Nel mirino è finita la filiale in piazza Salvo d’Acquisto. Tutto è avvenuto verso le 5: i ladri avevano rubato un carro attrezzi con cui hanno agganciato il bancomat. Il rumore ha svegliato i residenti che hanno chiamato il 112. Ma i ladri avevano organizzato anche la fuga: il carro attrezzi è stato ritrovato stamani a Matassino
Un altro colpo nella notte, con i ladri che riescono a fuggire, grazie a un piano già studiato nei dettagli. Questa volta nel mirino è finita la filiale di Banca Etruria di Figline, in piazza Salvo d'Acquisto: è successo intorno alle 5 di questa mattina. I ladri hanno prima rubato un carro attrezzi alla carrozzeria Futura, poi hanno raggiunto la banca.
Pochi minuti, il tempo di agganciare l'apparecchio e sradicarlo dalla sua sede. Per riuscire ad avvicinarsi, però, hanno prima dovuto anche spostare due auto parcheggiate davanti al bancomat, danneggiandole, spaccando i finestrini. Il rumore ha svegliato i residenti del piano superiore, che si sono affacciati alle finestre e hanno assistito alla scena: ai carabinieri hanno raccontato che i ladri erano in quattro, con accento napoletano.
Con bancomat e carro attrezzi, immediata la fuga verso Matassino: dentro all'apparecchio c'erano circa 60mila euro. Quello che è successo dopo, è stato possibile ricostruirlo stamani: i ladri infatti hanno abbandonato il carro attrezzi a Matassino, fra l'Arno e l'autostrada, nella zona di Borratino Vallerempoli. Probabilmente qui c'era un complice ad aspettarli, forse in A1, dove sono fuggiti con tanto di bancomat caricato forse su un furgone.
Questa mattina un elicottero dei carabinieri si è alzato in volo sulle zone di Figline e Matassino, ed è stato proprio grazie a questi controlli dall'alto che è stato possibile individuare il carro attrezzi rubato, abbandonato a Matassino. La notte precedente era stata l'Agraria Fiorentina a subire un altro furto, nella zona industriale. In entrambi i casi le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Figline.
Video di Paolo Ricci
Hanno collaborato Monica Campani e Eugenio Bini