Da una parte i promotori del Sì, rappresentati dall’onorevole Lorenzo Becattini; dall’altra quelli del No, con l’avvocato Davide Biondi. In mezzo i tanti interventi del pubblico, nettamente diviso fra favorevoli e contrari
Un centinaio di persone ha affollato la sala del Circolo Arci di Matassino, venerdì sera, per un confronto che ha visto opposte le posizioni del Sì e del No al referendum sulla riforma costituzionale. Moderato da Nazareno Betti, il confronto ha avuto tra i relatori l'onorevole Lorenzo Becattini, parlamentare valdarnese del Pd, a sostegno della riforma; e l'avvocato Davide Biondi, sulla posizione opposta.
Un confronto che, probabilmente, non ha fatto cambiare idea ai presenti, molti dei quali già con una opinione precisa sul tema: anche per questo, gli interventi del pubblico sono stati un continuo alternarsi di pro e contro, di favorevoli e contrari, di sostenitori e di detrattori della riforma, ciascuno con il suo punto di vista. Con qualche momento di accesa contestazione reciproca.
I due relatori hanno aperto la serata proponendo la propria lettura della riforma. Il primo a prendere la parola è stato Becattini: "Valuto positivamente la riforma prima di tutto perché consente per la prima volta di superare il bicameralismo perfetto, sul quale da anni c'è un forte ripensamento sia giuridico che politico. Il Senato non sarà più chiamato ad esprimere la fiducia al Governo, e avrà scopi diversi. Da qui il disegno di una consulta delle regioni, una rappresentanza regionale, che porterà a 100 i suoi componenti: 74 esponenti delle Regioni; 21 sindaci; e 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica, per i quali ho avuto anche io dei dubbi". In merito al Titolo V della Costituzione: "Si opera per superare il problema del conflitto Stato-Regioni, che negli ultimi anni ha gravato enormemente sulla Corte Costituzionale". Sulla riforma nel complesso: "Non è la perfezione, ci sono punti dolenti, è vero. Ma ci sono novità molto importanti e positive, tra cui il primo passo decisivo che sta proprio nella fiducia legata a una sola Camera".
Di altra opinione Biondi. "Questa riforma è pasticciata, confusionale e in alcuni punti contraddittoria. Non porta a un risparmio consistente, visto che si abbattono costi per 58 milioni di euro all'anno, ma tanto per fare un esempio il referendum ne costerà da solo 300. Per ridurre gli stipendi sarebbe bastata una legge ordinaria". Sulla composizione del Senato: "Non capisco a cosa servono i 5 senatori nominati, ma non condivido affatto la composizione nel suo complesso: non regge a confronto con altre realtà europee. I senatori, che non saranno eletti direttamente dai cittadini ma nominati dalle Regioni, a questo punto avrebbero almeno dovuto avere un vincolo di mandato. E invece non ce l'hanno". Sulle modifiche al Titolo V: "Una mossa al contrario: dopo anni si decide che le Regioni hanno troppi poteri e si va ad accentrare. Peccato che non si tolgono quei poteri alle Regioni a Statuto speciale". Nel complesso: "Rinunciare al bicameralismo non è per forza un bene, perché spesso ci ha salvato da leggi scritte male".
Nel corso della serata, gli interventi hanno toccato anche l'altro grande tema politico del momento, quello della Legge elettorale, che non sarà comunque oggetto del referendum del 4 dicembre. A prendere la parola, semplici cittadini, rappresentanti politici e anche qualche amministratore. In un faccia a faccia in cui ciascuno ha presentato la propria visione, non senza screzi.