Un punto di primo soccorso, invece della riapertura del pronto soccorso al Serristori, è “inutile e pericoloso”: sono parole dei Cobas P.I. della Asl Toscana Centro, che dunque tornano ancora una volta sulla situazione dell’ospedale figlinese con l’obiettivo di sollecitare una diversa soluzione. “I servizi e le prestazioni sanitarie del presidio ospedaliero Serristori e l’intera assistenza territoriale, a due anni dalla comparsa della pandemia COVID-19, per specifica volontà dell’Azienda USL Toscana Centro, della Regione Toscana e dei Sindaci del Valdarno fiorentino sono privi di adeguate strutture e investimenti che ne garantiscono la piena funzionalità più volte promessa”, è l’accusa dei Cobas.
I rappresentanti sindacali sottolineano infatti che “Non c’è stata, come da noi richiesto a Giani, Bezzini e ai Sindaci, nessuna revoca della Delibera della Giunta Regionale Toscana n.886 del 13.07.2020 nella parte in cui utilizza in modo strumentale il DM 70/2015, per la programmazione della rete ospedaliera in conformità agli standard da esso previsti, al fine di far ripartire in piena attività il presidio ospedaliero Serristori, con il tanto atteso Pronto Soccorso H24 in un ambito territoriale come il Valdarno Fiorentino che si estende su oltre 273 kmq e con una popolazione che si aggira su oltre 50mila abitanti che presenta diffusi bisogni sociosanitari. Non c’è stato alcun coinvolgimento democratico e partecipato del sindacato, delle associazioni e dei cittadini sul rilancio della sanità valdarnese, come da noi richiesto a Mugnai, Giunti e Lorenzini, né tanto meno sul modo di investire le future risorse economiche del PNRR e sulla riqualificazione del presidio ospedaliero Serristori e delle attività territoriali e distrettuali, anzi: a fronte del clamoroso buco di bilancio in sanità della Regione Toscana, il Serristori viene sacrificato, in un silenzio abissale, per contribuire al risanamento del clamoroso default. Tutto il contrario di quanto promesso”.
“A tutt’oggi – accusano ancora i Cobas – rimane, per i lavoratori e i pazienti, pericoloso e socialmente inaccettabile, oltre che inattuabile per la natura del nostro territorio, l’espediente dell’ultimo minuto di un punto di primo soccorso che sostituirebbe un vero PS H24, poiché questo punta all’utilizzo improprio del 118 e del personale che non può essere distolto dalla sua funzione principale dell’emergenza territoriale, aggravato anche dal fatto che è assente al momento, come già avevamo denunciato, la presenza del medico di continuità assistenziale notturna e festiva”.
I rappresentanti sindacali aggiungono che “Nella zona fiorentina del Valdarno sono presenti solo 4 punti di emergenza territoriale (Pet)…un’Automedica che staziona presso l’ospedale Serristori con operatività H24, un’Ambulanza infermieristica presente solo nelle 12 ore diurne in maniera alternata tra Incisa (CRI) e Rignano (CRI), un’Ambulanza con solo volontario della Misericordia di Figline e un’Ambulanza con solo volontario della Croce Azzurra di Reggello che svolgono servizio H24. Questo vuol dire che di notte sono presenti solo l’automedica e le due ambulanze con volontari, ergo durante le ore notturne in tutto il Valdarno Fiorentino c’è una sola ambulanza con professionisti sanitari… roba da matti”.
Secondo i Cobas, gli amministratori “sanno bene che l’eventuale apertura di un Punto di primo soccorso costringerebbe l’unico medico del 118 a garantire contestualmente la presenza per chi arriva al Punto di Primo Soccorso ed in contemporanea presenziare alle chiamate in emergenza territoriale sull’automedica H24: una vera e propria follia e un insulto dal punto di vista sanitario all’intera popolazione del Valdarno fiorentino. Un Punto di Primo Soccorso ha una sua specificità e un suo perché esclusivamente in zone remote e con scarsa densità abitativa, non in un territorio che conta quasi 50.000 abitanti! Il pastrocchio gestionale sanitario di un Punto di Primo Soccorso è per noi COBAS una risposta non adeguata in quanto non è in grado per le sue caratteristiche di trattare codici di media/alta criticità, slegato come sarebbe dalla diagnostica radiologica e di laboratorio”.
La richiesta al presidente della Regione Giani, all’assessore regionale Bezzini, ai vertici Asl con Morello, e ai sindaci Mugnai, Giunti e Lorenzini oltre che ai consiglieri regionali è di chiarire “cosa accadrebbe quando l’unico medico presente (quello del 118) dovesse uscire per un servizio di emergenza territoriale: chi in questa situazione avrebbe in carico l’eventuale paziente al Punto di Primo Soccorso? Chi lo guarda? Chi lo cura? La possibilità di commettere errori gravi, anche non voluti, è altissima e si mette a rischio la salute dei cittadini”, concludono i rappresentanti dei Cobas.