Arriva nella domenica di vigilia del Consiglio comunale, l’intervento del sindaco Silvia Chiassai Martini sul futuro dei giardini Spinelli. “I lotti liberi sono completamenti del territorio urbanizzato. Il privato che andrà a costruire sarà obbligato a realizzare un’area verde attrezzata, un sistema di accesso carrabile e pedonale, parcheggi”
Nella domenica di vigilia del Consiglio comunale di Montevarchi nel quale la Variante andrà in votazione, il sindaco Silvia Chiassai Martini interviene nell'acceso dibattito politico relativo alla trasformazione dei giardini intitolati ad Altiero Spinelli, nella zona nord della città, in lotto libero edificabile. Una decisione che sarà sottoposta al voto consiliare, ma che la prima cittadina difende a spada tratta.
"I Giardini Spinelli – spiega – sono inseriti in un contesto già urbanizzato composto da infrastrutture, reti tecnologiche e impianto di illuminazione pubblica. In base al Regolamento urbanistico, i lotti liberi sono intesi proprio a completamento del territorio urbanizzato. Nello specifico, il privato che andrà a costruire, sempre per legge, sarà obbligato ad osservare specifiche prescrizioni per la realizzazione di un'area verde attrezzata, un sistema di accesso carrabile e pedonale, parcheggi in base alla destinazione d'uso dell'area e alla volumetria edificata".
"L’area dei giardini Spinelli – ricorda inoltre il sindaco – è già in un piano di alienazione delle opere pubbliche, approvato in consiglio comunale nel dicembre scorso senza alcuna levata di scudi o denunce per speculazione selvaggia. Grazie all’intuizione dell'ex assessore ai lavori pubblici, condivisa all’unanimità dalla Giunta, abbiamo dato indirizzo politico per il piano delle alienazioni, tra cui questa area. La scelta del lotto libero è stata effettuata dal dirigente comunale, competente per la parte tecnica".
Poi la difesa si trasforma in attacco politico verso il centrosinistra: "Le grandi operazioni di cementificazione sono già state fatte dalle amministrazioni passate e senza investire gli oneri di urbanizzazione nel patrimonio pubblico esistente, ma scialacquando in progetti faraonici. Vorrei che fosse chiaro che la decisione di mettere in vendita dei beni pubblici è stata dettata da un'esigenza, non da una libera scelta. Lo dimostrano le entrate nella casse comunali per gli oneri di urbanizzazione, se in passato erano di tre o quattro milioni di euro, oggi ridotte a trecento mila euro".
"Se siamo costretti a ricorrere alla vendita – conclude Chiassai – è grazie alla politica di allora, che oggi ha il coraggio di parlare di cementificazione, o addirittura di scempio, dopo aver lasciato in eredità casse di espansione da realizzare dal 2009, scuole e cimiteri comunali che versano in condizioni pessime, impianti e edifici pubblici da ristrutturare, strade comunali da manutenere, e addirittura l'opposizione di oggi richiede una commissione tecnica per valutare le buche. Non prendiamo lezioni da chi ha sperperato negli anni il denaro pubblico riducendo Montevarchi in queste condizioni".