Installata a febbraio, la centralina mobile di Arpat (l’unica in Valdarno) ha iniziato a trasmettere i dati dal 24 marzo. A distanza di circa cinque mesi, emerge un andamento dei valori inquinanti legato soprattutto alla stagionalità
Da marzo 2016 non si sono mai sforati i limiti massimi di polveri sottili nell'aria di Figline, quei 50 microgrammi a metro cubo (come media giornaliera) che sono un evidente segnale d'allarme sull'inquinamento atmosferico. A dirlo sono i dati registrati dalla centralina mobile di Arpat, collocata a Figline (a fianco della caserma dei carabinieri) da febbraio scorso.
I dati disponibili on line partono dal 24 marzo, e sul fronte del Pm10, le cosiddette polveri sottili, mostrano un andamento legato alla stagionalità: in particolare i valori si abbassano considerevolmente in corrispondenza delle settimane che sono state più piovose, come si vede da metà maggio in poi.
Quello che mostrano i dati è che, comunque, la situazione merita di essere tenuta costantemente sotto controllo. Fra aprile e maggio, ad esempio, si sono registrati importanti picchi di inquinamento, fino a toccare i 40 microgrammi a metro cubo, con valori alti per diversi giorni consecutivi. In altri termini, il Pm10 nell'aria del Valdarno c'è, e in quantità tali da richiedere attenzione, anche se non c'è al momento alcun allarme.
Confrontando i dati registrati a Figline con quelli delle due centraline fisse di Arezzo (che fino al 2016 erano l'unico riferimento del Valdarno, visto che qui non c'era alcuna postazione), si nota come in media i valori siano più alti rispetto a quelli della stazione di Acropoli, installata in una zona di 'fondo', dunque non vicina a fonti inquinanti o al traffico; ma anche mediamente più bassi rispetto a quella di Arezzo Repubblica, che è invece una stazione di 'traffico'. Una via di mezzo, insomma, che comunque dimostra come il Valdarno sia una realtà a sé: una stazione di rilevamento resta dunque indispensabile.