27, Novembre, 2024

Eco al seno: l’esame fra un anno, a gennaio 2016. Mugnai: “Pazzesco, sempre peggio”. La Asl8: “Serve più informazione sui tempi di attesa”

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Il caso nasce in Valdarno: lo scorso dicembre, ad una donna viene prenotata l’ecografia al seno per il 21 gennaio 2016. Lei, convinta che si tratti del 2015, si presenta due giorni fa e scopre il malinteso. Poi segnala tutto al consigliere regionale Stefano Mugnai, che denuncia pubblicamente la vicenda. Ma la Asl8 replica: “Con le nuove classi di priorità, gli esami urgenti vengono effettuati subito. Quelli di routine no: ma il medico dovrebbe essere chiaro con il paziente”

Quando si è presentata al Cup per prenotare l'ecografia al seno, lo scorso dicembre, una paziente valdarnese è uscita piuttosto soddisfata: 21 gennaio, attesa piuttosto breve. Peccato che si trattasse del 21 gennaio 2016: e lo ha scoperto solo tre giorni fa, quando si è recata all'ospedale del Valdarno per fare l'esame e è venuto fuori che non era nella lista di quel giorno. Ma di un anno dopo. 

A quel punto, la signora e suo marito hanno firmato i moduli per riavere indietro il ticket e annullare la prenotazione. "Usciti dall’ospedale hanno sentito un privato e nel giro di due giorni, la signora farà il suo controllo al seno, con una spesa di poco maggiore. Poi però il marito ha acceso il pc e mi ha scritto per segnalare tutto". A raccontare la vicenda, infatti, è stato il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (FI).

Ed è suo il commento a quanto accaduto: "Al paziente serve ormai un’agenda con calendario perpetuo, anche perché se poi si dovesse scordare l’appuntamento fissato in così lungo termine non presentandosi e senza disdire, poi finirebbe per essere addirittura sanzionato. E’ pazzesco. Assurdo. Più che un servizio, questo è il suo opposto".

"Eppure – aggiunge Mugnai – non sarebbe così complicato far funzionare il sistema su tempi di attesa ragionevoli. Sarebbe bastato tagliare gli apparati quando si era in tempo, e non ora con questa riforma raffazzonata a fine legislatura, e riversare il risparmio ottenuto dal taglio alle burocrazie dritto nel servizio sanitario propriamente detto, riattivando il circuito virtuoso che avrebbe presto compresso in dimensioni ragionevoli prima di tutto proprio le liste d’attesa".

"Se io fossi un’azienda sanitaria – commenta ancora Stefano Mugnai – sarei sempre a combattere all’ultimo spicciolo per far quadrare i bilanci senza toccare le poltrone. Chi me lo farebbe fare di rinunciare a liste d’attesa che mi dirottano una bella quota sull’attività libero professionale, per me azienda ben più remunerativa di quella ordinaria?". 

Ma la replica della Asl8 è netta: sulle liste di attesa basterebbe soltanto una maggiore informazione ai pazienti, dopo le novità introdotte con le classi di priorità. "Le donne hanno tutto il diritto di lamentarsi per la scarsa informazione ricevuta, e non per presunte carenze del servizio. La Asl ha il dovere di garantire un servizio efficiente, in linea con le evidenze cliniche e scientifiche, seguendo i protocolli internazionali, nazionali e i regolamenti regionali ed aziendali. E di fronte alle segnalazioni che assurgono al rango di cronaca come casi di malasanità, il tasto su cui è necessario intervenire è quella della più dettagliata informazione e non nella modifica dei criteri di accesso al servizio". 

Ogni anno nella Asl8 si eseguono 25mila mammografie e oltre 10mila ecografie al seno. "Dal marzo 2014 è entrata in vigore anche per le mammografie e le ecografie senologiche, la prenotazione per classi di priorità. Il medico proscrittore quindi stabilisce il livello di priorità di quella prestazione e 'decide' la tempistica. Può essere classe B, cioè breve, con un esame da erogare entro 10 giorni; oppure classe P, programmata, differibile. Quindi, se il medico ritiene che vi sia un sospetto sul quale svolgere indagini rapidamente, indica la classe B, e l’esame viene eseguito in pochi giorni. Altrimenti, se il medico stabilisce che siamo di fronte ad un esame di routine, il tempo di attesa non rappresenta più un elemento importante".

"Ed è sempre il medico prescrittore – aggiunge l'Azienda sanitaria – che ha il dovere di spiegare alla paziente questo percorso. Chiederemo ai medici di non tralasciare più questa componente informativa: hanno ragione a preoccuparsi quelle pazienti che si lamentano di attese di mesi, se il medico non le ha correttamente informate che è normale attendere, anche perché nella quasi totalità dei casi, si tratta di controlli routinari. Se ci fosse urgenza, in pochi giorni si procederebbe con l’esame diagnostico. 

"In conclusione va detto, ad onor del vero, che sono davvero pochi i soggetti, sulle migliaia e migliaia di esami eseguiti, che non hanno avuto informazioni dettagliate sul percorso o sui tempi. Ma anche questi pochi casi, secondo la Asl, hanno il diritto ad avere informazioni chiare ed i medici che prescrivono hanno il dovere di informarle dettagliatamente, per evitare di rimanere sorprese se ad una richiesta di esame di routine, si riceve come data un tempo lungo: se è così, significa che il proprio medico ha ritenuto giusto aspettare".
 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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