07, Luglio, 2024

Richiedenti asilo: possono essere accolti in famiglia. Accettata la richiesta della Regione

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In Toscana sono 9.000 le persone richiedenti asilo con il modello di accoglienza diffusa. Da giovedì 28 luglio sarà aperto un numero al quale potranno rivolgersi le famiglie disposte ad ospitare profughi in casa

La Regione Toscana ha richiesto al Ministero degli Interni la possibilità di far ospitare i profughi richiedenti asilo all'interno delle famiglie che ne fanno domanda. Adesso è arrivato il via libera: il Viminale ha concesso l'autorizzazione. Da oggi sarà riaperto il numero telefonico a cui privati e famiglie, potranno rivolgersi. È la prima esperienza del genere in Italia estesa ad un intero territorio regionale. Il numero da chiamare è lo 055/4383030. Non tutti possono essere accolto con questa metodologia.

"Con l'accoglienza in famiglia apriamo una nuova frontiera che rafforza il modello toscano di accoglienza diffusa –  sottolinea l'assessore all'immigrazione della Regione, Vittorio Bugli – Aiuterà anche l'integrazione e la reciproca conoscenza. Infatti il richiedente asilo diventerà un nome, un cognome e un volto: una persona conosciuta che vive nelle comunità, ancora più di oggi. Ora – prosegue – sarà decisivo il coinvolgimento dei Comuni".

In Toscana il modello di accoglienza diffusa potrebbe permettere di ospitare 9.000 persone non in centri o in tendopoli ma in appartamenti. Alcune ospitate anche in Valdarno.

Come funzionerà: "Chi telefonerà dirà dove si trova la casa o l'appartamento, il numero divani e la composizione del nucleo familiare, anche mononucleare, professione e eventuali lingue straniere conosciute. Successivamente chi ha dato disponibilità sarà ricontattato, nel giro di pochi giorni. Saranno ricontattate anche tutte quelle persone che si erano fatte avanti l'anno scorso, per capire se rinnovano la disponibilità. Naturalmente, per tutti, dovrà essere verificata l'adeguatezza della sistemazione: ci penserà la Asl in prima istanza, ma potrebbero essere coinvolti anche i servizi sociali comunali. Dopodiché, se ci sarà l'okay di tutti, la famiglia dovrà scegliere l'ente gestore con cui avviare la collaborazione – ovvero uno tra i soggetti, per lo più associazioni e cooperative, che al momento hanno convenzioni in Toscana con le prefetture per offrire accoglienza ai richiedenti asilo – e quindi prefetture e gestori individueranno insieme chi, tra gli ospiti delle strutture toscane, inserire all'interno del nucleo familiare. Un migrante per casa, al massimo due".

Tale tipo di accoglienza è per tutti i profughi?: "Non tutti i profughi, è evidente, potranno essere accolti in famiglia. Di sicuro non ci andrà chi è appena arrivato in Italia. Saranno individuati quelli col maggior grado di autonomia e che meglio conoscono l'italiano, in ogni caso i richiedenti che con il proprio profilo meglio dimostreranno di confarsi alla particolare sistemazione. L'esser in Italia da almeno sei mesi e l'aver dimostrato un comportamento corretto sono i paletti inseriti nel protocollo. Quella in famiglia sarà un'accoglienza di secondo e terzo livello: successiva ai centri di accoglienza temporanea, in qualche caso utile dopo un passaggio magari negli Sprar. Dell'accoglienza in famiglia usufruirà dunque solo una piccola parte degli oramai oltre novemila richiedenti asilo ospiti delle tante piccole strutture disseminate nel territorio toscano, alcuni qui già da due anni oramai, ancora in attesa di una risposta definitiva, tra prima istanza ed eventuale appello, alla richiesta di permesso umanitario e protezione internazionale. I posti da questi liberati potranno così essere occupati da eventuali nuovi arrivati".

Patto e addendum: "Le famiglie dovranno pensare al vitto (colazione, pranzo e cena) e all'alloggio, compresa la pulizia della biancheria. Gli enti gestori continueranno, come ora, ad occuparsi del resto, ovvero corsi di lingua, servizi di accoglienza e pratiche burocratiche. Le prefetture firmeranno una sorta di contratto con gli enti gestori. Questi, a loro volta, sigleranno un patto di solidarietà con le famiglie. Ci sarà pure un addendum, dove famiglie e gestori specificheranno ulteriori dettagli: la ripartizione, ad esempio, dei 35 euro al giorno erogati per ogni richiedente asilo dall'Unione europea (con il parziale contributo dello
Stato). Nel protocollo e patto di solidarietà non è specificato: l'idea, sulla base di una stima dei costi che ciascuno dovrà sobbarcarsi, è di lasciare indicativamente 19 euro al gestore, compresi i 2,5 di pocket money (che è la diaria giornaliera a disposizione dei migranti), e girare alle famiglie i 16 euro che rimangono, che saranno considerati come rimborso spese e dunque non tassabili. L'agenzia delle entrate già si è espressa positivamente al riguardo. Nell'addendum potrebbe finire anche la durata della permanenza del richiedente asilo in famiglia: fermo restando che l'accoglienza potrà interrompersi in qualsiasi momento, l'indicazione sarebbe quella di non meno di tre mesi e non di più di un anno. Per chi deciderà di accogliere un richiedente asilo in casa sarà organizzata una giornata di formazione".
 

Per maggiori informazioni è possibile chiamare lo 055/4383030.

 

 

 

 

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