05, Luglio, 2024

Iraq e Palestina: viaggio dell’onorevole Artini nei territori dove sono i contingenti italiani

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Un racconto dei giorni trascorsi tra Iraq, Palestina e Giordania. I parlamentari, in questo caso, fungono da collegamento tra le forze presenti in quei paesi e il Governo italiano

Tra Iraq e Palestina: il quadro della situazione, in cui vivono quei territori e quelle popolazioni martoriate dall'odio e dalla guerra, tracciato dal parlamentare valdarnese di Alternativa Libera Massimo Artini che per la seconda volta consecutiva si è recato, a proprie spese, una settimana fa in quei paesi. Presenti anche altri parlamentari, Lì sono presenti anche i contingenti italiani. Lo scopo di tale visite è quello di riportare al Governo italiano le esigenze e le problematiche vissute dai militari nelle missioni internazionali. Ecco il racconto di quanto ha vissuto, raccolto da Valdarnopost.

Iraq

“In Iraq, insieme ai colleghi, abbiamo incontrato il contingente che è attualmente ad addestrare i Peshmerga Curdi e abbiamo anche avuto modo di interloquire con il Ministro dell’Interno e dei Peshmerga del governo regionale Curdo. Grazie all'attività del nostro consolato abbiamo toccato con mano il lavoro delle nostre ONG in particolare quello per l'organizzazione del problema profughi che coinvolge il Kurdistan iracheno (quasi due milioni tra profughi siriani e IDP – sfollati). Nella città di Dohuk, (che nel 2013 contava 1.400.000 abitanti) ad oggi ci sono quasi un milione di rifugiati e sfollati. La città è a 30 km da Mossul dove ancora è presente e aggressivo Da’esh (ISIS). Il lavoro delle nostre ONG e degli ospedali come le Scotte di Siena e il San Raffaele di Milano, hanno permesso di rendere i servizi ai cittadini a livelli di buona qualità, pur rimanendo gratuiti e per tutti, rifugiati, sfollati e cittadini”.

Poi la situazione sui confini del nord Curdo con la Turchia e la Siria: “La criticità maggiore risiede in quello che si potrebbe verificare entro poche settimane: l’imminente liberazione di Mossul, data per la terza settimana di ottobre, potrebbe provocare un flusso di sfollati e rifugiati stimato dal mezzo milione al milione e mezzo di persone, a seconda del livello di reazione del Da’esh all’attacco delle forze irachene e peshmerga. Questo è stato uno dei punti più dibattuti: sarebbe, infatti, opportuno un impegno massiccio dell’Italia e della comunità internazionale per la gestione di tali sfollati direttamente in Iraq, così da evitare pericolosi reflussi di migranti nella parte mediterranea del vicino oriente e successivamente verso l’Italia e l’Europa”.

Giordania

“In Giordania, dove abbiamo incontrato oltre al nostro ambasciatore le ONG locali, è particolarmente sentito il problema dei rifugiati dalla Siria e dall’Iraq. Abbiamo parlato anche della situazione politica giordana, in un periodo interessante, giacché si erano tenute da pochi giorni le elezioni per la camera dei deputati e nei giorni di nostra permanenza quella del senato e la nomina di un nuovo governo”.

Palestina

“Utilizzando il confine che passa sul fiume Giordano (Allenby Bridge), abbiamo raggiunto Gerico, via terra, per valutare la complessità di questo luogo che ha anche farraginose procedure di ingresso: 2 ore e mezzo di attesa per il passaggio, e controlli a non finire”.

L'onorevole Massimo Artini a Gerico ha incontrato anche il colonnello Guido Di Vita che, tra i tanti incarichi assunti, è stato anche comandante del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Arezzo dal 1999 al 2003:  “L'incontro con il colonnello Di Vita è stato Interessante, attualmente è al comando della MIADIT V di addestramento delle forze di polizia palestinesi. La missione è bilaterale organizzata dal nostro paese a supporto dell’ANP e fa da raccordo tra gli USA e Israele per la formazione delle forze di polizia, che non esistono in Palestina, per dare seguito agli accordi di Oslo del 1994 che prevedevano il controllo del territorio da parte dei Palestinesi sulle zone di Gerico, Hebron e Ramallah”.

Non è la prima volta che l'onorevole Artini raggiunge questi luoghi: “Si tratta della seconda visita alla missione MIADIT che avevo già svolto l’anno scorso nello stesso periodo. Dopo quel viaggio ho portato in parlamento e fatto approvare alcune necessità impellenti segnalatemi dai carabinieri: ho avuto il piacere di constatare che sono state applicate con successo. Anche quest’anno abbiamo avuto modo di interagire e apprendere quali siano le necessità più urgenti per le forze palestinesi”.

“A Ramallah abbiamo incontrato il comandante delle forze della Guardia Presidenziale dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP): la riunione ha avuto il pregio di rendere ancora più forti i legami tra il nostro paese (un eccellenza nel training di forze di polizia e sicurezza nel mondo) ed i palestinesi, che hanno avuto la premura di chiedere maggiore collaborazione nella formazione di nuove forze, e di riuscire a terminare la formazione di istruttori palestinesi che siano abilitati a formare altri palestinesi (stante anche la nuova scuola per ufficiali della quale già siamo parte integrante nella formazione)”.

Dall'incontro con il nuovo console generale ed al suo staff, l'onorevole Artini spiega di aver constatato che la situazione è migliorata rispetto all’anno scorso, ma che è ancora labile.

“Uscendo dal ristorante ci siamo imbattuti in gruppi di ebrei ortodossi che avevano inscenato combattimenti aspri con le forze di polizia (a fronte delle misure di sicurezza imposte per la imminente cerimonia funebre per l’ex presidente Simon Perez, che avrebbe ostruito o rallentato il percorso verso la città vecchia di Gerusalemme), al punto da arrivare al lancio di bombe molotov con annesso incendio di un bus e blocchi stradali”.

“Ad Hebron nella missione TIPH, ho avuto modo di constatare il lavoro svolto l’anno scorso quando c’era il rischio che la componente Danese, dei 6 paesi che ne fanno parte: Norvegia, Italia, Svezia, Turchia, Danimarca e Svizzera, si volesse smarcare dalla missione, facendo mancare i suoi 8 componenti. Il lavoro svolto dal penultimo decreto è stato quello di impegnare direttamente l’Italia nel supportare due ulteriori uomini nella missione. Sono riuscito a convincere tutto il parlamento a votare per l’emendamento e quest’anno, dopo la fuoriuscita dei Danesi, i nostri due carabinieri sono a mantenere in piedi la missione. Abbiamo poi visitato la città e le zone controllate di Hebron (H1 e H2) dalla TIPH e constatato l’effettiva difficoltà di possibilità di una vita normale per i palestinesi di Hebron”.

Il ruolo dunque dei parlamentari italiani è quello di un collegamento tra le forze presenti in questi paesi nelle missioni internazionali e il Governo italiano per recepirne problemi e necessità che altrimenti sarebbe impossibile gestire e risolvere.

 

Articoli correlati