La persona soccorsa nella mattina a Montevarchi è stata trasportata alla Gruccia. Era in arresto cardiaco. Sul posto è intervenuta l’ambulanza del 118, con i sanitari, ormai diventata un vero e proprio ospedale itinerante collegata in via telematica con la cardiologia
È stata soccorsa e salvata dai sanitari del 118 arrivati subito sul posto. L'ultimo caso di arresto cardiaco andato a buon fine è accaduto nella mattina a Montevarchi, in via Podgora. La donna, una 79enne, si è sentita male in strada. L'arrivo dell'ambulanza le ha salvato la vita. Subito dopo i primi soccorsi è stata portata all'ospedale della Gruccia.
Si tratta di uno degli ultimi casi in ordine di tempo di cittadini salvati da arresto cardiaco grazie all'intervento dell'ambulanza del 118, un vero ospedale itinerante, collegata per via telematica con la cardiologia. Un caso, quello di Montevarchi come di altri accaduti negli ultimi periodi, risolto favorevolmente per la presenza e l'utilizzo nell'immediatezza di un defibrillatore e di personale specializzato. Poi con una catena che rappresenta la rete di cardioprotezione del territorio da anni funzionante nella Asl8, con l’intervento del 118, e delle strutture ospedaliere, dalla rianimazione all’emodinamica e alle altre strutture che fanno parte della cardiologia.
Nei primi otto mesi del 2015 su 280 casi di arresto cardiaco in ospedale sono arrivate vive il 50% delle persone.
“Un risultato che va ben oltre le nostre più rosee aspettative – ha spiegato Leonardo Bolognese direttore del dipartimento Cardiovascolare e Neurologico della Asl8 – superiore a quanto indica oggi la letteratura internazionale. Se da 13 anni abbiamo avviato una sinergia fra territorio ed ospedale che ci porta ad iniziare la diagnosi e la cura direttamente in ambulanza, oggi ne raccogliamo con soddisfazione i risultati che garantiscono ai cittadini di avere un territorio realmente cardioprotetto, anche se ci sono ancora delle azioni da compiere”.
Fondamentale negli interventi per gli arresti cardiaci la presenza di defibrillatori: oggi in tutto il territorio della Asl8 sono 500 con 15.000 persone formate per utilizzarlo. Anche in Valdarno tali strumenti sono sempre più numerosi.
“Nella nostra provincia – ha ricordato Massimo Mandò, Direttore del dipartimento di Emergenza-urgenza – ci sono oggi 500 defibrillatori e oltre 15.000 cittadini formati al primo soccorso cardiologico, in grado di fare il massaggio, di applicare il defibrillatore, di anticipare l’azione che sarà poi svolta dai sanitari. E l’importanza di questa rete diffusa ce la raccontano i risultati, sia in positivo che in negativo. A fronte di quelli che portiamo in ospedale vivi dopo un arresto cardiaco dalle zone ben attrezzate, abbiamo aree ancora carenti come ad esempio la zona Valdichiana dove in sostanza non esistono altri defibrillatori se non quelli collocati nelle ambulanze, e dove nel 2015 non abbiamo salvato nessuno. 28 invece i cittadini che erano destinati a sicura morte e che invece abbiamo recuperato, molti dei quali oggi conducono una vita normale.”
"La Unità Operativa di Cardiologia interviene in questo percorso non solo con la sua Emodinamica e con l’Utic, ma anche in fase diagnostica – fanno sapere dalla Asl8 – Tutti gli equipaggi delle ambulanze quando intervengono su un sospetto infarto o arresto cardiaco, sono in grado di eseguire sul posto un elettrocardiogramma che viene inviato istantaneamente per via telematica al cardiologo di guardia presente 24 ore su 24 presso l’ospedale di Arezzo. Quest’ultimo leggendo immediatamente il tracciato è in grado di stabilire la destinazione giusta per quel paziente e di dare le prime istruzioni di cura al personale in ambulanza: ambulanza che si trasforma così in un 'ospedale itinerante' ".
Infine l'appello: "In caso di infarto o di arresto cardiaco, il tempo e gli strumenti sono il vero fattore discriminante fra la vita e la morte. Perciò di fronte ad un sintomo o ad un dubbio, va chiamato sempre e solo il 118 che ha tutti gli strumenti e le capacità per dare la risposta migliore”.