Sulla vicenda scoppiata nel 2012 e che verrà ripercorsa il 9 giugno nel Tribunale di Arezzo, parlano genitori dei bambini e l’avvocato
Presunti abusi sessuali su minori: rinviato a giudizio il bidello della scuola materna di Rendola. La vicenda risale al 2012. Dodici i bambini coinvolti, ventiquattro le parti offese. Prima dell'udienza del 9 giugno l'avvocato Ingrid Bonaviri e alcuni genitori raccontano la propria versione e il trauma vissuto dai bambini, maschi e femmine, che all'epoca dei fatti avevano 4 anni. L'uomo, 51 anni, si proclama innocente, ma le relazioni redatte dalla commissione apposita per gli abusi su minori del Meyer di Firenze, secondo l'avvocato, non lascerebbero spazio a dubbi: l'abuso sui dodici piccoli c'è stato.
Nel dicembre 2014 il Pm Ersilia Spena chiese il rinvio a giudizio del bidello che già si trovava agli arresti domiciliari. Lui, attraverso l'avvocato Raffaello Falagiani, si difese e parlò di 'equivoco'. Nel febbraio 2015 il Gup del Tribunale di Arezzo Piergiorgio Ponticelli lo rinviò a giudizio per quattro dei dodici casi, chiedendo per gli altri il non luogo a procedere. Il legale del bidello con una dichiarazione rilasciata all'Ansa spiegò: “Non c'è nessun'altra prova obiettiva della colpevolezza del mio cliente, le telecamere e i microfoni piazzati nell'asilo non hanno fornito alcun elemento utile e anche nella perquisizione del computer del bidello non è emerso niente di compromettente".
Le famiglie, delle quali manterremo l'anonimato per salvaguardare i minori, raccontano che è stato come piombare in un incubo iniziato dai primi segnali di disagio che i bambini hanno manifestato attraverso disegni, sempre uguali e con gli stessi colori, ma anche con i comportamenti, come il lamentarsi di tutto, il non voler andare a scuola, il non volere mangiare. Alcuni genitori hanno saputo interpretare quei segnali e individuare un disagio dei propri figli senza però immaginare cosa davvero celasse.
“Per un genitore è difficile accettare una situazione simile per il proprio figlio – spiega una delle mamme – Io mi chiedevo se fosse vero. Non potevo accettare una cosa tanto orrenda. Il tabù delle molestie sessuali è talmente forte che non può essere accettato a livello razionale sereno. E spesso per questo non si crede ai bambini”.
Alcuni dei bambini, poi, hanno iniziato a raccontare in maniera esplicita quello che stava accadendo e per questo sono stati portati da psicologi.
“Abbiamo cercato un sostegno emotivo per i bambini. Li abbiamo portati in un centro specialistico per abusi. Per noi è stato difficile accettarlo. Siamo piombati in un incubo. E in seguito abbiamo presentato la denuncia”.
“I medici hanno redatto una relazione per ogni bambino – continua l'avvocato – E l'abuso è stato confermato su tutti, anche per quelli che non hanno parlato perchè non si sono fidati o perchè non stimolati abbastanza dai genitori. L'abuso c'è stato ha detto il Meyer. Il Pm doveva verificare con certezza però chi fosse stato a commetterlo, anche se i bambini avevano fatto il nome e avevano fornito dettagli identici dell'uomo e del gioco in cui venivano coinvolti. Non ci sono state strumentazioni o consulenze private. L'uomo non sarebbe stato sottoposto ad arresto senza una sentenza di condanna se il fatto non fosse stato ritenuto grave”.
“Dopo la chiusura delle indagini preliminari il giudice nel mese di ottobre ha valutato quanto accaduto e ha ritenuto opportuno disporre gli arresti immediatamente. Tuttora l'uomo è ai domiciliari. Il suo avvocato ha presentato quattro istanze e non sono state accolte. Questo ci dà il valore della pericolosità. Vuol dire che il problema della recidiva è alto visto che lavora nelle scuole. L'unico permesso è stato quello per venire in udienza. Il suo avvocato parla di suggestioni ma la cosa è poco credibile: è difficile far mimare a bambini di 4 anni rapporti sessuali e abusi. I bambini poi sono dodici non uno, anche se si sono presentati solo tre coppie di genitori per un totale di 4 bimbi. Nella prima sentenza in un caso non è stata ammessa una costituzione di parte civile, perché non è stata raggiunta una prova sufficiente da parte della famiglia. In pratica, i genitori non hanno fatto fare accertamenti tali da costituire motivo di risarcimento. Per la parte civile non ammessa l'abuso è stato comunque accertato”.
L'avvocato Bonaviri, poi, continua:
“La credibilità dei bambini è altissima. Hanno anche descritto come il bidello li coinvolgeva in un gioco e come lo faceva con sicurezza e disinvoltura. I genitori e il Meyer sono stati bravi: hanno permesso che la situazione venisse subito alla luce. Non ci sono dubbi sul fatto. Quando si turba un bambino è comunque reato e per quel tipo di abuso non c'è sicuramente la lieve entità. Lui ha abusato della sua qualifica, ha potuto fare questo perché era inserito in una scuola materna. Tutti i magistrati che hanno avuto in mano il fascicolo lo hanno dichiarato colpevole, perché hanno applicato misure e pena e lo hanno rinviato a giudizio”.
I genitori concludono:
“Questa storia ha portato via ai nostri figli serenità, spensieratezza, leggerezza, innocenza e bellezza della vita, facendogli conoscere il lato peggiore del genere umano. Siamo stati costretti a sostare su disagi, paure, crisi emotive, a subire traumi che forse mai si risolveranno. Tutto il tempo speso, “occupato” per capire cosa fosse successo. Quello che ha comportato successivamente non potrà essere ricompensato da niente, perché il tempo non ha prezzo, è già passato e non ci dà altra occasione. È atroce pensare che un periodo della vita delle nostre famiglie, dei nostri bambini sia stato condizionato da questa vicenda ed ancora più atroce è pensare che abbia condizionato il nostro futuro perché ormai fa parte del nostro vissuto. Un solo termine mi viene in mente, terremoto emotivo, che ha richiesto e richiederà tempo per ricostruire solidamente le strutture di tutti i componenti delle famiglie. Quel tempo che abbiamo perso e che nessuna sentenza ci potrà restituire”.