Opportunità di creare 3mila nuovi posti di lavoro in Toscana, benefici economici e ambientali con la ricostruzione di una filiera del legno, che in dieci anni ha perso quasi la metà delle imprese: è la proposta lanciata dalla Fillea Cgil Toscana alla Regione e alle associazioni datoriali, questa mattina, al convegno sul tema che si è tenuto nella ex segheria di Vallombrosa, nel comune di Reggello.
Far ripartire il settore, hanno spiegato i promotori, permetterebbe tra le altre cose il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale e di transizione ecologica, perché il legno stocca il carbonio assorbito dalle piante, è facilmente lavorabile, permette un notevole risparmio di emissioni. Una proposta che contiene al suo interno anche la valorizzazione e la tutela dei boschi, come ha sottolineato Giulia Bartoli, segretaria generale di Fillea Cgil Toscana, affinché in Toscana si ricrei una filiera del legno, oggi importato all’80% dall’estero (anche da Russia e Bielorussia, oggi sotto sanzioni per la guerra in Ucraina) nonostante che l’Italia e la Toscana siano piene di foreste.
La proposta è stata avanzata durante il convegno “Ricostruiamo la filiera del legno”, organizzato stamani da Fillea Cgil Toscana, a cui hanno partecipato, oltre a Bartoli, Simona Bonafè, (Eurodeputata), Eugenio Giani (Presidente Regione Toscana), Leonardo Bassilichi (Presidente Camera di Commercio di Firenze), Maurizio Bigazzi (Presidente Confindustria Toscana), Massimo Goti (Presidente Nazionale Cna Legno-Arredo), Angelo Marchetti (Presidente Nazionale Assolegno – Federlegno), Alessandro Genovesi (Segretario Generale Nazionale Fillea Cgil). Ad aprire il convegno i saluti di Piero Giunti, sindaco di Reggello.
Ha detto Bartoli: “Ricostruire una filiera del legno in Toscana è una opportunità da non perdere, potrebbe portare benefici economici e ambientali. Occorre una vera politica forestale che sappia tenere insieme difesa del territorio contro l’abbandono e lotta al dissesto idrogeologico, valorizzando il nostro legname e conseguentemente ridurre la dipendenza dall’estero. Il prelievo di legname locale metterebbe in moto economie importanti, dal taglio delle foreste alle segherie, fino ai semilavorati e al loro utilizzo nell’intera filiera in base ai vari tipi di legname presente, generando maggiori ricadute economiche nei territori, e spesso si tratta di aree interne con economia debole. Se davvero si investisse nella filiera, potremmo avere una ricaduta occupazionale nella sola Toscana a regime di 3mila addetti diretti nel settore e più del doppio tra filiera e nell’indotto (lavorazione, autotrasporti, commercio, energia, edilizia) facendo una previsione al ribasso”.
Tra le proposte Fillea Cgil, anche l’istituzione di un marchio del legno “made in Toscana/Italia” che sia premiante negli appalti pubblici e non, la creazione di un distretto e di una Borsa del legno.
In Toscana, stando ai dati del 2020, ci sono circa 12.921 lavoratori impiegati nel settore del legno per 1.796 imprese; un calo significativo rispetto ad esempio al 2011, quando erano circa 17.900 per 2.979 imprese. Una lenta caduta che si è registrata nel tempo: in 10 anni si sono persi il 28% dei lavoratori e il 40% delle imprese (dati Inps). Un settore che è entrato in difficoltà nel suo complesso da decenni, ben prima della crisi del 2008, che ha visto chiudere decine di imprese storiche, industrie importanti o imprese familiari.
“Stiamo pagando – spiega Bartoli – anche scelte imprenditoriali del passato che hanno visto molti italiani chiudere la propria segheria nel nostro paese e aprirne di nuove nell’est Europa e vedervi un nuovo business con costi notevolmente inferiori in particolare del lavoro o altri che hanno deciso di delocalizzare anche la trasformazione, in parte possiamo dire di aver svuotato una filiera del suo anello primario, di aver disperso un patrimonio di competenze e valore”. I dati nazionali di Federlegno evidenziano un comparto che registra nel 2021 un fatturato di 49 miliardi di euro contro i 39 del 2020, una filiera che cresce del 14,1% rispetto al 2019 e, se il mercato interno registra le performance migliori (+18,9% sul 2019), è molto positivo anche il recupero delle esportazioni con un aumento rispetto ai livelli pre-covid del 7,3%. Le previsioni del Csil (Centro Studi Industria Leggera) indicano in un raddoppio la domanda mondiale di legno e in un +46% la domanda europea da qui ai prossimi 10 anni.