La primavera instabile ha creato grossi problemi agli alveari, perché il maltempo ha compromesso le fioriture e le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e quindi non stanno riuscendo a produrre miele. “Non avremo miele di Erica”, denuncia Fabio Betti, apicoltore e titolare dell’Azienda Agricola Le Poggiola di Montevarchi
Produttori di miele in difficoltà, anche in Valdarno, per via di condizioni meteo così incerte da non aver permesso nemmeno alcune fioriture. "La fioritura dell’Erica è compromessa dalla siccità della scorsa estate – spiega Fabio Betti, apicoltore e titolare dell’Azienda Agricola Le Poggiola con sede a Montevarchi – non esiste, è completamente secca, le api migliori le ho sempre avute nell’alta collina, ma quest’anno non sono riuscite a nutrirsi con il nettare di questa pianta. Cosa significa questo? Che nel 2018 non avrò miele d’Erica, un prodotto che ho sempre fatto, il mio cavallo di battaglia da sempre, in vent’anni che produco miele non avevo mai avuto questo problema".
"Le condizioni climatiche primaverili, per le nostre api – prosegue Betti – sono state fino ad oggi completamente avverse: il freddo e la pioggia di marzo e aprile hanno fatto indebolire le famiglie, è mancato lo sviluppo di questa stagione ed è andata bene che non sono morte di fame, vengono già da un’estate siccitosa con il 40% in meno della produzione e con delle fioriture completamente azzerate come il trifoglio o il tiglio. La previsione al momento non è splendida, speriamo nei mesi successivi".
"Questa primavera instabile che sembra volgere al termine – sottolinea il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – ha creato grossi problemi agli alveari perché il maltempo ha compromesso le fioriture: le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e quindi non stanno riuscendo a produrre miele. Difficoltà si stanno registrano anche per l’impollinazione delle piante da frutto, con la prevedibile conseguenza di una minore disponibilità di prodotto. Ci auspichiamo che l’arrivo del caldo previsto nei prossimi giorni, possa ristabilire una situazione di normalità per far svolgere il prezioso lavoro di trasporto del polline da una pianta all’altra e garantire, seppur ridotta la produzione di miele ai nostri imprenditori agricoli".
Gli effetti del clima rischiano di aggravare una situazione già difficile dopo che la produzione di miele nel 2017 si è ridotta a meno di 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni, mentre le importazioni hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria, con oltre 8 milioni e mezzo di chili e Cina, con quasi 3 milioni di chili.
"Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – spiega il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale".