Il Presidente della Giunta Regionale Toscana Giani, grazie alle convenzioni con strutture residenziali di natura privata, ha emesso una ordinanza a carattere di urgenza il 23 giugno 2021, la n. 56 con la quale determina gli “Indirizzi alle aziende UU.SS.LL. per garantire all’interno delle RSA le prestazioni infermieristiche in caso di carenza di personale”: i delegati Rsu Cobas P.I della Usl Toscana centro riportano la notizia ed intervengono.
“Si tratta di una disposizione grave che manomette il Contratto Nazionale di Lavoro del comparto sanità pubblica e riguarda i diritti del personale infermieristico, per quanto interessa l’esclusività del rapporto di lavoro, intervenendo anche sul profilo di politiche di flessibilità organizzativa autoritaria che danno mano libera ai Direttori Generali delle UU.SS.LL. in Toscana utilizzando gli infermieri anche in strutture private, strafregandosene delle conseguenze che l’infermiere dovrà subire trovandosi catapultato in strutture residenziali ignote, dell’elevato rischio clinico, stress lavoro correlato,un profilo alto di reponsabilità civile e penale, senza contare i disagi conseguenti alle modifiche legate ai tempi di vita e di lavoro”.
“Per dare una mano al privato Giani usa in modo strumentale l’emergenza pandemica pregressa, utilizzando il profluvio di Decreti Legge e DPCM emanati a partire dal 2020 dai vari governi, nonché delle direttive della UE, per far fronte alla gestione dell’emergenza da COVID-19. Che fine hanno fatto i criteri di accreditamento per le strutture sanitarie e socio sanitarie previste dalle normative vigenti? Giani senza aver mai reso conto all’opinione pubblica di come funziona il sovvenzionatissimo, costoso e poco controllato sistema delle strutture residenziali, in cambio di una quantità di prestazioni che sotto il profilo della qualità risulta essere discutibile come sta a dimostrare la situazione odierna e i cui modelli organizzativi e gestionali sono fondati sullo sfruttamento dei lavoratori, con salari al minimo e con diritti ridotti a meno che zero, interviene sulle loro mancanze sotto il profilo dell’accreditamento e criticità, che guarda caso interessa proprio il calo di disponibilità nel mercato del lavoro di personale infermieristico, con conseguenti difficoltà dei soggetti gestori delle sterminate strutture residenziali a rispettare i parametri previsti dal cosiddetto sistema integrato di interventi e servizi per la “tutela” dei diritti di cittadinanza sociale, per cui dovrebbero avere diritto alle convenzioni”.
I Cobas continuano: “Cosa ordina la Regione Toscana: alle RSA che presentano carenza di personale infermieristico di segnalare alla Zona distretto/Società della Salute e all’Azienda UU.SS.LL. il fabbisogno necessario di personale infermieristico ed alle Aziende UU.SS.LL competenti per territorio di garantire la copertura delle prestazioni infermieristiche secondo le carenze riscontrate e previa sottoscrizione di apposita convenzione che dovrà avere dovr una durata massima di cinquanta giorni, con possibilità di rinnovo in relazione al perdurare delle condizioni di insufficienza strutturale del personale in dotazione alla RSA. Giani e la sua giunta non sembrano rendersi conto della situazione di emergenza di personale in corso nelle varie UU SS LL, delle particolari condizioni di lavoro dei nostri infermieri impegnati da tempo con grandi sacrifici e professionalità e in una condizione di scarsa sicurezza, in materia di prevenzione e protezione, a garantire in condizioni di minimi essenziali i servizi sanitari, distrettuali, territoriali, domiciliari e il diritto alla salute dei cittadini, in un contesto dove a causa di questa condizione strutturale aumentano infortuni, malattie professionali e responsabilità, aggravati dalla condizione emergenziale in corso, affrontata con leggerezza dai vari Direttori Generali, con il nostro dissenso, attraverso il – ricorso massiccio alle agenzie interinali e a una forte precarizzazione dei rapporti di lavoro”.
Le richieste dei Cobas: “Come Cobas dissentiamo sulla violazione dei diritti contrattuali dei lavoratori, sull’utilizzo della flessibilità ancora una volta giocata sulla pelle dei lavoratori e di politiche gestionali autoritarie che mettono a serio rischio e pericolo gli operatori pubblici a vantaggio in questo caso del cosiddetto sistema sanitario integrato con soggetti privati. Chiediamo la revoca dell’ordinanza che obbliga i lavoratori pubblici a prestare attività lavorativa presso strutture private, il rispetto dei diritti contrattuali in essere ferie, congedi, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il rispetto delle normative di accreditamento strutturale e professionale dalle strutture private, per le quali hanno accesso alle convenzioni frutto di appalti, esternalizzazioni e cessione dei servizi e attività pubbliche, un vero piano di assunzione delle UU SS LL e un vero riconoscimento salariale che non sia una tantum, per le attività svolte”.