Due diversi i fascicoli aperti per i due incendi, avvenuti a distanza di una settimana l’uno dall’altro. Per la Lem elementi di prova a favore dell’ipotesi del dolo; mancano invece per la Valentino, per cui si procede per incendio colposo
Si procede con due diversi fascioli per le indagini relative ai due incendi che, nel giro di una settimana l'uno dall'altro, hanno bruciato prima lo stabilimento della Valentino, poi quello della Lem, entrambe nell'area industriale di Levane, a pochi metri l'una dall'altra. Rilievi ed approfondimenti sono già stati condotti nei due siti, che si trovano ancora sotto sequestro, ed altre indagini proseguono, a partire da quelle legate alla visione di ore e ore di immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza.
Una prima certezza si fa però avanti: secondo la Procura della Repubblica di Arezzo, infatti, alla Lem è stato incendio doloso. Lo provano due particolari elementi: una porta trovata sfondata sul retro dell'edificio, e un sensore dell'allarme perimetrale che ha registrato una intrusione, una manciata di minuti dopo le 20,30. Due elementi che confermerebbero la matrice dolosa, all'origine del secondo incendio: qualcuno si sarebbe introdotto all'interno per appiccare le fiamme.
Sul primo incendio, quello alla Valentino, mancano invece elementi di prova che portino sulla stessa strada, quella del dolo. Nemmeno la visione delle telecamere di sorveglianza, in questo caso, avrebbe fornito indizi utili ad appurare che l'incendio sia stato appiccato volontariamente. Per questo, nel caso della Valentino, si procede invece per incendio colposo.
Non è, invece, al momento confortato da prove e dati certi un possibile collegamento tra i due roghi.
Le ipotesi sulla natura dei due incendi sono tante, a partire dalla più grave, quella avanzata dalla Cgil e dalla Fondazione Caponnetto, che fa riferimento a modalità tipiche della criminalità organizzata: modalità che però sarebbero in parte nuove per il Valdarno, una terra in cui le mafie sono presenti da tempo e in maniera provata, ma soprattutto per fare affari e ripulire denaro sporco, come denuncia da anni Libera Valdarno.
Poi c'è anche quella di una semi-casualità. Non esattamente una coincidenza, insomma, ma piuttosto un atto doloso (l'incendio appiccato alla Lem) scaturito da un evento casuale (le fiamme che hanno distrutto la Valentino) magari per depistare le indagini. Se così fosse, resterebbero comunque da individuare le cause scatenanti del rogo della Valentino, ma soprattutto movente e responsabile (o responsabili) di quello alla Lem. Solo a quel punto si potrà capire cosa sia successo davvero nell'area industriale di Levane nel giro di una settimana.