25, Novembre, 2024

La storia della ferrovia in mezzo al bosco. Quando a Vallombrosa si arrivava con il treno

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Percorrendo la linea ferroviaria lenta fra Arezzo e Firenze poco prima del capoluogo toscano si trova la stazione di Sant’Ellero. In pochi sanno che da qui, negli anni a cavallo fra l’800 e il 900, partiva un treno a cremagliera che dal fondo valle raggiungeva una località turistica molto in voga in quel periodo, quella di Vallombrosa.

La stazione di Sant’Ellero

Il progetto del trenino fu voluto e concretizzato dal conte Giuseppe Telfener, che era anche ingegnere. Telfener, dopo aver costituito a Firenze la “Società Anonima per la Ferrovia Sant’Ellero – Saltino”, lavorò personalmente al progetto presentato nel novembre 1891 ed approvato nelle settimane successive. Grazie ad un sussidio governativo e a sovvenzioni della Provincia di Firenze e del Comune di Reggello, i lavori presero rapidamente inizio il 23 maggio 1892 e si conclusero il 20 settembre dello stesso anno.

 

L’arrivo del treno a Saltino

Il treno partiva dalla stazione di Sant’Ellero ed arrivava al Saltino. Lungo il tragitto c’erano due fermate intermedie, quelle di Donnini e Filiberti che, oltre alla salita dei passeggeri, permettevano il rifornimento di acqua e carbone. Dopo l’inaugurazione del treno Vallombrosa registrò un vero e proprio boom turistico.Fu costruito un grande albergo adatto ad ospitare un flusso di vacanzieri come quello delle stazioni climatiche alpine.

Vari gli ospiti illustri protagonisti della scena culturale dell’epoca che sceglievano Vallombrosa per trascorrere le proprie vacanze: fra questi John Milton che a Vallombrosa dedicò alcuni versi del suo Paradise Lost, oppure Gabriele D’Annunzio che nel 1898 descriveva il paesaggio ammirandolo da un balcone panoramico al Saltino: “Tutta la valle ondulata nella sua corona di monti cerulei ha un’apparenza magica, ha il carattere d’una visione mistica. Un vapore tenue vi si diffonde e le ombre delle nubi vi divengono indicibilmente molli. Le case bianche, le città lontane, le strade tortuose formano una specie di sogno luminoso. Il ciglio del poggio più vicino è reale, esistente, nettamente disegnato; ma tutto il resto, a contrasto, è irreale, inesistente, magico”.

Il Grand Hotel in una foto d’epoca

L’attività della ferrovia di Vallombrosa toccò il culmine nel 1910. Già nel 1913 il trasferimento dell’Istituto Forestale a Firenze e poi il periodo bellico segnarono l’inizio della decadenza.Con la Prima Guerra mondiale il flusso di turisti calò vetiginosamente e il prezzo del carbone raggiunse vette proibitive. Si provò con la lignite estratta a Santa Barbara, ma non aveva la stessa resa.Inoltre la combustione provocava continue scintille che rischiavano di raggiungere le carrozze passeggeri. Le corse del treno per Vallombrosa vengono fermate e potranno riprendere solo nel 1919. Il progressivo diffondersi dell’automobile e l’istituzione dei primi servizi di pullmann determinarono la crisi definitiva: nel 1920 la linea rimase del tutto inattiva mentre, negli anni immediatamente successivi, il numero delle corse fu drasticamente ridotto finché si pervenne all’ultima corsa effettuata venerdì 18 aprile 1924.

Qualche anno fa fu lanciata l’idea di riattivare il vecchio tracciato ferroviario, anche per rivitalizzare il turismo a Vallombrosa. I binari sono ancora visibili in alcuni tratti. Ma l’operazione risultò troppo onerosa dal punto di vista economico e il progetto fu dunque abbandonato. Oggi rimane pochissimo: la stazione di Sant’Ellero con i suoi tetti spioventi e le panchine in ghisa con inciso R.A, Rete Adriatica, la stazione di Filiberti che adesso è un rudere in stato di completo abbandono, un sentiero CAI lungo il tratto dove erano posati i binari, la stazione di Saltino adesso abitazione privata e il vecchio Grand Hotel Vallombrosa, ancora attivo durante la stagione estiva.

 

(Fonti: FerrovieDismesse.com e ToscanaNovecento)

Articoli correlati