valdarno, furono trovati 301 lavoratori in nero e irregolari. Le strutture si avvalevano di una fittizia cooperativa sociale per usufruire di vantaggi fiscali e contributivi. Le fiamme gialle elevarono oltre 2 milioni di multe. Loretto Ricci della funzione pubblica Cgil interviene: “Buon lavoro della Direzione Territoriale del Lavoro e della Guardia di Finanza, ma i controlli su cooperazione e volontariato devono continuare.”
"Un anno e mezzo fa al tavolo istituito con i sindacati, l'Inail e le associazioni delle cooperative presso la Direzione Territoriale del Lavoro, che già stava lavorando su questo caso ed aveva avviato la sua indagine, la Cgil segnalò che era in atto un fenomeno molto esteso di sfruttamento di lavoratori, soprattutto donne, che venivano utilizzate come assistenti domiciliari e ospedaliere, inquadrate come una sorta di moderno caporalato. Raccontammo che alcune donne ci venivano a chiedere come si apriva una partita Iva per fare assistenza. Alle nostre domande più specifiche per capire quale tipo di rapporto di lavoro fosse adatto ai casi, si capì che queste persone ricevevano un compenso di 5 euro all'ora e che il loro libretto delle fatture era tenuto addirittura da chi faceva in sostanza l'intermediario. Una condizione reale molto diversa da quella fatta apparire a livello di contribuzione e fiscalità".
"In sostanza da una parte c'erano famiglie bisognose di assistenza in casa oppure in ospedale a costi bassi, dall'altra persone che avevano bisogno di lavorare seppur con paghe del tutto fuori dalla norma. Nel mezzo una cooperativa fasulla nata per risparmiare su contributi ed Iva che raccoglieva le richieste di assistenza e collocava questa sorta di badanti".
Loretto Ricci sottolinea anche un altro aspetto preoccupante della vicenda: le due aziende, infatti, potevano lavorare anche all'interno di strutture pubbliche.
“Siamo convinti che il comparto socio-assistenziale sia un mare con pesci sani e seri come molte cooperative, ma anche fatto di soggetti senza scrupoli che si nascondono per convenienza dietro la forma della cooperativa o dell'associazione di volontariato. Per questo c'è bisogno di un lavoro di controllo e monitoraggio continuo ed a tappeto che non si deve fermare nonostante questo ottimo ed importante risultato. Aggiungo che un'attenzione particolare va posta anche al mondo del volontariato dove ci sono soggetti preziosissimi per il sistema aretino, ma dove si nascondono ampie fasce di posizioni grigie e di lavoro nero. Preoccupante, infatti, è il fatto che queste società di assistenza potevano operare anche all'interno di strutture socio sanitarie pubbliche, con ampi spazi pubblicitari, e questo lancia a tutti un campanello d'allarme più ampio”.
“Apprezziamo il grande lavoro svolto – conclude Ricci – ma per noi è solo l'inizio di un'indagine che non si deve fermare. Invito tutti gli organi preposti a lavorare sui progetti costruiti per favorire la nascita di cooperative e libere associazioni tra le badanti con i contratti di riferimento, la contribuzione corretta, la formazione professionale e gli elenchi trasparenti. Così da dare garanzie e dignità ai lavoratori, servizi qualificati e affidabili a chi ne ha bisogno”.