Ieri sera al Centro pastorale del Giglio, di fronte a più di duecento persone; stamani al Liceo Varchi con un centinaio di studenti. Don Marcello Cozzi, prete anti-mafia, membro attivo di Libera, racconta la sua esperienza che è alla base del libro “Ho incontrato Caino”. La speranza? “La leggiamo nei testimoni e nei collaboratori di giustizia, ma anche nelle donne che si ribellano alle mafie”
"Quando si parla di mafia, non bisogna dare nulla per scontato. Non pensate che si possa facilmente riconoscere: si nasconde e si cela dietro a tanti comportamenti e azioni che non sembrano 'mafia'. Ma lo sono. È nell'illegalità e nel mancato rispetto della vita". Non è facile parlare di mafia a ragazzi che non hanno nemmeno diciotto anni: eppure Don Marcello Cozzi, prete anti-mafia, autore del libro "Ho incontrato Caino", è riuscito questa mattina a coinvolgere un centinaio di studenti delle classi quarte e quinte dei vari indirizzi dell'Isis Varchi di Montevarchi.
Ospite di Libera Valdarno e del Presidio Giovanni Spampinato, Don Cozzi ha parlato con gli studenti di concetti complessi come quello della legalità, ma anche di esempi concreti: la famiglia strozzata dall'usura, il ragazzo finito in galera per due omicidi in Sicilia, i clan, i boss e il sistema mafioso. Realtà che Don Marcello Cozzi conosce da vicino, persone che ha incontrato e conosciuto, episodi di cui racconta anche nel suo libro. Come i testimoni e i collaboratori di giustizia.
"La mafia è basata sui tre princìpi di omertà, assoggettamento, intimidazione: sono questi che vanno eradicati dalla cultura su cui attecchisce il fenomeno mafioso. Il fatto che ci siano testimoni di giustizia, ma ancora di più pentiti e donne dei clan che dicono 'basta', ci deve far riflettere e ben sperare", ha aggiunto Don Cozzi, a margine dell'incontro all'Isis Varchi che è stato aperto dal Dirigente scolastico, professor Nedo Migliorini.
Era la seconda tappa della due giorni in Valdarno: ieri sera, lunedì, Don Marcello Cozzi ha incontrato infatti circa duecento persone all'oratorio del Giglio di Montevarchi. Con lui, il Vescovo di Fiesole Monsignor Mario Meini, il parroco della Chiesa del Giglio Don Mauro Frasi, il referente del Coordinamento di Libera Valdarno Pierluigi Ermini e Angelo Camardo, giovane del Presidio Giovanni Spampinato.
“Rileggendo la Bibbia – ha spiegato Pierluigi Ermini – si capisce che Dio non condanna Caino, da Caino nasce una discendenza da cui nascerà la prima città pronunciata nel Vecchio Testamento, e questo apre un percorso nuovo. Dio dà una nuova opportunità a Caino, apre a un suo possibile riscatto”.
“Sono un prete che da tanti anni sta facendo questo cammino con Libera, accanto ai familiari delle vittime innocenti di mafia, accanto ai familiari di Abele – ha raccontato Don Cozzi – poi ti capita che ti cercano anche gli altri, all’improvviso Caino ti manda a chiamare. E quando capita ciò inizi a vivere una lacerazione dentro. Perché anche lì hai una ricerca di aiuto. La storia di certi figli di mafiosi non può non mettermi in discussione. E se, come mi è accaduto di vedere, queste persone prendono coscienza del male che hanno fatto, ti entra dentro l’inferno con cui convivono. Il tormento che ho visto nel volto di Caino è ciò che restituisce l’umanità di Caino”.