Dalla recente esperienza in Israele e Cisgiordania, proprio nei giorni in cui cadevano i missili iraniani, fino al lungo racconto della sua esperienza da corrispondente di guerra in Ucraina: è un lungo racconto quello che ieri sera Giammarco Sicuro, giornalista della Rai, montevarchino, ha portato proprio nella sua città di origine. Ospite del Circolo Stanze Ulivieri, accolto dai saluti della Presidente Elisabetta Benini e della vicesindaco di Montevarchi Cristina Bucciarelli, Sicuro ha preso parte ad un un evento particolarmente partecipato, in cui ha parlato di guerra e di prospettive di pace, ma soprattutto di come si racconta una guerra sul campo.
“Credo che le storie delle persone siano la chiave: le conseguenze del conflitto sulla gente, sulla vita quotidiana. E a farne le spese, in qualsiasi contesto di guerra, sono sempre i più deboli, spesso i bambini, coloro che comunque non possono difendersi e non hanno voce per farsi sentire. È tutto questo che cerco di raccontare con il mio lavoro”, ha esordito.
“Sono stato otto giorni in Israele, un viaggio che si è allungato per le difficoltà logistiche che ogni conflitto comporta. Siamo ad un anno dall’assalto del 7 ottobre: ero già stato in quei territori all’indomani dell’attacco, ma oggi mi sono reso conto che le cose si sono fatte più complesse, una escalation che coinvolge ormai vari scenari, e il livello di tensione, odio e contrasto fra le parti, ma anche all’interno della stessa società israeliana, è molto più esasperato rispetto a un anno fa, e questo non promette bene per la ricerca di una soluzione”. E intanto le persone ne pagano le conseguenze: Sicuro racconta le storie dei palestinesi che vivono nei campi profughi con la speranza un giorno di rientrare nei loro territori; l’incontro con una bambina palestinese utilizzata come una sorta di scudo durante un’operazione israeliana alla ricerca di terroristi; il grave problema dell’impossibilità per le famiglie di raggiungere l’unico ospedale pediatrico oncologico rimasto su territorio palestinese; ma anche la vita oggi nel kibbutz di Kfar Aza che fu assaltato da Hamas il 7 ottobre 2023. “Il mio obiettivo è sempre quello di raccontare le storie delle persone, il ruolo del giornalista non è di prendere le parti di qualcuno, ma di riportare quello che succede, in modo che ognuno possa farsi un’idea. Più occhi ci sono in un conflitto, pronti a raccogliere notizie senza pregiudizi, più sarà facile per tutti farsi un’idea di quello che sta succedendo”.
Nel corso della presentazione si è poi parlato di “Grano”, il libro che Giammarco Sicuro ha dedicato alla sua corrispondenza da Mosca e poi dall’Ucraina nel primo mese dopo lo scoppio del conflitto. “Ero pronto a partire per la Russia con un visto giornalistico ottenuto prima dello scoppio della guerra – ricorda – riuscii a raccontare quei primi giorni, le proteste silenziose dei russi in piazza, il lento spegnimento dell’informazione libera di Mosca. Poi mi spostai in Ucraina, raggiungendo il fronte: era la mia prima esperienza di questo tipo. Ricordo le difficoltà di comunicare, con le linee telefoniche fuori uso, l’impossibilità di usare la luce elettrica per non fornire indicazioni ai russi, l’acquedotto bombardato sistematicamente dai russi proprio per sfinire le popolazioni al confine. E le persone che abbiamo incontrato nei bunker, la disperazione della gente, il lavoro impagabile che svolgono ogni giorno le ONG in questi territori sotto le bombe”. Tante anche le domande del pubblico presente, un interesse forte nei confronti delle vicende di guerra ma anche del punto di vista e della testimonianza diretta che solo un corrispondente di guerra può fornire.
Le foto sono di Diletta Baldini