Il Procuratore Capo di Firenze Giuseppe Creazzo ospite a Montevarchi per parlare di ‘ndrangheta, della presenza a livello nazionale e locale. “Non bisogna pensare che il fenomeno non arrivi vicino a noi, lo dimostrano i numeri, anche se in Toscana la situazione è diversa grazie al controllo sociale”
“Si tende a considerare il fenomeno mafioso lontano da noi, impossibile che coinvolga i nostri territori, ma non è così”. È la considerazione che ha aperto l’incontro con Giuseppe Creazzo, Procuratore Capo di Firenze, ospite a Montevarchi giovedì sera alla Ginestra per un evento organizzato dall’Amministrazione comunale con il Coordinamento del Valdarno Superiore di Libera e la sezione Coop di Montevarchi, che in apertura ha mostrato le immagini di un legame positivo stretto tra Toscana e Calabria, in particolare dalla Fondazione Il Cuore si Scioglie che ha contribuito alla realizzazione di un Centro Polifunzionale intitolato a Padre Pino Puglisi e inaugurato lo scorso settembre a Polistena in un edificio confiscato alla mafia.
Nel pomeriggio la proiezione del film “Anime Nere” ha aperto l’iniziativa che ha visto ospite il Procuratore protagonista di una storia di lotta alla mafia in Sicilia, in Calabria e dal 2104 in Toscana. Creazzo ha parlato soprattutto dell’attività della ‘ndrangheta a partire dalla Calabria e come si è evoluta negli anni, concordando con Don Ciotti nel definirla l’organizzazione più pericolosa, che fino a qualche anno fa è stata capace di evitare gesti e attentati che potessero attirare l’attenzione, a differenza di quello che accadeva in Sicilia. “Da 30 anni ha il monopolio nel commercio mondiale di eroina e cocaina, dispone di una liquidità enorme da investire poi in attività apparentemente lecite”.
Proprio la presenza delle organizzazioni mafiose sul territorio è stato il tema principale. “Le mafie traggono la loro forza da una quota di consenso sociale e dalla loro capacità di essere presenti nelle istituzioni, basta pensare anche ai casi e le condanne in Lombardia e Piemonte".
"In Toscana la situazione è ancora leggermente diversa” – ha spiegato Creazzo – “Il forte controllo sociale ha impedito che le organizzazioni mafiose attecchissero, la regione ancora è più immune rispetto alle altre per insediamenti veri e propri di cellule di dominio territoriale. Questo non esclude, però, le infiltrazioni, provate anche dai numeri che parlano di più di 200 beni confiscati in Toscana e dai numerosi episodi e condanne per estorsione e usura.
“Per quanto riguarda il Valdarno, anche questo territorio non è immune da ‘ndrangheta e soprattutto camorra, come dimostrato anche dai recenti episodi di cronaca e dai beni confiscati: si tratta per lo più di soggetti attivi in imprese di costruzione. Quello che abbiamo visto anche nel film è realtà: i segnali devono essere raccolti, è importante una vigilanza completa per difenderci non solo dalle mafie tradizionali, ma anche da bande estere anch’esse presenti in Toscana, soprattutto per traffico di prostituzione e stupefacenti”.
Come cercare di impedire il fenomeno? “Mantenere alta l’attenzione sociale, come in questa regione, dove è alto il livello di consapevolezza civica, essere formati e informati”. Il Procuratore, poi, ha parlato anche del giro di affari delle organizzazioni mafiose, non escludendone la presenza nel settore del gioco d’azzardo, in quanto “è dove ci sono molti soldi che girano che vanno a immischiarsi”. Poi ha raccontato nel dettaglio anche le storie di vittime di mafia, di Maria Concetta Cacciola, dei casi di allontanamento di minori da famiglie con presenza mafiosa per motivi di concreta compromissione educativa.