25, Agosto, 2024

Caporalato, dopo gli episodi anche a Figline interviene Elisa Simoni: “Chi sfrutta esseri umani è un criminale”

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L’onorevole Elisa Simoni, membro della Commissione Lavoro della Camera, interviene dopo l’inchiesta sul caporalato che ha toccato anche Figline

Dopo l'inchiesta della Procura di Prato che ha portato alla luce episodi di caporalato anche a Figline, l'onorevole Elisa Simoni, membro della Commissione Lavoro della Camera, interviene. “Non ci possiamo nascondere dietro ad un ‘qui da noi è diverso’. La criminalità non ha alcun riguardo per i confini territoriali e non si fa problemi ad infiltrarsi ovunque sia possibile”.

“La prima cosa è riconoscere il problema: il Senato ha già approvato e la prossima settimana anche la Camera approverà una legge contro il caporalato”, ha aggiunto. "Lo sfruttamento dei braccianti italiani e stranieri è stato per anni ignorato, nonostante ci fossero voci dal nord al sud del paese di violenze sessuali contro lavoratrici straniere, orari e paghe inaccettabili, morti sul lavoro per colpa del caldo".

Le ispezioni nel 2015 rispetto all'anno precedente sono aumentate del 60% e hanno consentito di individuare 6.153 lavoratori irregolari (di cui 35 minori, dei bambini) e 713 casi di caporalato. “In questo caso, alla commistione mafiosa, si aggiunge l’aspetto odioso di sfruttamento di richiedenti asilo, persone in fuga da guerre e devastazione, costretti a diventare schiavi in un circolo di povertà senza fine” ha commentato Elisa Simoni.

“Dobbiamo tutti, a partire dai proprietari delle aziende agricole, vigilare e mantenere l’attenzione alta. Il lavoro non può essere dato in sub-affitto a cooperative sospette, non possiamo semplicemente chiudere gli occhi perché conviene. La stragrande maggioranza degli imprenditori che faticano per produrre olio e vino di qualità lo fanno senza ricorre a questi mezzi e competono sui mercati nazionali e internazionali con successo. Loro sono i nostri agricoltori. Chi è costretto a sfruttare degli esseri umani per rimanere a galla non si merita di essere chiamato imprenditore. Piuttosto: criminale”. 

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