In una conferenza di fronte a tanti cittadini Luca Canonici ricostruisce la storia dell’Incoronazione della Vergine di Botticelli, che Montevarchi rivorrebbe indietro. La petizione va avanti, mentre è partita una supplica al Ministero. E l’amministrazione comunale promette di appoggiare la battaglia
Ci sono voluti anni di ricerche, di complesse ricostruzioni storiche, di studi negli archivi per ritrovare quel tesoro perduto, l'Incoronazione della Vergine che Botticelli aveva eseguito per Montevarchi fra la fine del 1400 e l'inizio del 1500. Una pala che ora è esposta (dopo un centinaio di anni di silente conservazione non accessibile al pubblico) a Villa La Quiete a Firenze.
Se oggi si può affermare che è proprio quella, l'opera che per oltre quattrocento anni è rimasta a Montevarchi, è grazie agli studi del professor Silvano Del Vita, che solo nel 1991 è riuscito a mettere insieme gli intricati fili di una trama degna di un romanzo. Lo ha ricordato più volte, ricostruendo quella storia davanti all'affollata platea dell'Auditorium comunale di via Marzia, Luca Canonici, direttore del Museo di Arte Sacra, e fortemente impegnato nella battaglia per riportare 'a casa' il Botticelli.
"Che ci fosse un'opera di Botticelli, a Montevarchi – ha spiegato Canonici – lo sappiamo da Giorgio Vasari: nel 1568, nella sua opera 'Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori', scrive espressamente che in una chiesa di Montevarchi, quella di San Francesco (il convento che oggi è Sant'Andrea a Cennano), Sandro Botticelli aveva eseguito la pala per l'altare maggiore".
Nessun cenno, però, a cosa rappresentasse quella pala. Ed è questo che ha reso tutta la ricerca più difficile, fin dall'inizio. "Del Vita, però – ha proseguito Canonici – riuscì a trovare un documento preziosissimo: la testimonianza di un frate, frate Messeri, che racconta la requisizione napoleonica a Montevarchi, operata da alcuni funzionari nel 1810. E dice espressamente che tra le opere portate via c'è una pala, dal titolo 'Incoronazione della Vergine'. È stato il secondo tassello messo insieme in questa ricerca".
Per quasi mezzo millennio, dunque, quell'opera resta a Montevarchi. Non cambia la sua sede, ma il posizionamento sì: quando viene requisita, nel 1810, non si trova infatti più nell'altare maggiore, ma in uno laterale, quello della famiglia Mini. "Questo perché la famiglia aveva acquistato la pala, al costo di 80 scudi".
Era proprietà privata della famiglia Mini, insomma. "Ma i frati non opposero questa considerazione ai funzionari napoleonici, e l'opera fu portata via. Probabilmente custodita per alcuni anni in qualche magazzino, nell'ambito fiorentino".
Se ne perdono le tracce, finché qualche anno più tardi la famiglia Mini ne reclama la proprietà. La caduta di Napoleone ha aperto la strada alle riconsegne, e il casato montevarchino fa appello al Granduca di Toscana. "Il quale – racconta Canonici – secondo i documenti ritrovati, dà effettivamente mandato per ritrovare la pala portata via da Montevarchi. Che però non si trova". Ci vuole un po', per capire dove sia: "Era finita nella chiesa di San Jacopo a Ripoli, anche quella colpita dalle spoliazioni napoleoniche. Da quella chiesa era stata portata via, infatti, un'altra Incoronazione della Vergine, opera del Ghirlandaio però: al suo posto, era stato restituito il Botticelli".
Nella corsa a riavere indietro le opere, succedeva anche questo. E così a Montevarchi, alla famiglia Mini, per compensare di quella perdita viene spedita un'altra pala: l'Adorazione dei Magi di Matteo Rosselli, oggi ancora lì. Il Botticelli resta a San Jacopo, ma non a lungo: "Nel 1886 l'ordine delle Montalve abbandona quella chiesa, e le suore portano via con sé le opere, compreso il Botticelli. Si trasferiscono a Villa La Quiete, dove la pala resta, insieme alle suore, fino al 1992, quando l'istituto di educazione viene sciolto e la Villa passa in proprietà all'Università di Firenze".
È in quegli anni che, anche grazie a un documentario televisivo relativo al restauro dell'opera, Del Vita mette insieme i pezzi del complicato puzzle. Va a Villa La Quiete, vede l'Incoronazione, e riconosce nella platea dei santi quelli cari a Montevarchi. È il tassello finale, quello che permette di vedere nel suo insieme la storia di questa opera.
"Nel 2007 siamo andati, io e Oscar Pianigiani, a visitare la Villa e fotografare l'opera. Da allora – conclude Canonici – non mi sono mai fermato: perché continuo a ritenere un sopruso, il fatto che la pala del Botticelli non sia resa a Firenze. Ora abbiamo lanciato una petizione, in meno di un mese ha superato 1500 firme, ed è partita una supplica al Ministro Franceschini. Non ci arrendiamo".
E l'amministrazione comunale appoggia la battaglia: "Da dieci anni – ha commentato il sindaco Silvia Chiassai – va avanti una giusta battaglia per il diritto di Montevarchi di riavere indietro il Botticelli. Siamo pronti a giocare tutte le carte, e ci impegnamo a portare avanti la richiesta".