27, Dicembre, 2024

Migranti, il progetto Oxfam coinvolge 25 tra richiedenti asilo e rifugiati. Tante le storie

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Presentato il nuovo progetto per l’accoglienza e l’integrazione di 25 richiedenti asilo e rifugiati realizzato da Oxfam in collaborazione con i Comuni di Castiglion Fibocchi, Capolona, Pergine Valdarno e Laterina

Vengono da Nigeria, Mali, Ghana, Gambia, Sierra leone, Senegal e Guinea. Si sono lasciati alle spalle storie fatte di odissee interminabili: fuga da guerra e persecuzioni nei propri paesi di origine, attraverso il deserto verso la Libia, abusi, violenze e detenzioni illegali fino al rischio di morire in mare per arrivare in Italia.

Sono i 25 uomini, donne e bambini, inseriti nel nuovo progetto per l’accoglienza e l’integrazione di migranti richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) in provincia di Arezzo. Un’iniziativa che secondo il modello di accoglienza diffusa in piccoli centri, realizzato da Oxfam già in altre città toscane, li vedrà inserirsi sempre di più, giorno dopo giorno, grazie a tante attività e progetti di formazione scolastica e lavorativa in quattro comuni della provincia di Arezzo, che hanno aperto loro le porte: Castiglion Fibocchi (capofila del progetto), Capolona, Pergine Valdarno e Laterina.

Il progetto, presentato dal direttore dei Programmi in Italia di Oxfam Alessandro Bechini, insieme al sindaco di Castiglion Fibocchi Salvatore Montanaro, al vice sindaco Ernesto Ferrini, e a sindaci di Capolona Alberto Ciolfi, di Laterina Catia Donnini e di Pergine Valdarno, Simona Neri, si è classificato secondo in Italia, e rappresenta una novità importante per il territorio aretino e toscano, nata dalla collaborazione istaurata nel tempo tra Oxfam e i comuni coinvolti.

“Oggi è più che mai necessario andare oltre una gestione puramente emergenziale del fenomeno migratorio. – ha dichiarato Bechini –  Guardare oltre significa accompagnare chi arriva da noi in un processo continuo nel tempo che vada dalla formazione linguistica e scolastica, all’orientamento e all’apprendimento lavorativo. Ad esempio attraverso accordi con le aziende e le tante realtà del territorio che possano offrire nuove opportunità di inserimento a chi adesso deve ricostruirsi una nuova vita, in un nuovo paese. E proprio, grazie alla collaborazione con i comuni coinvolti, che ringrazio, continueremo a lavorare in questa direzione”.

"Come primo obiettivo il progetto si pone la realizzazione di un percorso di integrazione continua nel tempo, il tentativo di mettere a frutto l’esperienza maturata in questi anni di impegno nell’accoglienza, da parte di Oxfam e degli enti locali coinvolti. Un’esperienza che ha privilegiato piccole strutture e un rapporto diretto col territorio a differenza di altri CAS (centri di accoglienza straordinaria) che oggi accolgono gran parte dei richiedenti asilo in Italia e in Toscana, ma non sempre consentono di realizzare un processo di integrazione efficace, perché distribuiti in grandi strutture, che non offrono servizi mirati all’inserimento dei migranti".

I sindaci dei quattro Comuni: “Abbiamo aderito con entusiasmo a questa iniziativa, perché siamo convinti che l’approccio intrapreso da Oxfam per l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo in Toscana e nella nostra provincia, possa rappresentare non solo una reale e positiva occasione di inserimento, ma anche un’opportunità di crescita per il nostro territorio”.

Tra le tante storie ci sono quelle di Moses e di Beauty. Moses, operatore umanitario, dopo aver denunciato l’orrore delle mutilazioni genitali femminili nel proprio paese, la Sierra Leone, è stato costretto a scappare da un giorno all’altro verso la Libia, dov’è rimasto intrappolato per quattro mesi senza un motivo. Si è poi trovato, una volta giunto in Sicilia, a fare i conti con le difficilissime condizioni a cui sono sottoposti i migranti in centri come ilCARA di Mineo, finché una notte è arrivato in provincia di Arezzo. Qui ogni giorno va a scuola per integrarsi in quella che ormai considera la sua nuova casa.

Poi Beauty che, dopo esser fuggita dalla Nigeria dilaniata dalla guerra innescata da Boko Haram, è stata costretta ad attraversare il Mediterraneo al nono mese di gravidanza e dopo aver perso il marito per mano delle milizie libiche. Per lei ad Arezzo è iniziata una nuova vita e non a caso a sua figlia, che ha dato alla luce poco dopo il suo arrivo, ha messo nome “Miracle”.

 

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