03, Dicembre, 2024

Cinquanta opere del Cassero ripulite dal fango dell’alluvione di Firenze: studenti al lavoro nel “cantiere-scuola”

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Si tratta di una collezione di gessi di Odo Franceschi, donati nel 2011 al museo civico di Montevarchi. Sopra alle opere ci sono ancora i segni del fango dell’alluvione, che colpì lo studio fiorentino dell’artista. In occasione del cinquantennale, è partito un restauro che coinvolge il Cassero, la Ginestra e l’Accademia di Belle Arti di Bologna

Torna lentamente alla luce l'originale fisionomia di una collezione di oltre 50 gessi, per lo più bozzetti non colorati, opere di Odo Franceschi conservate dal 2011 nel deposito del Museo civico del Cassero di Montevarchi. Un restauro che andrà avanti per due settimane negli spazi della Ginestra, e che ha anche un significato simbolico, nel cinquantennale dell'alluvione di Firenze. 

"Se questi bozzetti vengono restaurati, oggi – ha spiegato il professor Alfonso Panzetta, direttore del Cassero – è soprattutto grazie alla famiglia, che nel 1966, dopo l'alluvione, chiuse lo studio senza toccare nulla. A distanza di cinquant'anni, e dopo la donazione avvenuta nel 2011, si può lavorare su quel fango ormai secco, rimuovendolo dai gessi senza rovinarli. Un lavoro accurato e puntuale, che viene svolto da cinque studenti dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, nell'ambito delle loro attività formative". 

A guidare gli studenti in questo restauro, c'è il professor Augusto Giuffredi. "Lavoriamo sulle opere non colorate utilizzando una sostanza gelatinosa, l'agar agar, la stessa che si usa anche in cucina. Stendiamo dei veli di questa sostanza, aspettiamo che si asciughi e poi la rimuoviamo, delicatamente. Porta via con sé le impurità, la polvere, la sporcizia che l'acqua fangosa dell'alluvione lasciò su questi gessi". Il restauro si completa con altri tipi di lavorazioni su gessi colorati, e con la rimozione di residui più grossi, come pezzi di fango. Ogni passaggio è documentato e fotografato, e per individuare i residui si analizzano le opere anche con i raggi ultravioletti. 

 

 

Soddisfazione per questo restauro è stata espressa dall'assessore alla cultura, Maura Isetto: "Non soltanto per il valore intrinseco del restauro, che per il suo livello contribuisce ancora una volta a rafforzare il prestigio del Museo del Cassero; ma anche per la capacità di collaborare fra più istituzioni culturali, compresa la Gienstra che ospita il cantiere-scuola di restauro". Le opere ripulite e restaurate torneranno poi al Cassero, e non si esclude di organizzare, proprio in concomitanza con il cinquantennale dell'alluvione, una esposizione specifica. 

 

Glenda Venturini
Glenda Venturini
Capo redattore

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