02, Maggio, 2024

Circumnavigando il mondo in solitaria: l’avventura di Francesco Cappelletti

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Lo skipper Montevarchino sarà il solo Italiano a prendere parte alla Golden Globe Race 2018: una regata attorno al mondo in solitaria, con gli stessi mezzi tecnici della prima ed unica edizione della competizione, nel 1968.

Il giro del mondo in 9 mesi di navigazione solitaria, un’avventura unica che vedrà tra i protagonisti un valdarnese come unico Italiano in gara: si tratta di Francesco Cappelletti, Montevarchino classe 1978.

Appassionatosi alla vela da giovanissimo, Francesco ha eseguito il suo primo trasferimento da skipper attraversando l’Oceano Atlantico da Ovest ad Est nel 2013; vive oggi a Marina di Pisa, dove può seguire attivamente la preparazione della sua barca per la prossima avventura prevista, la Golden Globe Race 2018.
Questa regata attorno al mondo, partirà da Playmouth in Inghilterra il prossimo 30 Giugno, a 50 anni esatti di distanza dalla prima circumnavigazione terrestre in solitaria operata da Sir Robin Knox Johnston.

Si tratta di una gara “vintage”, sia per il percorso che per le tecnologie permesse, che dovranno ricalcare in tutto e per tutto le possibilità tecnologiche (ovviamente limitate rispetto ad oggi) della prima edizione: standard di grandezza ed agibilità piuttosto limitati, possibilità di comunicare solo attraverso il sistema radio, senza l’utilizzo del gps ed utilizzando il sestante. Inoltre saranno proibiti oggetti di elettronica moderna, e necessaria l'indipendenza energetica ed alimentare per l’intera durata del percorso, che dovrebbe concludersi entro il 22 Aprile 2019, e che comprenderà l’attraversamento dei mari più impegnativi della terra, passando per il Capo di Buona Speranza, il Capo Leewin e Capo Horn.
Una vera e propria impresa.

“Il giro del mondo senza scalo, è probabilmente il sogno per ogni skipper professionista: una sfida in primis con te stesso, che contemporaneamente si svolge con altri professionisti ed appassionati di navigazione" racconta Francesco.

"Ovviamente al momento non saprei indicare gli eventuali favoriti alla vittoria finale, anche perché i trenta partecipanti rappresentano realtà piuttosto variegate per esperienza, motivazioni e possibilità. Inoltre è necessario considerare che circa nove mesi di navigazione possono portare con sé variabili imprevedibili, per le quali anche chi ad oggi è dotato di imbarcazioni pronte ed esperienza elevata, non può potenzialmente aver un vantaggio garantito”.

Un percorso complesso da immaginarsi per chiunque non sia esperto di navigazione, e contemporaneamente difficile da quantificare anche per uno skipper come Francesco:

“Fino ad oggi il maggior tempo che ho impiegato navigando in solitudine è stato per venticinque giorni: niente di avvicinabile rispetto a quello che mi aspetta, ma comunque sufficiente per fornirmi un metro di valutazione. Del resto il primo passo fondamentale per la navigazione in solitaria è quello di instaurare una routine in barca, una struttura quotidiana sulla quale misurarsi ed organizzarsi. Non prevedo moltissimi tempi morti durante il percorso, anche perché non avrò a disposizione tutti quei vantaggi tecnologici acquisiti negli ultimi decenni, pertanto ci sarà tanto da lavorare anche soltanto per mantenere la barca in piedi. Il resto del tempo servirà tendenzialmente a recuperare le forze: sarà chiaramente un’esperienza totalmente nuova per me, pertanto posso solo azzardare delle previsioni”.

"Nei giorni precedenti a traversate piuttosto lunghe, la mia abitudine è quella di prepararmi progressivamente, iniziando a pensare solo alla barca e cercando di focalizzarmi su quel piccolo e limitatissimo universo lasciando tutto il resto all’esterno. Normalmente lascio la decisione della partenza quasi alla casualità, senza prendermi impegni temporali: inizio a dormire in barca, valuto il meteo, e decido di salpare quando mi sento completamente pronto. In una situazione come quella della Golden Globe Race invece, dove è previsto un avvio stabilito per tutti i partecipanti alla gara, sarà importante lavorare sulla concentrazione e sulla preparazione alla partenza già in precedenza. In realtà dovrebbe aiutarmi ad entrare ulteriormente in clima regata il viaggio che farò da Marina di Pisa al porto di Playmouth dove la gara avrà inizio, una parte del quale sarà già in solitario: dovrebbe trattarsi di circa 2000 miglia, quindi venti giorni abbondanti di navigazione”.

Preparare una traversata simile in solitaria, richiede uno sforzo importante, anche mentalmente.

“L’idea di strutturare una regata tanto impegnativa, mantenendo i parametri esistenti nel 1968, è indubbiamente stimolante ma contemporaneamente piuttosto rischiosa. Per quanto saranno permessi dei contatti radio minimi, sia con l’organizzazione che con la terra ferma attraverso radio ad onde medie, è chiaro che mantenere un’autosufficienza a livello di equipaggiamento ed una navigazione senza soste, è un qualcosa di molto complesso.

Per comprendere quanto le cose siano cambiate con le tecnologie odierne, è sufficiente pensare che se nell’edizione del 1968 l’unico skipper arrivato al traguardo ha completato la traversata in 313 giorni, nell’ultima edizione con un percorso analogo (ma ovviamente con parametri illimitati a livello di modernità) sono stati impiegati solo 75 giorni dal primo classificato. È necessario quindi operare una preparazione a lungo termine anche meditativa, per allenare corpo e mente ad un percorso che sarà inevitabilmente logorante da un punto di vista personale. Del resto, lo sarà altrettanto anche per l’imbarcazione, che avrà bisogno di manutenzione continua, ed attualmente sta per entrare in cantiere per essere rinforzata in vista dell'impresa prossima”.

Una vera e propria prova di resistenza, anche considerando le necessità alimentari fondamentali, indispensabili per ricaricare le energie necessarie in una traversata tanto impegnativa.

“Dover salpare in autosufficienza senza nessun tipo di sosta, significa equipaggiarsi in maniera importante per quanto riguarda le scorte di cibo e soprattutto le scorte di acqua. Difficilissimo riuscire a prevedere le quantità, e soprattutto abbondare significa appesantirsi all’interno della nave, quindi percorrere le distanze con zavorre importanti per molto tempo. Da un punto di vista organizzativo, l’idea è quella di accompagnare i cibi secchi che inevitabilmente porterò con me con la pesca durante il viaggio: mangiare sufficientemente è fondamentale soprattutto perché per gran parte del tempo percorrerò zone con temperature fredde dove si consuma di più. Conto sicuramente di riuscire a pescare, soprattutto durante la percorrenza dell’Oceano Atlantico che è indubbiamente pescoso, oltretutto dovrei riuscire a viaggiare ad una media di cinque nodi (che equivale a circa otto chilometri orari) per cui la pesca è più che possibile.

Per quanto riguarda l’acqua invece, è importante calcolare la possibilità di raccoglierne di piovana durante le tempeste (a questo proposito dovremmo essere dotati di appositi raccoglitori filtranti), anche perché in una condizione di sforzo fisico, limitare giornalmente il consumo rispetto ad una scorta decisa in modo piuttosto imprevedibile per nove mesi, può risultare una complicazione. Anche per questo ho proposto all’organizzazione l’accettazione di un desalinizzatore a bordo, per poter al limite raffinare l’acqua del mare, in caso di estrema necessità”.

 

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