02, Maggio, 2024

Crt e Università svedese di Umea lavorano insieme sul neglect

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Si tratta di un disturbo della percezione determinato dall’ictus: impedisce di considerare tutto ciò che sta a sinistra del proprio corpo

Il Centro di riabilitazione di Terranuova insieme all'Università svedese di Umea sta lavorando sul 'neglet', un disturbo della percezione che colpisce il 70% delle persone colpite da ictus e che impedisce di considerare tutto quello che è a sinistra del proprio corpo. 

"Il paziente può anche non essere in grado, con la mano destra, di trovare e stringere la sua mano sinistra. Da un piatto scompare la parte di pietanza che è a sinistra. Quando uno si fa la barba, rade solo la parte destra del viso. Difficile muoversi: se il paziente è su una sedia a rotella, non riesce a percepire lo spazio che è alla sua sinistra".

Alla patologia lavorano da tempo sia la Clinica di riabilitazione toscana con l’equipe guidata dal dottor Mauro Mancuso sia l’Università svedese di Umea, fondata nel 1965 e classificata al ventitreesimo posto tra i migliori istituti d'istruzione del mondo al di sotto dei 50 anni di nascita dalla rivista britannica Times Higher Education.

"Ho avuto incarico dal mio governo di individuare centri riabilitativi in diversi stati: dall'Inghilterra, agli Stati Uniti, all'Italia – afferma Helena Fordell, che guida l'equipe svedese – Strutture con le quali collaborare. Ho avuto modo  di vedere come agisce la Crt e come sia capace di valorizzare il lavoro di èquipe. Per queste ragioni intendo indicare la CRT come clinica di riferimento per l’Italia con cui attivare  progetti e scambio di competenze".

“L’equipe svedese – sottolinea Mauro Mancuso – ha messo a punto un programma di realtà virtuale per sostenere la riabilitazione delle persone che applicheremo nella nostra clinica. E’ una tecnica che induce il paziente a prendere progressivamente consapevolezza della “realtà” alla sua sinistra. Quella di ieri è stato un importante scambio di esperienze. Il neglect è una delle patologie alle quali lavoriamo nel nostro laboratorio per i disturbi cognitivi. Svolgiamo una ricerca traslazionale, applicata cioè sul campo per consentire ai nostri pazienti di godere immediatamente dei benefici che derivano dai risultati del nostro lavoro. In questa attività abbiamo molti riferimenti non solo in Europa e il lavoro che stiamo conducendo con l’università svedese rientra in questo ambito”.

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