Fiom Cgil e i lavoratori hanno proclamato 8 ore di sciopero e sono intenzionati a continuare con ogni forma di protesta finché non riusciranno a capire quale sarà il futuro del Consorzio. “La salvezza per il Consorzio? Recuperare la vocazione terzista, prendere il lavoro a quanto ce lo danno e organizzarsi per lavorare e trovare un equilibrio economico”.
Un'azienda gestita male fin dai suoi esordi, anche quando vi erano profitti e la situazione era rosea. Secondo la Fiom Cgil la responsabilità delle condizioni in cui versano il Consorzio Terranuova e i suoi 150 dipendenti sono da rintracciare nella dirigenza. Inizialmente erano dieci le aziende che componevano il Consorzio che operava per la Power One. Adesso ne sono rimaste due. Dallo scorso mese di gennaio i lavoratori hanno contratti di solidarietà. Ma non tutti, non i venti responsabili. Sindacati e lavoratori attendono risposte e sono disponibili a proseguire nelle azioni di protesta.
Alessandro Tracchi, Fiom Cgil: "Vogliamo capire dall'azienda cosa vuole fare. Siamo consapevoli di essere in una situazione di crisi complessa, non a caso a gennaio abbiamo attivato l'ammortizzatore dei contratti di solidarietà perchè era evidente un problema congiunturale di abbassamento dei volumi produttivi, però non crediamo che sia soltanto quella la responsabilità della fase critica che oggi sta vivendo il Consorzio".
"Secondo me ci sono anche altre responsabilità da ricercare in problemi organizzativi e strutturali e in strategie sbagliate. Non aver distribuito, per esempio, equamente per scelte aziendali il contratto di solidarietà ha contribuito al danno economico del Consorzio. Si poteva resistere, invece, al momento di crisi, armonizzando il lavoro, e facendo recuperare la vocazione più terzista e quindi più produttiva. Gli alti costi per quel tipo di struttura hanno contribuito all'aggravio della situazione economica".
"Poi c'è un problema di scelte strategiche della direzione: non aver saputo recuperare la vocazione terzista, di non aver saputo negoziare con il cliente di riferimento il prezzo e di conseguenza portare dentro più lavoro creando le condizioni di una migliore tenuta. Questo non è un problema congiunturale ma legato alle scelte dell'azienda. L'azienda ha creato responsabili per tutto, ma non della situazione che stanno vivendo".
Alessandro Tracchi continua: "La dirigenza non ha mai saputo gestire quest'azienda anche quando andava bene. Per l'organizzazione sindacale questo è incomprensibile e intollerabile. Non si può pensare che venga chiusa una realtà come questa che nel pieno della crisi 2010 ha ridato speranza a tanti lavoratori che qui hanno trovato nuova prospettiva anche di vita. Vogliamo affrontare in maniera seria quali possono e devono essere le soluzioni per il Consorzio. Vogliamo che qualcuno ci dica: lo vogliono chiudere? Noi non siamo disponibili a farlo. Non lo vogliono chiudere? Si apra la discussione. Come organizzazione sindacale siamo pronti anche a fare una società cooperativa. Il lavoro secondo noi c'è, si tratta solo di saperlo organizzare e sapersi adeguare ai costi del mercato".
"La salvezza per il Consorzio? Recuperare la vocazione terzista, prendere il lavoro a quanto ce lo danno e organizzarsi per lavorare e trovare un equilibrio economico".
Valia Becciolini, Rsu: "Nonostante il contratto di solidarietà non siamo riusicti a migliorare anzi è peggiorato tutto. Io sono una di quelle che da gennaio ha sempre fatto 3 ore e un quarto e messa a fare le pulizie. Siamo noi i più penalizzati mentre ci sono persone alle quali il contratto di solidarietà non è stato applicato, sia a livello economico che di riduzione dell'orario di lavoro. All'azienda chiediamo di migliorare la gestione, cosa che chiediamo da tempo".