22, Novembre, 2024

Il restauro della ‘Resurrezione’ di Natale Bencini fa discutere. Panzetta: “Devastata l’opera originale”

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Sta facendo discutere il restauro della Resurrezione di Bencini, opera che è stata ricollocata nella chiesa del cimitero comunale di Montevarchi qualche giorno fa. Il restauro realizzato da Renzo Brandi, infatti, ha restituito un’opera che appare molto diversa dall’originale, seppur questa fosse rovinata dal tempo e dagli anni trascorsi. Ed è proprio su questo che si concentrano le critiche degli esperti del settore.

Il professor Alfonso Panzetta, che oggi dirige il Dipartimento di restauro all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, conosce bene Montevarchi, avendo curato dal 2007 l’allestimento del Museo del Cassero per la Scultura dell’Ottocento e del Novecento, che ha poi diretto personalmente dal 2010, anno dell’inaugurazione, fino al 2017. Ed è proprio il professor Panzetta a criticare aspramente quel restauro.

“Purtroppo in questo caso non si può parlare affatto di restauro. Si tratta di una devastazione, una ridipintura, una reinterpretazione di un’opera di un altro. Qualcosa di molto grave, tanto più perché avviene in una regione come la Toscana, dove si è insegnato al mondo come si fa il restauro. L’opera di Natale Bencini – continua il professor Panzetta – è stata stravolta, si è persa l’anatomia della figura, sono state modificate alcune parti. Bencini non è stato un pittore di fama nazionale, ma è stato quello che io definisco un “petit maître”, un piccolo maestro, che ha scelto di lavorare sul territorio in cui viveva, che ha capito la pittura del suo tempo, il Novecento, e sapeva quello che faceva. Prima del restauro quel Cristo aveva una sua dignità, un senso tipico della pittura toscana degli anni ’40-’50. Adesso l’ha perduta”.

Panzetta ricorda anche quale sia di norma l’iter da seguire per le operazioni di restauro: “Normalmente i restauri di opere sono sottoposti agli organi di sorveglianza, quindi la Soprintendenza. Quando si decide di fare un restauro, l’ente proprietario del bene, che può essere un ente pubblico o la Chiesa, invia il progetto di restauro con curriculum del restauratore incaricato, iscritto all’Albo del Ministero, alla Soprintendenza per ottenere il nulla osta: a quel punto, una volta rilasciato il nulla osta, la Soprintendenza esercita la sorveglianza con verifiche periodiche sul lavoro che viene portato avanti. Tutto questo non è sicuramente accaduto in questo caso”.

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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