Pittore, scrittore, polemista e critico d’arte: il ritratto di Ardengo Soffici, rignanese, che fu un protagonista del rinnovamento della cultura figurativa italiana. Fece conoscere l’Impressionismo all’Italia di inizio ‘900, fu duro con il Futurismo. “Scoperte e massacri – Ardengo Soffici e le avanguardie a Firenze” è la mostra che gli Uffizi gli dedicano, dal 27 settembre all’8 gennaio
Fu una sorta di 'rottamatore' dell'arte e della critica, Ardengo Soffici. Così lo ha definito anche il Direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, presentando la mostra dedicata all'artista e maestro, originario di Rignano, proprio come l'altro 'rottamatore', l'ex sindaco di Firenze diventato presidente del Consiglio.
La storia di Ardengo Soffici è la storia dell'arte del Novecento, delle avanguardie europee e dei riflessi nell'arte italiana. La mostra è un approfondimento sul ruolo fondamentale nella cultura italiana del rignanese, che fu pittore, scrittore, polemista e critico d’arte. Tutto nasce grazie alla recente donazione agli Uffizi di un suo autoritratto da parte degli eredi.
"Non si è tracciata, dunque, una semplice ricostruzione monografica del maestro di Rignano sull’Arno – afferma Schmidt – ma si è andati oltre, ricostruendone il discorso polemico e l’impegno intellettuale attraverso opere su cui aveva appuntato la sua attenzione: tra le più significative, sia in senso positivo che negativo, di una requisitoria che non conosceva mezzi termini, ma anzi si esprimeva sempre in toni fortissimi".
Una mostra che prende spunto del libro scritto dall’artista, “Scoperte e massacri. Scritti sull'arte”, edito da Attilio Vallecchi nel 1919: un volume fondamentale per rappresentare le due diverse tendenze quella delle avanguardie europee e quella del ritorno all'ordine. L'esposizione parte dalla Festa dell'Arte e dei Fiori, una mostra sui cinquant'anni d'arte italiana e europea che, tra il 1896 e il 1897 Soffici, diciassettenne, visitò restandone colpito.
A Parigi, nel 1900, Soffici visita l'Esposizione Universale, da cui trae profonda ispirazione. E il contesto europeo lo coinvolge profondamente. Organizza nel 1910 la “Prima esposizione italiana dell'impressionismo francese e delle scolture di Medardo Rosso”, a Firenze: ed è in quell'occasione che fa conoscere all'Italia lavori di Cézanne, Degas, Renoir, Monet, Pissarro, Gauguin, Van Gogh e 17 sculture di Medardo Rosso.
Con i futuristi italiani c'è invece un rapporto contrastato. Dopo una visita alla mostra futurista di Milano, scrive una feroce critica stroncando il movimento al quale però, nel 1913, decide poi di aderire, con la nascita di “Lacerba”. Una temporanea adesione che comunque risulterà sempre condizionata dalle fondamentali premesse cézanniane e cubiste maturate a Parigi e mai del tutto rinnegate dall'artista rignanese.
Tutto questo, comprese le sue opere più mature, i suoi scritti e i dipinti che sono stati oggetto della sua critica, compongono la mostra che, come il catalogo edito da Giunti, è a cura di Vincenzo Farinella e Nadia Marchioni. L'esposizione è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi, la Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi e Firenze Musei. Dal 27 settembre fino all’8 gennaio 2017 nella Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi.