Dopo la raccolta di firme per scongiurare la chiusura del Bar di San Cipriano, a prendere la parola è il legale dei condomini che hanno intentato la causa e ottenuto ragione dal Tribunale
Dopo le notizie sulla chiusura del Bar Plaza a San Cipriano nel comune di Cavriglia e la reazione di residenti e commercianti del luogo che hanno indetto una petizione per chiedere che l'esercizio rimanga aperto, a intervenire sulla vicenda è adesso il legale dei condomini che, a causa dei troppi rumori, si sono rivolti alle autorità competenti e hanno ottenuto ragione dal Tribunale.
L'avvocato Mauro Latini spiega:
"I miei assistiti, anche alla stregua della mobilitazione intrapresa dalla locale comunità, non possono esimersi dal segnalare che, prima di dar luogo alla formale iniziativa giudiziaria sin dal 2011 conclusasi poi con la sentenza del Tribunale di Arezzo emessa in data 8.04.2014, ebbero ad assumere non poche iniziative presso le competenti Autorità e che tutte più o meno indistintamente non esitarono a riferire che la questione afferente le reali ed effettive problematiche che impedivano di fatto ai predetti di fruire e godere delle loro unità immobiliari, sovrastanti ai locali in questione, era da ricondursi in ambito meramente “privatistico” e che l’esercizio pubblico era sostanzialmente a norma”.
"Ciò detto, i miei clienti, pur comprendendo le doglianze sollevate dai cittadini relativamente all’esigenza di avere nel paese un luogo di ritrovo e di aggregazione, allo stesso modo auspicano che gli stessi Lettori (ed indirettamente la locale Comunità) si rendano conto che i condomini sono stati costretti ad adire la competente Autorità Giudiziaria per vedersi riconoscere i legittimi diritti previsti e disciplinati nel regolamento condominiale avente natura contrattuale. Tanto è vero che la loro azione è stata indirizzata solo ed esclusivamente nei confronti della Società proprietaria dei locali concessi in locazione la quale, poi, ha chiamato in causa la conduttrice; mentre ripetiamo i condomini non hanno mai avanzato alcuna rivendicazione diretta nei riguardi della società conduttrice".
L'avvocato continua spiegando l'iter giudiziario e sottolineando che l'ufficiale giudiziario è stato interpellato dai condomini e dalla società proprietaria dei locali del Bar perchè non era stata rispettata la sentenza del Tribunale.
"La relativa controversia si è conclusa con la sentenza emessa dal Tribunale di Arezzo sin dal 8.04.2014 e avverso di essa è stato interposto gravame dalla sola società conduttrice; così come sia permesso segnalare che nel processo di secondo grado la Corte di Appello di Firenze ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata dalla società conduttrice. A fronte di questo quadro e persistendo l’inosservanza da parte dei soggetti obbligati sia i miei clienti che la società proprietaria si sono dovuti rivolgere prima al Giudice dell’Esecuzione e poi all’Ufficiale Giudiziario per ottenere il coattivo adempimento degli obblighi di fare previsti in detta pronuncia e che, mi sia permesso ricordare, viene appunto emessa “ In nome del Popolo italiano".
"In definitiva i miei assistiti, da ben oltre un anno e mezzo, hanno atteso pazientemente che la proprietaria dei locali e la sua inquilina reperissero altra sistemazione per l’esercizio, proprio avendo di mira il pieno rispetto e l’umana comprensione per le inevitabili difficoltà che ne potevano derivare; anche se negli ultimi tempi non ritengono condivisibili alcune iniziative intraprese che con tutta franchezza non appaiono dirette alla corretta osservanza sia della decisione assunta che delle norme contenute nel regolamento condominiale che, per inciso, vietano a tutti gli intestatari delle unità immobiliare di destinarle, senza esclusioni, a: “… gabinetto di cura per malattie infettive e contagiose , sedi di partito o sindacali o di associazioni, ritrovi, scuole in genere ( e in particolare di musica, canto e ballo) e a qualsiasi uso che produca rumori molesti…” .
"A sommesso avviso di questo difensore appare alquanto semplicistico ed allo stesso tempo ingiusto stigmatizzare il comportamento di questi condomini che non hanno fatto altro che chiedere che venisse riconosciuto, come è stato, il loro diritto di poter fruire e godere appieno delle loro unità immobiliari (che con enormi sacrifici hanno acquistato) secondo le modalità e le condizioni previste e regolate in sede di contratto di compravendita (di cui il regolamento condominiale forma parte integrante ed essenziale), solo per il fatto che questo comporterebbe la chiusura dell’unico punto di aggregazione e di ritrovo del paese".
L'avvocato Latini conclude: "Le sentenze, condivisibili o meno, debbono essere rispettate; mentre le esigenze della comunità dovranno trovare risposta in altre sedi sicuramente più opportune ed idonee a garantire il rispetto dei diritti di tutti i cittadini ( ivi compreso quelli difesi e rappresentati dallo scrivente)".