Consegnate oggi in Prefettura le decorazioni del Presidente della Repubblica alla memoria di nove ex internati nei campi di prigionia nazisti. I due fratelli reggellesi al campo di concentramento non arrivarono mai: rimasero dispersi nel naufragio del piroscafo Oria che li portava in Germania
Ci sono anche i nomi dei due fratelli Dario e Dino Renzi, nativi di Reggello, tra i nove decorati questa mattina alla memoria in Prefettura a Firenze, con la consegna della Medaglia d'onore agli ex deportati che viene conferita dal Presidente della Repubblica, in occasione del Giorno della Memoria, ai cittadini italiani, militari e civili, internati nei campi nazisti e destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra durante il secondo conflitto mondiale.
La storia dei fratelli Renzi fu in realtà diversa: al campo di concentramento, infatti, non arrivarono mai. I due fratelli reggellesi, soldati, furono fatti prigionieri l'8 settembre 1943 e rimasero dispersi, insieme ad altri 4200 militari, nel naufragio del piroscafo Oria che li stava portando in Germania, che affondò durante una tempesta presso Capo Sunio, in Grecia.
Insieme a Dario e Dino Renzi, la Medaglia è stata assegnata anche alla memoria di Danilo Giudici (deportato in Germania dall'8/9/1943 al 13/9/1945), Gastone Salvadori (internato a Sandbostel dall'8/9/1943 al 1/5/1945) Dorino Monciatti (internato nel lager di Dortmund dal 27/9/1943 all'8/9/1945), Ermenegildo Polverini (deportato a Dusseldorf dall'7/9/1943 al 1/5/1945) Antonio Cavallo (deportato a Wolsfberg dal 7/10/1943 al 1/8/1945), Ermanno Falciani (internato nel lager di Wietzendorf dal 1/7/1944 al 1/9/1945), Giulio Prunai (richiuso nel campo di Deblin dal 9/9/1943 al 1/3/1944), tutti residenti nella provincia di Firenze.
"Questa medaglia rappresenta il sacrificio di tanti nostri connazionali che hanno fatto scelte precise di libertà e di opposizione a regimi antidemocratici – ha sottolineato il prefetto Giuffrida nel suo intervento di saluto – ciascuno di noi deve tantissimo ai signori che oggi onoriamo. È passato tanto tempo da allora, ma non è mai troppo tardi per ricordare le loro storie che dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi. In questo modo difendiamo le generazioni più giovani dalle insidie che potrebbero ancora svilupparsi".