Successo di pubblico nelle prime due settimane, per la mostra allestita nelle sale del Palazzo del Podestà di Montevarchi fino al 27 settembre. È la prima volta che vengono esposte così tante opere dell’artista, con l’obiettivo di rivalutare Gardeschi, maestro, pittore e scultore nativo di Montevarchi
È aperta dal 5 settembre scorso, al Palazzo del Podestà, la mostra con cui si rende omaggio a uno degli artisti montevarchini più importanti ma forse meno celebrati, Remo Gardeschi, del quale ricorrono i 100 anni dalla nascita. Per l’occasione la sua famiglia, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, ha deciso di organizzare una esposizione che comprende le sculture e le pitture più importanti realizzate dall’artista nel corso della sua vita.
La mostra “Remo Gardeschi (1920-1994). Pitture e sculture”, patrocinata dal Comune di Montevarchi e dalla Provincia di Arezzo, resterà aperta fino al 27 settembre (aperta il venerdì ore 16-19, il sabato e la domenica ore 10-13 e 16-19).
La mostra, a cura di Lorenzo Bigi e Federica Marrubini, si articola nei diversi piani dell’edificio, mettendo a confronto pitture e sculture secondo un criterio tematico e stilistico. Per l’occasione è stato prodotto un catalogo, edito da Aska Edizioni, che si configura come un catalogo ragionato dell’opera, nel quale è stata affrontata separatamente l’arte pittorica e l’arte plastica.
L’esposizione nasce dall’intento di celebrare Remo Gardeschi in occasione del centenario dalla sua nascita e dalla volontà di far conoscere e interessare la cittadinanza, ma anche la critica d’arte italiana, alla sua vasta produzione.
Nato a Caposelvi, Remo Gardeschi fu maestro di scuola elementare, pittore e scultore. La sua attività artistica è costellata da vari monumenti commemorativi per i comuni di Montevarchi, San Giovanni, Arezzo e in parallelo è costituita da una cospicua produzione privata rivolta alle tematiche degli affetti familiari, a temi sociali e politici, ma si affaccia anche ai temi del paesaggio, del ritratto, oltre a quello religioso. Il periodo 1960-70 è quello più intenso: si susseguono mostre personali e collettive, nascono numerosi lavori su commissione da parte di enti pubblici e da privati. Alla metà degli anni Sessanta si registra nelle sue esecuzioni la tendenza alla semplificazione con influenza astratta.
Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, dopo un periodo di interruzione, Remo riprende a lavorare ma la sua creatività muta, si evidenzia infatti un cambiamento che è anche una cesura dalla sua produzione tradizionale. Nel frattempo costituisce insieme ad altri artisti il “Gruppo 85”. In suo ricordo fu istituito un premio, si tenne una mostra e da questo momento nasce anche un’associazione.