“Lo sforamento? Doloroso ma inevitabile”, commenta Vasai. “Abbiamo in carico cantieri per strade regionali per 80 milioni di euro, altrimenti ce l’avremmo fatta”. E tra questi anche la Variante alla Sr69. Intanto sia ad Arezzo che a Firenze continuano le proteste dei dipendenti, con il posto di lavoro ormai a rischio
I conti non tornano come dovrebbero, in Provincia di Arezzo. Tanto che ieri è toccato al presidente Roberto Vasai dare l'annuncio-choc: "Sforeremo il patto di stabilità". E di ben 30 milioni di euro, non noccioline. "Si tratta di un annuncio che non esito a definire doloroso, perché in questi anni abbiamo lavorato e direi anche combattuto perché questo non accadesse, ma che si è reso necessario con l'attuale situazione delle Province in rapporto con gli altri enti sovraordinati".
Sforare il Patto di stabilità, il grande lucchetto delle casse degli enti pubblici di questi anni, significa nella sostanza aver speso più di quanto incassato nel corso dell'anno. Aver speso, per meglio dire, dei soldi che erano a disposizione della Provincia, rimasti come surplus dai bilanci precedenti, ma che appunto dovevano rimanere bloccati. Un meccanismo contorto, quello del Patto di stabilità: i soldi ci sono ma non si possono spendere. Se li spendi, allora sfori.
"In questi anni – ha detto Vasai – i trasferimenti statali sono stati cancellati, le entrate proprie sono diminuite e le varie manovre finanziarie hanno imposto tagli e limitazioni. Nonostante questo, se non avessimo avuto in carico la gestione dei cantieri di opere regionali per 80 milioni di euro dei quali la Provincia nel 2008, quando la situazione era completamente diversa, si era fatta carico, non ci troveremmo in questa situazione. Dico chiaramente, però, che aver portato avanti i cantieri e concluso molte opere pagando regolarmente le aziende è per me motivo di vanto, e non certo di rammarico".
Insomma, a pesare in questo sforamento sono soprattutto i cantieri per strade regionali, in testa c'è la Variante alla Sr69. "Dei 30 milioni di spese in conto capitale di quest'anno – ha spiegato il Presidente – il 56,74% riguardano cantieri regionali e il 17,55% opere di difesa del suolo in gran parte finanziate dalla Regione". E il meccanismo si blocca proprio qui: perché se si pagano regolarmente le aziende, in tempo, allora si spende di più, e si finisce per andare a sforare il Patto. E anche se le opere sono regionali, e finanziate dalla Regione, finiscono nel bilancio della Provincia che si trova così a pagarne le conseguenze.
Lo ha spiegato il ragioniere capo dell'Ente Roberta Gallorini: "Si sfora il patto perché la Provincia di Arezzo rispetta la Direttiva comunitaria inerente i tempi di pagamento, anche nei molti cantieri regionali di grande valore finanziario. Lo Stato, oltre a non aver predisposto strumenti adeguati per mitigare il Patto a differenza del 2013, con le sue manovre finanziarie ha inoltre ridotto le entrate tributarie delle Province in misura proporzionalmente superiore a quelle dei Comuni, incidendo negativamente sul Patto di Stabilità, appesantendo anche gli obiettivi iniziali delle Amministrazioni provinciali. La Regione Toscana, infine, non ha accordato spazi in termini di patto di stabilità verticale 'tradizionale', nonostante la richiesta da noi avanzata fin da febbraio di quest'anno, visto che gran parte dei nostri investimenti sono dovuti a cantieri regionali".
Uno sforamento che quest'anno Arezzo condividerà con molte Province italiane, oggi enti di secondo livello sul cui futuro c'è il buio più nero. Ed è anche per questo che le conseguenze dello sforamento sono oggi, forse, l'ultimo dei problemi. "Oggi – ha concluso Vasai – siamo in una situazione di grande incertezza, alla quale si aggiunge la questione legata ai dipendenti derivata da quanto contenuto nella legge di stabilità. Questo stato di paralisi non è più tollerabile, la legge Del Rio ci assegna delle specifiche competenze e chiediamo a gran voce che gli sia data piena attuazione in modo da poter riprendere a fare il nostro lavoro".
Intanto non si placano le proteste dei dipendenti. Le riforme sul tema degli enti provinciali hanno messo in bilico centinaia di posti di lavoro: a rischiare sarebbero all'incirca il 50% dei dipendenti delle Province (come Arezzo) e il 30% dei dipendenti delle Città Metropolitane (come Firenze). Per loro, il trasferimento ad altri enti insieme alle competenze provinciali non pare scontato, anzi: sembra ormai difficilissimo. E la messa in mobilità è uno spettro all'orizzonte, nemmeno troppo lontano. Perciò in questi giorni continuano le manifestazioni di protesta e le occupazioni simboliche dei palazzi. In attesa delle decisioni del Governo.