Da aprile ad oggi, all’Istituto De Angeli di Reggello, è cambiato tutto per non cambiare, sostanzialmente, nulla. Tanto che i sindacati e i lavoratori, ancora in vertenza, hanno proclamato un’altra giornata di sciopero con presidio davanti ai cancelli, per mostrare tutta la preoccupazione e la perplessità per un comportamento aziendale che, a detta dei sindacati, è “francamente disarmante e incomprensibile”.
Dopo lo sciopero dello scorso aprile, qualcosa si era mosso: al tavolo convocato in Regione, infatti, l’azienda si era presentata promettendo un piano industriale e specificando quale sarebbe stata la programmazione del lavoro. “Solo che il piano industriale – spiega Massimo Bollini della Filctem Cgil – non si è visto, nel contempo è stato cambiato nuovamente tutto, sia in termini di volumi produttivi, che vediamo diminuire di altri 2 milioni, arrivando a 67 milioni; sia sull’organizzazione del lavoro, cambiato per ben tre volte in quaranta giorni, abbandonando il ciclo continuo per i turni 3×5, illogico, improduttivo e non utile a questo stabilimento”.
Una dirigenza aziendale che cambia idea nel giro di settimane, senza una prospettiva chiara: è questo che preoccupa i sindacati, che tra l’altro fanno notare come uno stabilimento del genere, che dà lavoro a trecento persone, non sarà sostenibile con volumi produttivi così bassi come quelli che si configurano oggi. “Non vorremmo che la strategia sia quella di portarlo ad essere improduttivo, con gli scenari più nefasti”, aggiunge Bollini.
“I lavoratori e le lavoratrici sono oggettivamente stanchi – aggiunge Mirko Zaccheo, della Femca Cisl – anche perché l’azienda, oltre a cambiare strategia continuamente, non dà alcuna chiarezza sul piano industriale e ogni giorno continua a perdere continuamente volumi. È una situazione davvero critica e non sostenibile”.
“Sta cambiando sicuramente il clima dentro l’azienda, tra i lavoratori – commenta Claudio Di Caro, della Uiltec Uil – un clima appesantito dalla situazione attuale: dopo il tavolo in Regione, che avevamo chiuso con una parvenza di positività, a tutt’oggi l’azienda non solo non ha presentato il piano industriale, ma ha cambiato la turnazione e abbandonato il ciclo continuo, il che significa in sostanza una riduzione del ciclo produttivo e quindi dei costi, e in tutto questo, dopo aver mandato via 40 persone, ora ci annunciano che ne assumono 8: una linea assolutamente incomprensibile”.