04, Maggio, 2024

La solidarietà locale per i bambini Saharawi, tornati a Bucine per il progetto di accoglienza

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I bambini Saharawi sono ospiti a Perelli, come l’anno scorso, grazie al progetto dell’Associazione Valdarnese di Solidarietà per il Popolo Saharawi. Nella loro prima settimana di soggiorno, per la prima volta hanno partecipato al centro estivo dei bambini dell’Infanzia e della Primaria

Sono tornati a Bucine anche quest’anno i bambini Saharawi: in Italia dai primi di luglio, da circa dieci giorni sono a Perelli grazie al progetto curato dall’Associazione Valdarnese di Solidarietà con il Popolo Saharawi. Prima della Valdambra, i dieci bambini accompagnati dal maestro hanno fatto tappa nella Valdisieve e nel Valdarno fiorentino, ospiti di associazioni locali.

La prima settimana di permanenza a Perelli ha coinciso con il centro estivo per bambini dell’Infanzia e della Primaria di Bucine: “Abbiamo provato per la prima volta quest’anno e l’unione dei due gruppi ha creato una bella atmosfera e allegria”, spiegano gli animatori che curano le attività. Oltre all’Associazione Valdarnese, il progetto è curato dall’associazione DiversiUguali, dalla parrocchia di Bucine con don Luigi Cetoloni, le Coop di Bucine e Levane, l’Auser di Bucine e il supporto delle comunità locali.

“Il progetto attiva una catena di solidarietà, anche nei mesi in cui non ci sono, con cene ed eventi per raccogliere fondi da inviare loro oppure che serviranno per le due settimane in cui sono qui con noi”. Nella prima settimana, i bambini provenienti dalla zona dell’Algeria sono stati anche in piscina, hanno partecipato a cene e iniziative in alcune frazioni. Inoltre hanno effettuato visite mediche, mentre un bambino ha subìto un piccolo intervento al Meyer già previsto. Il gruppo ripartirà sabato prossimo per una nuova tappa, prima del rientro a fine mese.

La loro territorio sta vivendo ancora una situazione di crisi, al punto che da circa tre anni sono stati sospesi i viaggi dell’Associazione nell’area algerina dove sono i quattro campi profughi. La questione è la causa di autodeterminazione del popolo Saharawi, che da più di 35 anni sta vivendo una drammatica vicenda umanitaria.

Secondo le deliberazioni della Corte internazionale dell’Aia e di risoluzioni dell’Onu, l’ex colonia spagnola del Sahara occidentale avrebbe dovuto esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione dal 1975. Invece il territorio è stato invaso e occupato dal Marocco e gran parte della popolazione è stata costretta a fuggire verso l’Algeria, dove da allora vive in campi di rifugiati nel deserto del Tindouf. Chi invece è rimasto nei territori occupati è vittima di continue repressioni da parte del governo marocchino.

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