27, Novembre, 2024

Collettivo Bujanov: “Sapremo ancora riorganizzarci”. Le attività finora svolte nelle ex scuole

Articoli correlati

In Vetrina

Più lette

In Vetrina

Il Collettivo ricorda le proprie attività e la propria storia

Dopo la decisione dell'amministrazione comunale di Cavriglia di trasferire la Farmacia comunale e l'ambulatorio medico di Vacchereccia nei locali delle scuole dove dal 2003 svolge le proprie attività il Collettivo Bujanov, il gruppo ricorda le iniziative realizzate nel Centro Don Chisciotte e la propria storia.

"Il Centro Attivo DonChisciotte nacque di vita propria, quindici anni fa sulla spinta di urgenze e mobilitazioni giovanili per gli spazi sociali. Doveva anzi essere una soluzione temporanea in attesa di più adeguati locali nella frazione di Bomba, dei quali, da allora, non si è sentito più parlare da parte delle varie giunte cavrigliesi. Il Collettivo Antinebbia, dalla sua, è stata sì una delle organizzazioni che in Valdarno più si è interessata al problema degli spazi sociali e all’autorganizzazione, del resto l’occupazione del Pruneto del 1993 rimane nella storia del movimento valdarnese, ma non solo. Infatti, nel periodo della nascita del DonChisciotte, i “figli” degli Antinebbia lavoravano principalmente nella controinformazione ed editoria; qualcuno ricorderà la rivista Skacco al Re e la casa editrice indipendente Edizioni Antinebbia. Ma a quel tempo la sede degli Antinebbia era altrove, agli Ex-Macelli di Faella. Tra le due strutture vigeva collaborazione e solidarietà, ma la “promiscuità” sarebbe iniziata molti anni dopo (2008) con la chiusura degli Ex-Macelli e con la necessità di unire e far lavorare insieme istanze che nel tempo erano divenute più simili".

"Il Collettivo Bujanov è una terza realtà ancora, nata 6 anni fa dall’evoluzione delle esperienze precedenti che hanno poi formato un nuovo gruppo, con aspirazioni e proposte differenti rispetto a quelle anteriori, ma con una rinnovata voglia di far vivere il Centro come raccordo culturale e politico, popolare e dal basso".

Tante le iniziative, ricorda il Collettivo, organizzate: "Il DonChisciotte non è stato solo musica e teatro ma anche un luogo di autorganizzazione che ha permesso a chiunque, a titolo gratuito, di poter partecipare a numerose iniziative: corsi di lingua (inglese e spagnolo), di informatica, di tecnico del suono, di teatro, di chitarra; cineforum, presentazioni di documentari e di libri, conferenze e dibattiti; iniziative di solidarietà (per i processati antifascisti, per i terremotati tramite le Brigate di Solidarietà Attiva, per l’associazione Italia Palestina, per l’associazione Saharawi, con il popolo Mapuche…); mostre di fotografia, di pittura e di arte in generale, valorizzazione di autoproduzioni locali; ristampe e pubblicazioni di nuovi libri alcuni dei quali parlano proprio del nostro territorio tramite edizioni Antinebbia, eredità del Collettivo omonimo. Sono molte le battaglie che abbiamo portato avanti (non da soli) in questi anni: l’impegno a mantenere viva la memoria di Resistenza e Antifascismo, a fianco degli operai valdarnesi (da quelli della Ferriera di San Giovanni V.no a quelli del’ABB di Terranuova B.ni, per il referendum sull’acqua pubblica, contro il TTIP, contro la Fondazione neofascista RSI alla Cicogna di Terranuova, a fianco dei prigionieri politici di Euskal Herria, del popolo Palestinese e dei migranti di tutto il mondo".

Per quanto riguarda le soluzioni trovate dall'amministrazione comunale di Cavriglia il Collettivo precisa: "A rischio di sembrare troppo bruschi l’idea di snaturarsi e prendere anche solo in considerazione queste proposte non ci garba per nulla, tanto più che si tratta di far prendere aria ad un auditorium che pochi usano e mettere a giacere il nostro archivio, con tutto il sapere e le esperienze di 25 anni di movimento, al museo, come cosa morta. Sapremo ancora riorganizzarci, e vogliamo farlo nella speranza di poter ancora contribuire a tenere sveglie le coscienze con il dibattito, con le iniziative e senza nessun profitto, se non quello di arricchire un territorio lasciato al degrado politico/culturale, dietro ai falsi bisogni e allo sfruttamento degli uomini e delle risorse".

 

 

Articoli correlati