La mozione del 2012 non è, di fatto, mai stata trasformata in indirizzi per modificare il regolamento comunale. Lo ha spiegato l’assessore Cristina Bucciarelli, rispondendo a una interrogazione. “Materia delicata, ma possiamo pensare almeno di circoscrivere luoghi sensibili”
Non c'è stato alcun passo indietro, nell'applicare lo stop alle pubblicità sessiste o a contenuto osé: perché semplicemente quelle disposizioni non sono mai state applicate. Lo ha spiegato l'assessore Cristina Bucciarelli, in Consiglio comunale, rispondendo a una interrogazione di Pd e Avanti Montevarchi, che era stata presentata da Elisa Bertini. Il riferimento dell'interrogazione era a una mozione approvata all'unanimità a marzo del 2012, contro l'utilizzo, nelle pubblicità, di immagini di tipo sessista o degradante per la donna, con mercificazione del corpo femminile, presentato come mero oggetto sessuale.
"Quella mozione – ha ricordato Bucciarelli – aveva impegnato il Sindaco e la Giunta ad impartire specifici indirizzi alla struttura comunale affinché venissero proposte modifiche, da introdurre nei regolamenti del settore pubblicitario, che recepissero lo spirito della risoluzione europea". Il riferimento era ad una risoluzione del Parlamento Europeo approvata nel 2008.
"Ebbene, dall'approvazione della mozione nel 2012 fino alla fine del mandato, l'Amministrazione non ha mai impartito questi indirizzi. In sostanza, il regolamento non ha mai subìto alcun tipo di modifica, e l'ufficio tributi in questi anni non ha mai censurato nulla sulla base di quella mozione. Abbiamo visto che sono stati affissi, negli anni, molti manifesti che utilizzano il corpo della donna per veicolare messagi di tipo pubblicitario. Sarebbe peraltro difficile operare diversamente, visto che non esiste una specifica normativa in materia, e una proposta di legge nazionale in materia giace in Parlamento da anni", ha concluso Bucciarelli.
"Prendiamo atto di questo – ha replicato per il Pd Francesca Neri – ci auguriamo però che si riesca a fare qualcosa in questo senso. Almeno limitare le affissioni di questo genere, evitando luoghi sensibili come ad esempio le scuole". Un punto su cui la giunta Chiassai ha mostrato disponibilità al confronto.