Fondi già autorizzati dalla Corte dei conti, ma il governo non li eroga: e a farne le spese, in Toscana, sono circa 30mila lavoratori, senza reddito da inizio maggio. Cgil, Cisl e Uil della Toscana sono pronte alla mobilitazione
Entro i primi dieci giorni di ottobre, Cgil, Cisl e Uil della Toscana sono pronti a portare in piazza i lavoratori del settore artigiano che da inizio maggio non ricevono la cassa integrazione. Un ritardo che, hanno spiegato i rappresentanti sindacali, è dovuto unicamente alla complicata burocrazia nazionale e ai ritardi di erogazione. A spiegare la situazione sono stati Mirko Lami segretario regionale Cgil, Ciro Recce segretario generale aggiunto Cisl Toscana e Mario Catalini coordinatore Uil lavoratori dell’artigianato e presidente Ebret, l'Ente bilaterale dell'artigianato toscano.
"L’erogazione degli ammortizzatori sociali per il settore artigiano passa attraverso il fondo nazionale FSBA, che ha fatto fronte alle richieste arrivate nei primi giorni dell’emergenza Covid con risorse proprie, poi ha dovuto attendere l’erogazione dei fondi stanziati dal governo. Una prima tranche è stata erogata a fine giugno e con quella, in Toscana, si è riusciti a coprire fino a inizio maggio per tutti i lavoratori del settore, circa 100mila persone, in 29mila aziende".
"Ma con la fine del lockdown sono rimasti 30 mila i lavoratori artigiani toscani in ‘cassa’, e nessuno di loro ha percepito più un euro", hanno precisato i rappresentanti sindacali. "Eppure la Corte dei Conti ha sbloccato i fondi e il governo deve solo trasferirli a FSBA, che li verserà ai lavoratori".
“Abbiamo già scritto al prefetto di Firenze, come coordinatore dei prefetti toscani –ha spiegato Mirko Lami (Cgil) – e torniamo a chiedere al governo di sbloccare subito queste risorse e anche quelle per i mesi successivi, perché questi lavoratori devono mangiare. E’ il momento di mettere da parte la burocrazia, di fronte a una situazione tragica.”
“Riceviamo costantemente dai lavoratori, sia come sindacato, sia all’Ente bilaterale, decine di mail preoccupate, in alcuni casi tragiche, di persone che paventano gesti estremi – ha detto Ciro Recce (Cisl) – e di fronte a questo non siamo più disposti ad aspettare: va trovato il modo di semplificare la procedura e di programmare con certezza l’erogazione.”
“Noi – ha detto Mario Catalini (Uil e Ebret) – abbiamo fatto i salti mortali, abbiamo assunto, con risorse nostre, tre persone in più per gestire le pratiche e abbiamo predisposto tutte le domande: saremmo in grado di pagare, subito, fino a luglio; purché arrivino i soldi. C’è uno scarto insopportabile tra l’azione nazionale dei ministeri e quella degli enti regionali, che sono a contatto con le persone e le aziende.”
Per questo i rappresentanti sindacali hanno preannunciato una manifestazione regionale, da tenersi entro la prima decade di ottobre, se a strettissimo giro non arriveranno i fondi per pagare la cassa almeno fino a luglio.