Il collettivo torna sull’argomento delle ex scuole di Vacchereccia dove aveva sede il Don Chisciotte e che il Comune ha deciso di destinare all’ambulatorio medico e alla farmacia
Il Collettivo Bujanov torna sulla questione delle ex scuole di Vacchereccia il cui immobile fin dal 2003 ha ospitato il Centro popolare Don Chisciotte e che adesso l'amministrazione comunale ha deciso di destinare all'ambulatorio medico e alla farmacia. Il Collettivo lamenta prima di tutto l'assenza di un confronto per scongiurare la chiusura del Centro e per cercare un'alternativa concreta.
"Il dato di fatto è che il Don Chisciotte chiude e, nostro malgrado, ci darà più tempo libero per affrontare le problematiche e le battaglie che il futuro (e noi ne avremo certamente uno) ci presenterà. Non saremo infatti impegnati nella preparazione di una serata di musica al centro, quando ci sarà da monitorare la reale destinazione d’uso dello stabile che abbiamo autogestito per tanti anni. Non saremo infatti impegnati nell’ organizzazione di una serata di teatro o una presentazione di un libro, quando inizieranno ad arrivare le terre di scavo della TAV o ci sarà da interrogarsi sui combustibili che vengono utilizzati nella centrale elettrica. Quando sarà estate, forse, non saremo ad organizzare una cena all’aperto per finanziare qualche iniziativa o qualche battaglia. Saremo invece a chiederci con quale acqua, con quel caldo, saranno annaffiati i rigogliosi campi da golf che sorgeranno nel territorio comunale e in buona parte finanziati dallo stato".
"A quel punto, forse, quella decisione verrà ritrattata o rivista ma sarà troppo tardi. Con questo atto il comune di Cavriglia ha perso l’occasione di avere un luogo dove poter dar voce a chi non ce l’ha e dove ognuno negli anni ha avuto la possibilità di esprimersi al di là di schemi preimpostati. Non sarà offrendoci occasionalmente locali di un circolo per le nostre iniziative che fermerete la nostra lotta. Non è da noi essere vincolati in una Casa del Popolo oramai snaturata e gestita da una politica che non ha, per noi, niente di condivisibile. Crediamo nell’indipendenza ideologica e nell’autogestione. Abbiamo sempre rivendicato la nostra natura antifascista anche quando per molti poteva sembrare anacronistica e superata. Contrastare l’individualismo dilagante ed evitare la perdita di identità della classe operaia e antifascista sono stati e saranno i nostri obbiettivi primari. Occuparsi di questi argomenti nel Valdarno di oggi è diventato scomodo".