Il consigliere regionale con una lettera aperta si rivolge all’ex sindaco di Cavriglia: “Facendoti da parte, il problema lo risolvi a chi non ti vuole nemmeno permettere di confrontarti con gli altri ad armi pari. Non lo risolvi, però, ai trecento iscritti di Cavriglia, e soprattutto non lo risolvi ai tanti valdarnesi che ti stimano”. A Ferri la solidarietà anche di Chiara Cheti, ex amministratore di San Giovanni
Dopo l'annuncio della volontà di ritirarsi dalle consultazioni in vista delle elezioni regionali per regole che definisce "non democratiche" Ivano Ferri ha riscosso molte dimostrazioni di solidarietà. Il consigliere regionale Enzo Brogi con una lettera aperta chiede all'ex sindaco di Cavriglia di ripensarci, raccogliere le firme e presentare la propria candidatura.
"Caro Ivano, ho letto le tue dichiarazioni e capisco il tuo disappunto e l'amarezza. Posso anche non condividere tutto il tuo sfogo, ma di fronte al tentativo di organizzare delle consultazioni nelle quali si umilierebbe il voto delle unioni comunali con tanti iscritti, per valorizzare quello di chi ne ha pochi, non posso che comprenderti. È davvero assurda l'idea che all'aumentare del numero degli iscritti diminuisca il peso specifico dei voti. Se ho capito bene è questo che sarebbe stato deciso tra alcuni segretari e sindaci del Valdarno. Come se il fatto di essere attivi, vitali e di avere tanti iscritti fosse una colpa. Proprio l'opposto di quello che oggi, il nostro segretario Matteo Renzi, ci conferma essere un merito, dichiarando di voler 'ritornare a un partito in cui essere iscritti, avere la tessera in tasca, significhi contare nelle scelte' ".
"Non sarebbe stato giusto nemmeno il contrario. Perché i voti pesano tutti uguale. E uno vale uno. È questa la base della democrazia. E su questo nel Partito Democratico non dovrebbe esserci nemmeno da discutere. La stampa locale riporta oggi la presa di posizione del segretario provinciale, che dice di aver definito questo metodo “più volte e pubblicamente” come “inappropriato e non condivisibile”. Bene allora avanti. Quindi Ivano, adesso, cerca di ritrovare il lume della ragione".
"Siamo in tanti a pensare che nel Pd che ha fatto delle primarie il proprio strumento principale di partecipazione e selezione delle candidature, quando ci sono più potenziali candidati come adesso in Valdarno, non si possa proprio fare a meno di una consultazione ampia e democratica.
Infine Enzo Brogi conclude chiedendo a Ferri di rivedere la propria decisione:
"Facendoti da parte, il problema lo risolvi a chi non ti vuole nemmeno permettere di confrontarti con gli altri ad armi pari. Non lo risolvi, però, ai trecento iscritti di Cavriglia, e soprattutto non lo risolvi ai tanti valdarnesi che ti stimano, che conoscono il tuo valore e le tue capacità, e che potrebbero vedere in te il proprio candidato al Consiglio Regionale della Toscana. Pertanto, si consenta un voto, uno valga uno, e vinca il migliore, chi ha più idee per il nostro territorio e la nostra Regione, e che ottiene più consenso. Ripensaci, raccogli le firme e presenta la tua candidatura, così come prevede e il regolamento del Pd toscano. Penso che potremmo essere in tanti a sostenerti".
Esprime solidarietà e sostegno a Ivano Ferri anche Chiara Cheti, ex amministratore di San Giovanni.
"Scrivo perché sento il dovere di condividere quanto detto da Ivano Ferri, infatti la scelta delle candidature per il Consiglio regionale è una sconfitta per il Partito Democratico nella metodologia operativa. Un Partito che si è sempre fatto vanto di essere vicino ai cittadini, se decide di non fare le primarie per individuare i candidati regionali, ma di scegliere i nominativi a porte chiuse, ossia all’interno di una cerchia ristretta che non è certo rappresentativa della cittadinanza, evidenzia problemi al suo interno che necessitano di una profonda discussione".
"Tutto ciò è, infatti, assurdo e spiega i motivi dell’allontanamento della gente, che ha tanti problemi quotidiani, dalla politica. Il Partito Democratico dovrebbe andare incontro alle persone, farle sentire partecipi, attive ad importanti per tornare a coinvolgerle, soprattutto quando sono in gioco elezioni che riguardano la gestione del territorio. Invece si sta facendo esattamente l’opposto. La domanda sorge spontanea: a cosa serve tutto ciò? Cosa deve pensare il semplice cittadino? Per le persone trasparenti e di buona volontà vale ancora la pena riconoscersi in un Partito che smentisce se stesso e le proprie radici?".