Il Comitato aveva chiesto di sospendere il processo di fusione, dopo il referendum. Ieri invece il Consiglio regionale ha preso atto della vittoria del ‘Sì’, seppur con uno scarto basso, e ha dato il via libera alla nascita del Comune unico
È amaro il commento del Comitato per il No alla fusione dei comuni di Pergine e Laterina, all'indomani del voto in Consiglio regionale che, a larga maggioanza, ha dato il via libera alla costituzione del nuovo Comune unico alla luce dell'esito del referendum.
"Ieri il Partito democratico regionale, appoggiato da una contraddittoria Lega Nord, ha votato la legge di fusione dei Comuni di Laterina e Pergine. Il dibattito regionale ha mostrato una maggioranza impacciata sui temi della partecipazione e della democrazia. Anche al livello comunale il silenzio del Sindaco Neri, assente politicamente dal dibattito pubblico consiliare, lascia sbalorditi. Sono segni di incapacità di dialogare", scrive in una nota il Comitato per il No.
"Il risultato del referendum – secondo il Comitato – è di parità. Il No ha raccolto il 49,46% dei consensi; in tutte le frazioni. Sorprende che né il Sindaco Neri né i consiglieri regionali del Pd vogliano accettare questa verità. Il Comitato per il No ha chiesto la sospensione del procedimento amministrativo perché fosse fatta una riflessione seria sulla profondo spaccatura della comunità perginese, nel suo complesso".
Il Comitato sottolinea la spaccatura che si è evidenziata in seguito al referendum: "La comunità perginese è profondamente spaccata. E quando ciò avviene la Politica si adopera per trovare soluzioni e non per esacerbare gli animi e provocare continuamente i cittadini come fa il Sindaco e la sua maggioranza. Le dichiarazioni senza sostanza politica del Sindaco in Consiglio comunale lo dimostrano. Non sorprende, invece, che alcuni esponenti della maggioranza del Comune di Pergine abbiano riconosciuto che la spaccatura ci sia ed è grave. L’Amministrazione è, quindi, confusa, perché non si aspettava il grande risultato del No. Veramente si vuole amministrare contro il 49,46% delle persone?".
"La legge regionale sulle fusioni – conclude il Comitato per il No alla fusione – non consente un meccanismo decisionale pacifico e sereno. Un ripensamento è necessario. Perché non fondere i comuni solo con maggioranze qualificate esattamente come quando si approva o modifica lo statuto comunale che necessita dei 2/3 di voti consiliari? Le scelte importanti devono farsi ponderatamente".