13, Ottobre, 2024

Ex Laca, il progetto di acquisto finisce in una bolla di sapone. Parla Salvarani: “Tornassi indietro, non mi lascerei coinvolgere”

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L’imprenditore, titolare del 10% delle quote di “Casa Salvarani”, società nata per acquisire la ex Laca, commenta con amarezza l’esito della vicenda. “Il progetto era perfetto: ma ci volevano imprenditori seri. Invece ci siamo fidati di una persona che non aveva un soldo da investire”. E ora quello stabilimento resta chiuso

Non ha avuto alcun esito, la proposta di acquisizione della ex Laca di Santa Barbara da parte di una società nata per lo scopo, la "Casa Salvarani Srl". Nessun esito perché, è il nocciolo della questione, il progetto aveva intenti nobili, ma basi inesistenti, nella sostanza. Al tribunale di Siena, di fatto, non è stata presentata alcuna proposta concreta, e cioè con i soldi necessari.

Ricostruisce la vicenda con amarezza, Giovanni Salvarani. L'imprenditore, infatti, aveva condotto la due diligence e aveva concesso l'utilizzo del nome della sua famiglia (mobilieri da generazioni) in cambio di una quota del 10%. "Il progetto era perfetto, ci avevo creduto. E invece mancava la serietà che questo richiede. Io personalmente non ho mai percepito un soldo, anche se in realtà avrei dovuto. Ma non è questo il punto, in fondo: quello che conta è che tutto è sfumato, perché di soldi non ce n'era nemmeno l'ombra".

"Alla fine è andata come avevo intuito: niente di fatto", continua Salvarani. "La società, di fatto, non ha creato altro che illusioni. Ha illuso non solo me: ma anche chi ci ha investito soldi. Ad esempio un ex dipendente ed un professionista che, per una quota del 5%, hanno investito 50mila euro a testa. E ha illuso quei quindici, venti dipendenti che, credendo nel progetto, hanno anche lasciato altri posti di lavoro per tornare alla ex Laca, la scorsa estate, pensando ci fosse davvero un futuro".

"Invece nulla, purtroppo la Casa Salvarani e nello specifico il suo Direttore generale, Antonio Calvi, hanno creato aspettative intorno al nulla. Non solo: credo ci siano debiti intorno ai 150mila euro, assegni in bianco, contributi mai versati". Insomma, quella che sembrava la speranza di ripresa per lo stabilimento è diventata una medicina ancora più amara della malattia. "Potessi tornare indietro, non mi farei sicuramente coinvolgere in questa vicenda".

E ora resta solo un fatto: i cancelli della ex Laca sono ancora chiusi. Nonostante quello stabilimento nuovo di zecca, con impianti produttivi di ultima generazione, un magazzino dal potenziale altissimo, e le professionalità di alto livello che lavoravano qui. Un gioiellino che potrebbe ripartire, se qualcuno volesse seriamente investirci. "Si potrebbe ricominciare anche domani: il segmento internazionale dell'arredamento è vivo, ci sono possibilità. Ma servono soldi, che ci siano davvero. Io non li ho, ma sono disponibile a collaborare, a dare una mano per far ripartire quello stabilimento, se qualcuno fosse pronto ad investire", conclude Salvarani.  

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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