Confcommercio ha celebrato la Giornata nazionale “Legalità ci piace” in Valdarno, insieme ai responsabili delle delegazioni di Montevarchi e San Giovanni. Dall’indagine su contraffazione e abusivismo realizzata da Confcommercio e Format Research emerge che il 32,1% degli aretini acquista consapevolmente prodotti contraffatti, soprattutto abbigliamento
Tre persone su dieci, in provincia di Arezzo, ammettono di aver consapevolmente acquistato nel 2019 prodotti contraffatti, soprattutto abbigliamento. Sono il 32% degli intervistati in una indagine realizzata da Confcommercio e Format Research per fare il punto sui fenomeni della contraffazione e dell’abusivismo. I prodotti contraffatti sono capi di abbigliamento (47%), alimentari (45%) e scarpe e calzature (31%), ma addirittura anche farmaci (sul web, +1,0% rispetto al resto d’Italia).
I risultati sono stati resi noti ieri, in Valdarno, nell’ambito della settima Giornata nazionale “Legalità ci piace”. Una iniziativa con cui l’associazione di categoria cerca di accendere i riflettori sul peso che illegalità ha sulle imprese e sui professionisti dei settori commercio, turismo e servizi. In provincia di Arezzo, Confcommercio ha celebrato la Giornata della legalità proprio in Valdarno con un incontro dei suoi quadri dirigenziali delle delegazioni di Montevarchi e San Giovanni, alla presenza dei presidenti di zona Federica Vannelli e Paolo Mantovani e della vicedirettrice provinciale Catiuscia Fei.
Sempre secodo l'esito della ricerca, chi acquista prodotti illegali lo fa perché lo considera "un buon affare" (78,8%, superiore al dato nazionale del 68%) e per motivazioni di natura economica (73% contro il 70% del dato Italia). Questo nonostante sia consapevole dei rischi che corre, in termini di sanzioni amministrative ma anche di pericoli per la salute e la sicurezza. Il ritratto del consumatore 'tipo' di prodotti contraffatti, in provincia di Arezzo, rivela che eÌ€ in prevalenza donna (54,8%), dai 35 anni in su, ha un livello d’istruzione medio-basso (per il 49,9%), eÌ€ soprattutto impiegato, pensionato o disoccupato (per il 72,4%).
La ricerca di Confcommercio ha poi sondato la percezione delle imprese al riguardo dei fenomeni criminali che colpiscono la categoria. Il 61% se ne sente danneggiato. Tra quelli percepiti maggiormente in aumento ci sono l’abusivismo (46%), i furti (33,1%) e la contraffazione (32%). La concorrenza sleale e la riduzione dei ricavi sono gli effetti di questi fenomeni che vengono ritenuti più dannosi dalle imprese. Infine, il taccheggio: il 73,6% dei commercianti al dettaglio, nella zona della provincia di Arezzo,, è stato vittima almeno una volta in passato di un episodio di taccheggio. La percentuale è più elevata rispetto al dato nazionale del 69,3%.
"Quello che più colpisce – ha commentato la vicedirettrice della Confcommercio aretina Catiuscia Fei – eÌ€ l’ancora scarsa percezione da parte dei consumatori che l’illegalità danneggia tutti perché, erodendo i ricavi delle imprese, frena lo sviluppo e l’occupazione. Dobbiamo promuovere l’educazione alla legalità fra i più giovani e nelle famiglie, perché questa battaglia diventi patrimonio comune".
"Abusivismo e contraffazione – hanno aggiunto i presidenti delle delegazioni valdarnesi Federica Vannelli e Paolo Mantovani – non sono ‘peccati veniali’, ma vere e proprie piaghe che minano alle basi la nostra economia, sovvertono i principi della libera concorrenza, fiaccano gli imprenditori onesti che rispettano le leggi; non può passare la sensazione che l’onestà non paghi, per questo sosteniamo il delicato lavoro delle forze dell’ordine e ci mettiamo a loro disposizione perché la lotta ai reati di qualsiasi genere sia portata avanti con decisione".