28, Marzo, 2024

Ampliamento discarica, seconda sessione dell’audizione generale: la parola ai sindaci ed ai cittadini

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Si è tenuta on line la seconda sessione dell’audizione generale dell’inchiesta pubblica sull’ampliamento della discarica di Podere Rota

Ha preso il via nel pomeriggio la seconda sessione dell'audizione generale dell'inchiesta pubblica sull'ampliamento della discarica di Podere Rota richiesto da Csai. I primi a prendere la parola sono stati i sindaci.

Silvia Chiassai Martini, in qualità di Sindaco di Montevarchi e di Presidente della Provincia di Arezzo, ha ricordato l'atto da lei presentato in ATO nel 2019, accolto con i consensi del 70% dei sindaci, con il quale veniva chiesta la cessazione della discarica di Podere Rota e lo stop al conferimento dei rifiuti dall'area fiorentina. "Ribadisco il 'no' al potenziamento della discarica: andrebbe contro i piani regionali, provinciali ed i sindaci. A cosa servono allora tutte le direttive se vengono poi disattese? La richiesta dell'ampliamento non è funzionale al nostro territorio e continuerebbe a causare danni all'ambiente. Mi auguro che la Regione abbia il coraggio di far rispettare tutte queste dirtettive".

Il sindaco di Loro Ciuffenna e la vicesindaco, Moreno Botti e Nicoletta Cellai, hanno parlato di un conferimento in discarica ormai obsoleto. Botti ha ricordato la costituzione nel 2019 del Distretto rurale del Valdarno che mal si concilia con la presenza di una discarica. E poi: "Dico no all'ampliamento: quando c'è una scadenza non c'è proroga". Nicoletta Cellai ha sottolineato: "Il Valdarno rivendica un futuro migliore. La discarica svilisce il territorio e ferisce aziende e ambiente".

Anche Nicola Benini, sindaco di Bucine, ha incentrato le sue osservazioni sull'aspetto ambientale e turistico. Da una parte il Distretto rurale, "l’obiettivo è quello di una sempre miglior qualità della vita per tutto il Valdarno", dall'altra l’ambito turistico "del quale il comune di Bucine è anche capofila, ovviamente la qualità del paesaggio, oltre ai prodotti e la storia e la cultura del territorio, sono fondamentali. Se si pensa che la discarica è ai piedi delle Balze, che è l’elemento paesaggistico più importante di tutto il Valdarno, ci si può immaginare quale danno arrechi a tutto il Valdarno sotto il punto di vista paesaggistico e quindi turistico".

Poi l'aspetto sanitario: "il progetto presentato nota una mancanza di un’approfondita indagine specifica sulla correlazione tra la discarica, le sue emissioni e il territorio circostante. Fondamentale fare degli studi epidemiologici approfonditi. Il progetto è davvero carente di uno studio che evidenzi in maniera puntuale la correlazione tra il territorio e la presenza della discarica – per un periodo che ora va intorno ai 30 anni (quindi col tempo le conseguenze si accentuano). Chiediamo che vengano valutati e approfonditi tutti questi dati e aspetti in relazione a eventuali patologie cancerogene o delle vie respiratorie senza tornare sul discorso delle questioni odorigene. Chiediamo quindi uno studio per quanto riguarda gli aspetti sanitari che non si possono assolutamente sottovalutare".

Preciso e dettagliato l'intervento del sindaco di San Giovanni Valentina Vadi e di Debora Romei, responsabile dell’ufficio ambiente del Comune. E' stata proprio Valentina Vadi a chiedere l'inchiesta pubblica sull'ampliamento di Podere Rota. "Il Comune di San Giovanni interviene nell’inchiesta pubblica quale ente esponenziale degli interessi diffusi dei cittadini insediati nel proprio territorio. Questa posizione implica una legittimazione particolarmente qualificata che impone di ponderare con la massima attenzione le osservazioni dell’amministrazione comunale che io rappresento. È infatti pacifico che qualora un impianto di trattamento di rifiuti ricada in altro vicino comune – e qui cito un pronunciamento dell’archivio di Stato del 2019 – 'non può negare che esso arrechi o sia strettamente in grado di arrecare disagi e danni non solo agli appartenenti del comune di ubicazione, ma anche ai cittadini dei comuni limitrofi. Deve essere pertanto riconosciuta la legittimazione e l’interesse ad agire anche al comune limitrofo quale e ente esponenziale della collettività […]. Il mio intervento si pone a tutela degli interessi del territorio di cui sono Sindaco pro tempore e in questa ottica rilevo che il progetto di ampliamento della discarica di Podere Rota, presenta aspetti di forte criticità. Aspetti di forte criticità che hanno anche una profonda valenza politica"

"Questione ambientale – in quanto contenuto nel rapporto di ARPAT del 24 settembre 2020 – sullo stato di potenziale contaminazione delle acque sotterranee della discarica e sul peggioramento dello stato qualitativo delle medesime e relativo a tutte e tre le circolazioni presenti (profonda, intermedia, superficiale) nel nuovo progetto di ampliamento, Casa Rota non avrà più una funzione pubblica, quindi, una discarica nata con investimenti pubblici e finalizzata allo smaltimento di rifiuti urbani e quindi realizzata per svolgere un servizio pubblico, cambia la propria natura, diventando sito di esclusivo conferimento per rifiuti speciali non pericolosi, ossia rifiuti di natura privata".

"Variante urbanistica richiesta per realizzare l’ampliamento ; a cui si aggiunge una forte incoerenza di questa proposta progettuale rispetto al piano regionale di rifiuti e bonifica dei siti inquinati 2014/2020. Allo stato attuale, l’unico documento di programmazione del ciclo dei rifiuti della Regione Toscana. Il progetto di ampliamento non presenta uno studio completo ed approfondito rispetto all’impatto sanitario e alle ricadute sulla salute dei cittadini, perché prende a riferimento i dati dell’intera provincia di Arezzo comparandoli ocn quelli regionali. Il 19 ottobre 2020, CSAI ha presentato alla Regione Toscana un progetto di ampliamento della discarica di Podere Rota, situata nel Comune di Terranuova Bracciolini ma collocato sul confine del comune di San Giovanni Valdarno, inaccettabile per la città che io rappresento . Si tratta di un impianto aperto da 30 anni, tempo che evidenzia bene quanto questo territorio abbia già fatto in termini di spartimento di rifiuti; nell’ambito di smaltimeno di rifiuti urbani della Regione Toscana".

"Oggi, invece di dare seguito all’accorod del 2011 di chiudere l’impoianto al 2021, ovvero al completamento dei volumi esistenti , si mett in campo un progetto da diversi milioni di euro che prevede una allargamento dei volumi pari a 800.000 metri cubi, nella direzione vicinissima in linea d’aria, dell’abitato di San Giovanni valdarno. Soluzione che porterebbe all’intensificazione del flusso dei rifiuti provenienti da tutta la regione, accrescere e prolungare i numerosi disagi per la cittadinanza sangiovannese. Durante la presentazione generale del progetto da parte di CSAI e durante la precedente sessione dell’audizione generale, l’ingegnere Luca Zipoli (cha ha illustrato gli aspetti gestionali dell’impianto) ha tenuto a precisare che il conferito anni di 150.000 metri cubi, previsto dal 2022 al 2027 che la discarica subirà; determinerà soltanto 46 passaggi di mezzi al giorno: 36 transiti di entrata uscita per gli speciali non pericolosi e 10 passaggi sempre entrata uscita dei mezzi che smaltiscono. È singolare come chi parli, non abbia il senso del peso enorme che hanno le parole e l’espressione che utilizza minimizzando e considerando del tutto normale e più che accettabile dai cittadini un disagio diventato insostenibile per chi vive nelle vicinanze della discarica".

"Un progetto a cui il Comune di San Giovanni Valdarno ha risposto subito con assoluta contrarietà: non si può pensare che siamo sempre gli stessi territori e gli stessi cittadini per decenni a subire l’impatto dovuto alla presenza dell’impianto di smaltimento di rifiuti. Se esiste una democrazia nella distribuzinone del disagio e dell’impatto ambientale, è arrivato sicuramente il momento in cui la Regione Toscana senta il dovere di trovare altri luoghi per destinare questa funzione e consenta al valdarno di autodeterminare il proprio sviluppo futuro in termini di sostenibilità ambiental, sociale ed economica. La discarica di Podere Rota, nata alla fine degli anni 80 quando il sistema di seppellimento di rifiuti era l’unica metodologia conosciuta e utilizzata, è diventata col passare degli anni un sito che serve non soltanto alla provincia di Arezzo ma un sito interambito con una quantità di rifiuti elevata, proveniente ogni giorno dalla zona forentina. Dal 2011 si garantisce anche lo smaltimento dei rifiuti dall’area fiorentina in attesa della costruzione (non avvenuta) dell’inceneritore Case Passerini".

"La chiusura di questo sito è richiesta da tempo dal Comune di San Giovanni Valdarno e non sono il primo sindaco ad esprimere con forza e fermezza questa posizione. Si chiede che vengano rispettati gli accordi del 2013 che avevano posto al 2021 la data di chiusura della discarica. Nel 2017 a San Giovanni ci fu un’importante manifestazione promossa dal comitato Vittime di Podere Rota, corteo al quale parteciparono anche i sindaci in veste istituzionale, per chiedere a gran voce la chiusura. Negli ultimi anni sono stati approvati all’unanimità atti di indirizzo in cui si chiede la chiusura della discarica al 2021 (come stabilito negli accordi). Vorremmo capire le ragioni per le quali, dopo tanto tempo, si continua a battere la stessa strada considerando che la normativa europea, la legislazione italiana e anche il piano regionale dei rifiuti e bonifica dei siti inquinanti 2014/2020 della regione toscana, chiaramente vietino l’apertura di nuove discariche".

"A questo proposito si legge nel piano regionale dei rifiuti 'Lo smaltimento a discarica, sia dei rifiuti urbani che di quelli industriali deve essere gradualmente ricondotto allo smaltimento dei residui […]. La regione toscana promuove, quindi la razionalizzazione dell’assetto impiantistico anche attraverso la sostanziale diminuizione del numero di discariche in modo da garantire al 2020 la presenza degli impianti essenziali a coprire il fabbisogno complessivo stimato per il territorio. Rispetto alle discariche presenti nel 2020 non si prevede la realizzazione di nuove discariche. Saranno inoltre chiuse le discariche che andranno gradualmente a esaurire la propria vita residua. Se le discariche devono diventare residuali fino a scompariee nella nostra regione allora questa residualità e lenta scomparsa deve riguardare sia le discariche per i rifiuti urbani sia quelle per i rifiuti speciali. Si prefigura in questi termini una incoerenza evidente per progetto di ampliamento".

 

"Il 24 settembre 2020 ARPAT ha individuato un peggioramento significativo nella condizione delle acque sotterranee nel terreno in cui sorge la discarica. E dichiara che è necessario che CSAI proceda alla notifica di potenziale contaminazione. Nel caso che il gestore non proceda utonomamente, sarà cura di questo dipartimento dare corso all’attivazione del procedimento previsto. Ho depositato in data 19 febbraio 2021 a mia firma, un’istanza di sospensione del Faur, indirizzata alla regione toscana. Di questa istanza, ancora non ho avuto risposta. Non ci sono le condizioni per proseguire nell’autorizzazione all’ampliamento ma è necessario sospenderlo per procedere ad approfondire la questione. Nella precedente sessione dell’audizione, ho ascoltato la spiegazione di parte che ha fornito CSAI: sottolineano che la zona in cui sorge la discarica è stata ampiamente investigata e che negli ultimi 15 anni si sono aggiunte indagini integrative. Da quanto ho capito dalle parole dell’ingegnere, il terreno avrebbe come condizione naturale quelle concentrazioni, indicate da ARPAT e per le quali ARPAT ha proceduto a notifica".

"La stessa posizione di estrema contrarietà all’ampliamento è condivisa da tutti i comuni del Valdarno, tranne Terranuova. Tutti hanno presentato osservazioni al progetto di ampliamento. Abbiamo inviato una lettera alle associazioni di categoria e molti dei contenuti di questa lettera sono già stati presentati dall’assessore Nicoletta Cellai. Sono state numerose, le associazioni che hanno risposto al nostro appello, alcune delle quali hanno depositato le proprie osservazioni e sono parte di questo dibattito pubblico. Di fronte a chi afferma che noi amministratori locali, sappiamo soltanto dire di no all’ampliamento ma non sappiamo dire dove manderemo i nostri rifiuti, i rifuti prodotti dai nostri cittadini, rispondo dicendo che il progetto di CSAI chiede l’ampliamento per una discarica di rifiuti speciali non pericolosi; non per i rifiuti urbani e che tuttavia ATO Sud ha gia pianificato dove saranno allocati i rifiuti urbani del Valdarno dal 2025. Nell’inceneritore potenziato di San Zeno dove confluiranno gli urbani di tutta la provincia. Nella fase transitoria è ATO Sud che individuerà una soluzione anche del flusso dei nostri rifiuti come noi per anni siamo stati una soluzione per i rifiuti proveniente da altri territori. Quindi non esiste un problema relativo al conferimento dei rifiuti urbani del Valdarno, così come non esiste un problema di aumento vertiginoso della Tari per i cittadini , una volta chiusa la discarica".

Enzo Cacioli, sindaco di Castelfranco Piandiscò: "Il progetto di ampliamento denuncia da se stesso che non si vuole chiudere mai, neanche nel 2027, Podere Rota. I rifiuti da conferire saranno rifiuti di altri territori per i quali per tanti anni non si è provveduto a trovare altre collocazioni. Subiamo disagi dagli anni 80. Il disagio non è solo del comune che ospita la discarica ma è anche distribuito tra gli altri Comuni anche nel nostro Comune i cattivi odori aumentano come anche i rischi per la salute e la sicurezza. Meglio maggiori costi suddivisi tra tutta la popolazione che maggiori danni alle persone ed all’ambiente. Sicuramente non è progettato per il benessere dei cittadini. Riteniamo inderogabile una forte riduzione dei tempi e dei flussi; altrimenti il piano non è credibile neanche politicamente. Altro aspetto è quello paesaggistico, Le Balze in particolar modo significative paesaggisticamente e quindi turisticamente".

Gianpiero Fiorilli, del Comitato Vittime di Podere Rota ha parlato di "sopruso misto pubblico privato che trincerandosi dietro al tema rifiuti vuole continuare a fare business. Abbiamo attivati enti di controllo, promossi azioni legali. Ci conforta che questa battaglia è diventata una battaglia di quasi 80.000 persone. Basta con la discarica e basta sotterrare i rifiuti. Considerato che nella relazione di impatto ambientale presentata da CSAI il progetto viene considerato come ampliamento dell’esistenteci domandiamo se una compagine a maggioranza pubblica possa, per operazioni di libero mercato, scavalcare gli enti preposti per la gestione di rifiuti e gli impegni politici assunti col territorio. Ci lascia basiti quanto emerso dalle risposte di alcuni enti regionali, in particolare il settore bonifiche e autorizzazioni dei rifiuti; interpellati dal responsabile del procedimento il 21/12/2020 per dare un parere su eventuali motivi ostativi. Hanno riportato testuali parole sulle acque sotterranee “si rileva lo stato qualitativo delle acque sotterranee come già messo in evidenza anche nel 2017 – si caratterizza per la presenza di elevati valori di ammoniaca, cloruri, nitriti a tutti i livelli acquiferi – con concentrazioni che subiscono forti oscillazioni nel tempo. La presenza di tali composti pare tuttavia essere una condizione naturale della acque sotterranee della zona”.

Fauto Tenti, Forum Ambientalista: "La discarica ha dato un grande contributo alle emergenze di molti territori. Siamo la seconda discarica, come metri cubi autorizzati in tutta Italia, attualmente operativa. Nello studio di impatto ambientale, a un certo punto si parla di richiesta da parte della CSAI di andare in deroga per una serie di parametri piuttosto preoccupanti di inquinamento, per tutti i codici di rifiuti di ingresso. La categoria dei rifiuti speciali si divide in due macro categorie: pericolosi e non pericolosi. La linea di demarcazione tra gli uni e gli altri è molto labile, sono rifiuti detti borderline. Se un rifiuto speciale non pericoloso supera in valore il limite diventa rifiuto speciale pericoloso. L’operazione di controllo di questi limiti è molto complessa, ma anche importante".

Tenti ha continuato: "Gestione della qualità dell’aria – un progetto che abbia impatti sul territorio, l’ambienta e la salute dei cittadini che abitano il territorio, non può essere portato avanti e autorizzato se non mantiene la qualità dell’aria ambiente, laddove questa fosse buona, o se non la migliora negli altri casi. Questo significa che questo progetto dovrebbe inequivocabilmente dimostrare che questo ampliamento non peggiora la qualità dell’aria rispetto ad adesso (per essere valido). Concludo con un appello a tutti i sindaci del Valdarno – è ora di finirla col dividi et impera e far scatenare la guerra tra poveri. Il raddoppio dell’inceneritore di San Zeno non c’entra nulla col progetto di ampliamento della discarica; anzi, il raddoppio del termovalorizzatore di San Zeno è funzionale a questo ampliamento della discarica. Se a San Zeno si raddoppia la capacità di incenerimento, si raddoppia anche la quantità di scorie che vengono portate da discariche quali quella di cui è stato richiesto l’ampliamento".

Sono seguiti poi gli interventi di Enrico Valentini, Legambiente, che ha puntato l'attenzione su percolato, biogas, acque sotterranee e rischio geologico, di Maurizio Martellini e Marta Donati, associazione per la Valdambra-Associaziona Sprondoro- AssociazioneI'Bercio, che hanno rimarcato "Gli aspetti decisionali su un intervento che interessa più territori e un'intera vallata non possono essere relegati soltanto ad organi tecnici ma devono riguardare la politica del territorio. Il Comune di Terranuova ha evidenti conflitti d'interesse e non dovrebbe decidere singolarmente siull'ampliamento. L'Amministrazione comunale avrebbe dovuto prendere parte all'inchiesta pubblica per spiegare le proprie ragioni". 

Ha preso, poi, la parola Tommaso Pierazzi, consigliere comunale a San Giovanni del Movimento 5 Stelle ha chiamato in causa la politica. "La politica, Regione e Probincia, ha permesso la presenza della discarica e soltanto la politica può mettere fine a questo scempio. L'impianto di Podere Rota ha fatto dei rifiuti indifferenziati la sua sopravvivenza". Pierazzi ha poi parlato di economia circolare, di inquinamento dell'aria, del sottosuolo e del paesaggio, di cattivi odori e della realazione di Arpat. Ha tracciato la storia di Podere Rota e sottolineato che nel 1988, anno della sua nascita, ospitava 1milione emezzo di metri cubi di rifiuti oggi sono oltre 5 milioni. "E' il momento di mettere fine a questo scempio perpetrato per oltre 30 anni ai danni dei cittadini. E la responsabilità è politica".

Ha messo in evidenza l'impatto sul territorio ed i rischi per il Valdarno Luca Giorgetti, e sono poi intervenuti i due consiglieri comunali della maggioranza a San Giovanni, Roberta Girolami e Massimo Tanzi.

Mario Ghezzi, consigliere comunale della Lista centrodestra per Terranuova, ha incentrato il suo interventi sugli aspetti sanitari. "E'necessaria un'0indagine sulla qualità dell'aria, sul suolo, sulle acque sotterranee e sul rischio sanitario secondo le linee Ispra; necessario anche uno studio epidemiologico, sul traffico e sugli animali pericolosi per gli uomini". Marco Morbidelli, capogruppo consiliare della Lista Castelfranco Piandiscò, ha incentrato l'intervento sull'impatto della discarica in un territorio impreziosito da un paesaggio particolare, "Sorge a 900 m etri dalle Balze", e sui mancati introiti per il disagio ambientale al Comune di Castelfranco Piandiscò. Poi ha rivolto un appello al Presidente della Regione Eugenio Giani: "A Giani compete il compito di salvare le terre del Valdarno. Noi chiediamo, insieme alle istituzioni, alle associazioni e ai cittadini, la chiusura della discarica. Se questo non avvenisse chiediamo i danni ambientali". 

Infine duro è stato l'intervento di David Corsi, ex assessore all'ambiente del Comune di San Giovanni. "Provo sdegno per la proposta di Csai e per l'ente pubblico di Terranuiova. E' l'ennesima sconfitta per i territori circostanti. Il disagio è di tutti, l'interesse economcio di pochi. La vera sconfitta riguarda la Regiione che ha accettato la richiesta di ampliamento e che non l'ha rimandata al mittente. Giani, Ceccarelli, De Robertis, peccato non abbiano partecipato all'inchiesta, eppure in Valdarno hanno preso molti voti. Dovrebbero farsi un esame di coscienza. L'ultimo comunicato di Csai è stata una vera mancanza di rispetto verso i sindaci ed i cittadini. Non dimentichiamo che le opere realizzate, come la nuova viabilità, sono state fatte con i soldi delle nostre bollette".

La terza sessione dell'audizione generale si terrà venerdì prossimo 26b marzo dalle 19.00 alle 21.00.

 

Ha collaborato Martina Giardi

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