In Toscana saranno tre le città che accolgono la manifestazione: Firenze, Siena e Pisa, quelle universitarie vista l’adesione degli studenti. Tre i pullman dal Valdarno aretino che si recheranno a Siena. Il Valdarno fiorentino, invece, andrà a Firenze
Venerdì 12 dicembre la Toscana si ferma per lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil. Tre saranno le manifestazioni di area vasta: sono state scelte le città universitarie Firenze, Siena e Pisa per l'adesione anche degli studenti.
Il Valdarno aretino raggiungerà Siena: il concentramento è alla Lizza, poi il corteo fino a piazza Duomo e alle 11.30 comizio aperto da Sandro Santinami, segretario generale UIl Siena, e concluso da Alessio Gramolati, segretario generale Cgil Toscana. Saranno tre i pullman organizzati dalla Cgil, uno da San Giovanni, l'altro da Montevarchi, il terzo da Terranuova. In tutto circa 150 persone.
Il Valdarno fiorentino, invece, prenderà parte alla manifestazione di Firenze: concentramento in piazza Poggi e corteo fino a piazza SS. Annunziata. Il comizio sarà aperto da Francesca Cantini, segretario generale UIl Toscana, e concluso da Serena Sorrentino, segretario nazionale Cgil. Tre sono già i pullman organizzati, ma essendo Firenze vicina tanti altri raggiungeranno la città con le auto o in treno.
Nel corso di una conferenza stampa nella sede di Cgil Toscana, in via Pier Capponi a Firenze, i segretari generali, rispettivamente di Cgil e UIl, Alessio Gramolati e Francesca Cantini hanno spiegato le ragioni e le modalità dello sciopero.
“Abbiamo condiviso il percorso con la Cgil per scendere in piazza – ha dichiarato Francesca Cantini – Almeno in Toscana i sindacati sono sempre stati unitari, lo dimostrano le vertenze regionali e vogliamo continuare su questa strada. Purtroppo la Cisl ha scelto diversamente, ma dal 13 dicembre lavoreremo per ricreare l'unità sindacale perché abbiamo obiettivi comuni. Venerdì sciopereremo perché il Governo resta sordo alle istanze di lavoratori e pensionati. Il Jobs Act non ci soddisfa, il bonus degli 80 euro non è stato esteso ai pensionati, sull'economia non si sa come ripartire: ma la nostra è una battaglia con una porta aperta e per questo chiediamo al Governo di rivedere le sue posizioni sulla riforma del lavoro”.
“Non registriamo nessuna inversione di tendenza su quantità e qualità dell'occupazione – ha aggiunto Alessio Gramolati – I dati dicono che anche in Toscana c'è una situazione difficile per quanto riguarda disoccupazione e precarietà. Ci sono delle emergenze che riguardano il dissesto idrogeologico, in cui c'è un'assenza di politiche di governo, e – tolta Piombino, che può rappresentare un modello da seguire – tante restano le vertenze senza risposta, una tra tutte la Trw di Livorno. Il 12 dicembre è poi una data che ci carica di grandi responsabilità: 45 anni fa a Milano in quel giorno si è consumata la strage di piazza Fontana, ancora senza colpevoli. Le azioni del governo dovrebbero essere contro chi ha fatto dileggio della legalità e non contro i diritti dei lavoratori. Dal Mose al caso-Roma, il verminaio che sta venendo a galla dice che c'è un'emergenza di legalità nel Paese, dalla corruzione al fisco. Abbiamo la sensazione che ci sarà una fortissima partecipazione alla mobilitazione”.
Durante la conferenza stampa, sono stati diffusi alcuni dati sull'economia regionale: in Toscana nei primi sei mesi dell'anno ci sono stati oltre 13.000 licenziamenti, +20% rispetto al 2013. Circa 190.000 sono i disoccupati, a cui bisogna aggiungere anche i 43.000 cosiddetti “disoccupati equivalenti” in Cassa integrazione a zero ore. Quasi la metà (il 45%) dei lavoratori occupati ha un contratto a termine, o un part-time, o un contratto atipico (i soli part-time involontari sono circa 200mila). Tra i contratti a tempo determinato, aumentano le forme più brevi e precarie, il 61% è sotto i 30 giorni, mentre gli over 55 sono quelli che risentono del maggior calo negli avviamenti al lavoro (-3,4%).
Dati regionali che ovviamente coinvolgono anche il Valdarno aretino e fiorentino dove la Cgil lancia l'allarme per una situazione economica e occupazionale preoccupante.